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Venerdì, 26 Aprile 2024
Partita a destra

Pontida contro Lampedusa: perché l'intesa Salvini-Le Pen è un problema per Meloni

Il leader del Carroccio ha lanciato la sua campagna elettorale per le elezioni europee 2024. La sfida a distanza con la premier, sempre più vicina a von der Leyen

Mancano ancora nove mesi alle elezioni europee, che si terranno nel giugno 2024. Ma Matteo Salvini ha deciso di rompere gli indugi per primo e di lanciare una lunga campagna elettorale partendo da Pontida e con al fianco la sua principale alleata in Europa, Marine Le Pen. Se fino a qualche mese fa, in casa Lega, si respirava un certo attendismo, adesso l'indirizzo è chiaro: attaccare Bruxelles e la maggioranza che governa l'Ue, a partire dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Per dimostrare agli elettori qual è la vera destra di lotta. E recuperare i consensi perduti per strada in questi anni. Un'impostazione che ha già innervosito Forza Italia, che della maggioranza Ursula è parte integrante, e che potrebbe creare non pochi problemi a Giorgia Meloni, sempre più vicina alla leader tedesca, come si è visto prima in Tunisia e poi a Lampedusa

La crisi dopo il trionfo del 2019

Sono passati più di 4 anni dall'ultima tornata elettorale europea, ma sembra passata un'eternità per Salvini: nel 2019, le urne decretarono il trionfo della Lega, che incassò un voto su tre, portò una pattuglia di 28 deputati al Parlamento Ue, e diventò per la prima volta azionista di maggioranza del gruppo Identità e democrazia (Id), considerato la casa dei sovranisti europei. Per Meloni, invece, le cose andarono così così: poco più del 6% di preferenze, e 5 eurodeputati in tutto, confluiti nel'Ecr, il gruppo dei conservatori europei guidato dai polacchi del Pis. 

Da allora, Meloni è riuscita a far crescere la sua squadra, anche con innesti dalla stessa Lega, da Forza Italia e dal M5s, portando la pattuglia a 9 eurodeputati. Se gli attuali sondaggi, poi, dovessero venire confermati il prossimo giugno la delegazione di Fdi potrebbe triplicare. Al contrario, Salvini ha perso per strada alcuni parlamentari, e ha dovuto fronteggiare, più di recente (in parallelo alla perdita di consensi che vede il Carroccio oggi poco sotto il 10%), le critiche interne di chi avrebbe voluto un percorso di avvicinamento del Carroccio al Partito popolare europeo, il Ppe di cui fa parte Fi e che da qualche tempo corteggia la premier italiana.

Il dialogo tra conservatori e popolari 

Non a caso, prima e durante questa estate, quando i buoni rapporti tra Meloni e il leader del Ppe Manfred Weber hanno fatto ipotizzare una possibile alleanza tra i due, anche Salvini, forse suo malgrado, ha dato la disponibilità al dialogo con i popolari. D'altra parte, l'Italia è un modello in questo, dato che la maggioranza a Palazzo Chigi tiene dentro tutte e tre le anime del centrodestra europeo: moderati, conservatori e, per l'appunto sovranisti. Ma tra Roma e Bruxelles ci sono differenze non di poco conto. A partire dai numeri necessari a governare il Parlamento Ue, per arrivare alla situazione politica in Germania e Francia. 

La disponibilità della Lega al dialogo con il Ppe è stata subordinata fin da subito alla rottura del patto tra popolari, liberali e socialdemocratici, ossia la storica alleanza europea di governo. Un'eventualità del genere contrasta innanzitutto con i numeri: il centrodestra da solo, anche nelle migliori previsioni, non riuscirebbe a raggiungere i seggi necessari a ottenere la maggioranza all'Eurocamera. Per farlo, dovrebbe contare sul sostegno dei liberali di Renew Europe, il gruppo di riferimento del presidente francese Emmanuel Macron (e di Renzi e Calenda in Italia).

Il cordone sanitario 

Mettere insieme Le Pen e Macron è roba da fantapolitica, e per il leader transalpino (ma non solo lui) il cordone sanitario eretto dalle principali forze politiche europee intorno alla sua acerrima rivale (e a tutto il gruppo Id) è anche un modo per tenerla lontana dall'Eliseo. Discorso simile per un altro alleato di peso della Lega a Bruxelles, l'Afd, partito di ultradestra che in Germania viene visto dal centrosinistra come un rischio per la democrazia, e dai popolari come un avversario da tenere a distanza. 

Salvini sa da tempo di avere alleati scomodi in Europa che gli precludono l'ingresso nelle stanze dei bottoni di Bruxelles. Ecco perché la sua diponibilità al dialogo con il Ppe è apparsa fin da subito frutto di un calcolo tattico, e non di una reale intenzione a seguire il duo Meloni-Weber. Avere portato a Pontina Le Pen è stata la pietra tombale su qualsiasi ipotesi di questo tipo. Ed è servita a lanciare una campagna elettorale non solo in antitesi all'establishment europeo, ma anche ai colleghi di governo a Roma. Porsi come un'unica reale alternativa all'Europa che lascia sola l'Italia dinanzi alla crisi dei migranti e che con il suo Green deal vuole impoverire imprese e famiglie, potrebbe tradursi in un aumento dei consensi a scapito di Meloni e Fdi.

Pontida vs Lampedusa 

Le due foto, quella di Salvini e Le Pen a Pontida, e quella di Meloni e von der Leyen a Lampedusa, sono in qualche modo il simbolo della battaglia elettorale tutta interna alla destra italiana. Se questa sfida avrà ripercussioni concrete sul governo, lo si vedrà nei prossimi mesi. Già sui migranti, si segnalano le prime, rilevanti frizioni. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha avvertito il collega della Lega: "Non bisogna tanto preoccuparsi delle elezioni europee, ma di risolvere i problemi. La campagna elettorale altrimenti diventa una gara a chi la spara più grossa". Se Meloni, con il sostegno di Forza Italia, tesse la tela della diplomazia con Bruxelles, Salvini va al muro contro muro.

Il leader del Carroccio, dopo le esperienze di governo con i 5 stelle e con Draghi, vuole recuperare il consenso perduto dal 2019 a oggi, anche per mantenere salda la guida del partito. Ma guai a pensare che abbia rinunciato alle mire in Europa. Un giorno Le Pen potrebbe diventare presidente in Francia. E il dialogo con l'Afd, già oggi in testa ai sondaggi in patria, non è più un tabù per diversi popolari tedeschi. Con i sovranisti al comando a Parigi e Berlino, il cordone sanitario in Europa potrebbe saltare. Spalancando finalmente a Salvini quelle porte che oggi sembrano aprirsi per Meloni.

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