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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Il governo tedesco critica Bruxelles: "Su migranti e crisi coronavirus fatto poco"

Insolita presa di posizione di Berlino nei confronti della Commissione europea e della sua presidente, Ursula von der Leyen, membro dell'esecutivo Merkel fino all'anno scorso. Sullo sfondo il braccio di ferro sulla Bce

Erano colleghi di governo fino all'anno scorso, oltre a essere membri dello stesso partito. Ma i legami politici e istituzionali non hanno impedito al ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer di rifilare un inusuale attacco a Ursula von der Leyen, l'ex ministra della Difesa di Angela Merkel che oggi siede alla presidenza della Commissione europea. Le critiche riguardano il modo in cui ha gestito finora la politica migratoria e la risposta alla crisi del coronavirus. Ma dietro di queste ci sarebbe un motivo di attrito più profondo, ossia le tensioni sulla sentenza della Corte costituzionale tedesca sul quantitative easing della Bce, il bazooka varato da Mario Draghi e rispolverato da Christine Lagarde, che è da sempre inviso ai falchi del rigore di Berlino. 

L'attacco di Seehofer arriva nel corso di un'intervista al settimanale "Der Spiegel": le "grandi speranze"  che nutriva nella Commissione Ue a guida von der Leyen sono andate "deluse", in particolare in materia di politica migratoria, dove, secondo il ministro, il nuovo esecutivo europeo non è riuscito a garantire un coordinamento tra Stati membri, lasciando alla Germania l'onere di trovare un minimo di raccordo: "Posso occuparmi dei salvataggi in mare e dei bambini nei campi profughi in Grecia. Posso lottare per una politica comune in materia di asilo", ma, sottolinea Seehofer, "questi sono compiti della Commissione europea".

Inoltre, scrive l'agenzia Nova, Seehofer ha osservato che, "quando si è trattato di un programma di investimenti europeo" per far fronte alla crisi del coronavirus, "l'iniziativa è arrivata dalla Germania e dalla Francia" e non dalla Commissione europea. Il riferimento è al fondo europeo da 500 miliardi di euro per la ricostruzione dell'Ue dopo la crisi, annunciato il 18 maggio scorso dalla cancelliera tedesca Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron. Seehofer ha criticato la Commissione europea anche perché avvierebbe "insolitamente spesso" procedure di infrazione contro gli Stati membri.

E qui si arriva forse al vero nodo delle diatriba: la minaccia di von der Leyen di aprire una procedura d'infrazione contro la 'sua' Germania qualora il governo di Berlino decidesse di ritirarsi dal programma di acquisto di titoli di Stato dei Paesi membri dell'Eurozona, il cosiddetto bazooka. Seehofer ha affermato di avere "una scarsa comprensione" delle basi su cui potrebbe scattare una procedura di questo tipo. L'eventuale ritiro di Berlino dipenderà dalla sentenza della Corte costituzionale federale, che potrebbe dichiarare il bazooka contrario alla legge fondamentale tedesca. 

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