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Sabato, 27 Aprile 2024
Ancora rifiuti

Così l'Italia ha salvato i fast-food e l'industria degli imballaggi monouso

Salta la stretta sugli imballaggi con gli eurodeputati italiani che sono stati determinanti per annacquare il regolamento sul riuso proposto dalla Commissione europea che puntava a ridurre i rifiuti. Una vittoria delle lobby della plastica

Italia protagonista in negativo nella lotta ai rifiuti da imballaggio. Europarlamentari e lobby hanno unito gli sforzi, riuscendo a stroncare il regolamento proposto dalla Commissione europea che puntava a ridurre i rifiuti da packaging, puntando su riutilizzo, deposito cauzionale e un processo di riciclo che prevedesse una maggiore responsabilità da parte delle imprese produttrici di questi contenitori. Dopo aver assestato pochi minuti prima un grave colpo al regolamento sulla riduzione dei pesticidi, rigettato in toto dalla Plenaria, gli obiettivi sul riuso sono stati emendati a tal punto da risultare quasi inesistenti, mentre la lista degli imballaggi monouso da eliminare in quanto reputati inutili è stata ridotta ai minimi termini. Restano in piedi gli obiettivi generali di riduzione dei rifiuti, ma senza gli strumenti necessari per ottenerli. Tra le poche note positive, gli eurodeputati hanno escluso dagli imballaggi l'utilizzo dei Pfas, le cosiddette "sostanze chimiche per sempre", e del Bisfenolo A, che risultano tra i principali inquinanti. La commissione Ambiente (Envi), responsabile di questo dossier, aveva già annacquato la proposta in ottobre, ma la Plenaria a Strasburgo ha assestato il colpo di grazia alle mire per arginare la crisi dei rifiuti di imballaggio. Cantano vittoria McDonald's, le catene dei fast-food e i giganti del take-away che basano l'offerta della ristorazione su contenitori monouso. Pur sostituendo la plastica classica con quella biodegradabile o con la carta, pur sempre unita ad altri materiali, il problema rimane lo stesso: produciamo troppi rifiuti inutili. L'Unione europea ha perso una grande occasione per cambiare rotta e abbandonare gli 84 milioni di tonnellate di rifiuti da packaging accumulati solo nel 2021. La pressione dello Stivale, da destra a sinistra, è stata decisiva in questo senso.

Obiettivi sacrificati

A Strasburgo la relazione legislativa sul regolamento in materia di imballaggi è passata con 426 voti a favore, 125 contrari e 74 astensioni. Il testo, riempito di emendamenti, eccezioni e deroghe, costituisce il mandato per i negoziati con i governi dell'Ue. Gli eurodeputati hanno proposto obiettivi generali di riduzione dei rifiuti derivanti dagli imballaggi pari al 5% entro il 2030, il 10% per il 2035 e il 15% entro il 2040. Obiettivi specifici più elevati riguardano la plastica (10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040). Considerato che ogni europeo produce in media 188 kg di rifiuti da imballaggio l'anno, si tratta di aspirazioni poco incisive. Potremo dire addio a confezioni monouso di sapone, ai sovra-imballaggi come quelli per i tubetti di dentifricio e ai cellofan sulle valigie in aeroporto. Il settore "intoccabile" è risultato quello del cibo, proprio quello da cui deriva gran parte dei rifiuti di questo tipo, a causa del moltiplicarsi in questi anni di vaschette, bustine, sacchi, pellicole. Gli eurodeputati hanno salvato ad esempio la IV gamma, che include insalate e altri prodotti dell'ortofrutta come basilico o prezzemolo, che potranno continuare ad essere inseriti in buste e altri contenitori monouso. Ritenuto indispensabile per ragioni di marketing, questo packaging figura tra i principali inquinanti.

