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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Nuove sanzioni Ue contro Minsk per la crisi dei migranti, Lukashenko: "Risponderemo con durezza"

Bruxelles accusa la Bielorussia di favorire i flussi come arma ibrida. Intanto Polonia, Lettonia e Lituana rafforzano i controlli ai confini

L'Unione europea ha deciso di imporre nuove sanzioni alla Bielorussia, come risposta alla crisi migratoria scatenata da Minsk ai confini orientali del blocco. Si intensifica ogni giorno di più la al confine tra Bielorussia e Bruxelles accusa il presidente Alexander Lukashenko di favorire i flussi alle frontiere di Polonia, Lettonia e Lituana. Ora il Consiglio Ue ha modificato le regole del regime sanzionatorio in modo da poter colpire più duramente l’ex-Paese sovietico.

Lukashenko è accusato di strumentalizzare “esseri umani a fini politici" e di utilizzare i migranti come armi, spingendoli sui confini esterni dell’Ue per condurre una “guerra ibrida” contro Bruxelles in risposta alle sanzioni imposte alla nazione dopo le ultime elezioni, considerate truccate dagli Stati europei.

La modifica del regolamento amplia i criteri che regolano l'inclusione nella lista delle persone fisiche e giuridiche sanzionate. “L'Ue potrà ora prendere di mira individui ed entità che organizzano o contribuiscono ad attività del regime di Lukashenko che facilitano l'attraversamento illegale delle frontiere esterne dell'Ue”, si legge in una nota del Consiglio.

Un totale di 166 individui e 15 entità sono ora nel mirino dell'Unione. Questi includono il presidente Lukashenko e suo figlio e consigliere per la sicurezza nazionale, Viktor Lukashenko, così come altre figure chiave della leadership politica e del governo, membri di alto livello del sistema giudiziario e diversi importanti attori economici. Le misure contro le persone designate includono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni. Tutte le persone sotto accusa sono accusate di essere coinvolte nelle repressioni seguite alle elezioni dell'estate 2020 oppure ritenute responsabili del dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius del 23 maggio 2021, sul quale viaggiava un oppositore del regime che è stato arrestato.

“La decisione di oggi riflette la determinazione dell'Unione europea di opporsi alla strumentalizzazione dei migranti a fini politici. Ci stiamo opponendo a questa pratica inumana e illegale. Allo stesso tempo, continuiamo a sottolineare l'inaccettabile repressione in corso da parte del regime contro la sua stessa popolazione in patria, e risponderemo di conseguenza”, ha detto Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Ue.

Lukashenko ha immediatamente reagito alla notizia confermando la sua intenzione di rispondere con durezza alle nuove sanzioni dell'Ue per la crisi dei migranti, osservando che il Paese non retrocederà dalle sue decisioni. Lo riporta l’agenzia di stampa russa Tass, citando l'agenzia Belta. "Ci spaventano con le sanzioni. Ok, vediamo. Pensano che scherzi, che abbia parlato e basta. Niente del genere. Ci difenderemo. Non arretreremo", avrebbe detto in una riunione con il gruppo di lavoro sulla finalizzazione del progetto di Costituzione del Paese.

Nel frattempo, Polonia, Lituania e Lettonia (i tre Stati più colpiti dalla crisi migratoria) stanno valutando l'ipotesi di chiedere alla Nato di tenere colloqui d'emergenza a proposito della situazione ai confini con la Bielorussia. Lo ha annunciato il premier polacco, Mateusz Morawiecki, in un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa Pap, precisando che la richiesta avverrebbe in virtù dell'articolo 4 del trattato dell'Alleanza atlantica, che consente a qualsiasi alleato di chiedere consultazioni se sente che la sua integrità territoriale, indipendenza politica e sicurezza siano minacciate. Si tratta di un passo che è stato adottato poche volte nella storia della Nato. In Europa invece diversi Stati membri stanno chiedendo la possibilità di costruire di muri finanziati con i fondi europei, ottenendo l’appoggio del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

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