Riutilizzo in un angolo

La debacle totale riguarda il riutilizzo, considerato dagli esperti l'unico modo davvero efficace per ridurre i rifiuti. Questa è la parte a cui più si sono opposti gli eurodeputati italiani, sostenuti dal governo guidato da Giorgia Meloni. Alcuni obiettivi di riutilizzo (ad esempio per le bevande) sono stati mantenuti, ma abbassati e accompagnati da ampie deroghe. In pratica risultano inefficaci e inviano un segnale negativo al settore del riutilizzo, che dovrebbe essere la base per la nascente economia circolare. Come fa notare nella sua analisi l'organizzazione Zero Waste Europe, l'allegato V, che forniva un elenco di formati di imballaggio non necessari e da evitare, è stato riempito di deroghe "proposte dalla Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (Itre) e da una delegazione di eurodeputati italiani". Dalla lista sono stati eliminati piatti e tazze usa e getta dei ristoranti, imballaggi monouso per frutta e verdura, le salse e lo zucchero inseriti in bustine monouso. Sono state "salvate" dagli obiettivi di riutilizzo anche le bottiglie in vetro del vino.

Deroga salva-Italia

Mentre alcuni ministri dell'agricoltura europei si erano detti favorevoli al riuso ed alcuni Stati, come Austria e Germania, si sono già dati degli obiettivi in questo senso, l'Italia è il paese che più si è opposto a questo sistema, riuscendo a far adottare una "deroga tricolore", per impedire qualsivoglia meccanismo di riutilizzo. "Abbiamo inserito una deroga per tutti quei Paesi che, come l'Italia, negli ultimi anni hanno investito in un sistema di riciclo ad alta qualità, tra i più efficienti a livello europeo: chi raggiungerà l'85% di quota di riciclo degli imballaggi interessati sarà infatti esentato dall'obbligo di riuso", ha ricordato in una nota l'eurodeputato del Pd/Socialisti europei Paolo De castro, rivendicando il risultato come una vittoria. La Penisola al momento ha raggiunto con merito circa il 73% di riciclo, un dato che però include anche i rifiuti dell'edilizia e dell'industria, e che non tiene conto delle differenze tra vari materiali. La plastica ad esempio è ferma a poco meno del 45%. "Favorendo il riciclaggio rispetto al riutilizzo, le nuove deroghe agli articoli 22 e 26 mettono in discussione l'intero fondamento della legislazione europea sui rifiuti, vale a dire la gerarchia dei rifiuti", ha affermato in una nota Raphaëlle Catté, ricercatrice di Zero Waste Europe. "Il riciclaggio non fermerà il problema dei rifiuti, anche con sistemi robusti. È preoccupante che non solo i partiti di destra e di estrema destra, ma anche gli eurodeputati di ogni provenienza abbiano ceduto alle argomentazioni dei lobbisti", ha sottolineato l'esperta.

Lobby unite

Le attività di pressione, intense e piene di allarmismi, sono state portate avanti da varie lobby. In prima fila ci sono quella degli imballaggi (soprattutto plastica e carta), rappresentata da Europen, e quella dei fast-food, con McDonald's come capofila, che non saranno obbligati a cambiare modello per lavare e rimettere in circolo piatti, posate e bicchieri. Festeggia anche la lobby dell'agroalimentare, riunita sotto l'ombrello della Copa-Cogeca. In particolare si sono distinti in questo operato i membri italiani Confagricoltura e Coldiretti. Queste industrie e realtà, considerate "sprecone" da Ong e startup impegnate nell'economia circolare, hanno contribuito a sacrificare le ambizioni necessarie a prevenire i rifiuti, invocando esigenze di igiene e lotta agli sprechi alimentari. "Il risultato va oltre l'oltraggio: tutte le restrizioni significative sono state eliminate. Le pochissime rimaste aumenteranno di fatto gli imballaggi di carta, perché mirano solo a ridurre la plastica", ha fatto notare in un comunicato stampa Sergio Baffoni, della Rete Ambientale della Carta. "Questo significa un disastro per le foreste non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Solo per gli imballaggi abbiamo già abbattuto 3 miliardi di alberi. Grazie al Parlamento europeo, la grottesca domanda di imballaggi di carta continuerà a crescere. È assolutamente insostenibile", ha concluso Baffoni. Dopo che il Consiglio avrà adottato la sua posizione sul tema, il Parlamento potrà avviare i colloqui con i governi nazionali sulla forma finale della legge. I negoziati rischiano però di non arrivare a conclusione prima della fine della legislatura, con le elezioni europee del 9 giugno prossimo che incombono.

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