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Domenica, 1 Ottobre 2023
accordo raggiunto / Tunisia

Il prezzo che Meloni e von der Leyen pagano alla Tunisia per fermare i migranti

Il memorandum di intesa tra Ue e Tunisia è arrivato nonostante nel paese nordafricano sia in corso da settimane una campagna razzista e xenofoba (alimentata dallo stesso presidente Saied) che vede nel mirino i migranti subsahariani

L'atteso memorandum di intesa tra Ue e Tunisia è arrivato. Una firma per cui Giorgia Meloni ha lavorato a lungo con l'obiettivo di impegnare il presidente tunisino Kais Saied ad arginare le partenze dei migranti diretti in Italia. La premier italiana si è recata oggi 16 luglio nel paese nordafricano insieme alla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen e al premier olandese Mark Rutte per incontrare il controverso leader tunisino Saied.

È la terza volta nel giro di poche settimane che il Team europeo vola in Tunisia nella speranza di portare a casa il Memorandum di intesa. Già un mese fa, l'accordo sembrava oramai cosa fatta, con Meloni che spingeva per una ratifica prima dell'inizio dell'estate. I negoziati si sono allungati, ma solo adesso è arrivato il via libera. La cerimonia della firma del memorandum si è conclusa con la stretta di mano, a quattro, tra von der Leyen, Meloni, Rutte e Saied. "Il memorandum d'intesa che abbiamo firmato sancisce la vicinanza tra popoli", ha dichiarato il presidente Saied in conferenza stampa, rimarcando uno dei cinque pilastri dell'accordo che prevede un interscambio culturale tra tunisini ed europei.

Fondi in cambio di migranti

L'atteso accordo a cui si stava lavorando da mesi prevede assistenza al commercio e investimenti e si occupa ovviamente di migranti. L’intesa, oltre alla questione migratoria, conferma l'interesse congiunto di una forte cooperazione energetica, soprattutto sul gas, ma pure energia da fonti rinnovabili. 

Non un assegno in bianco però. Bruxelles è pronta a investire 900 milioni di euro per un aiuto finanziario a lungo termine, 105 milioni come supporto al controllo delle frontiere e 150 milioni come sostegno aggiuntivo da destinare "immediatamente" al Paese africano. Soldi che potrebbero rappresentare una boccata di ossigeno per Tunisi, ma in cambio dei quali Bruxelles vuole un supplemento di sforzo da parte del paese nordafricano: riprendersi i richiedenti asilo che dalle sue coste raggiungono quelle europee. 

Niente da fare per l'assistenza microfinanziaria che, stando a quanto dichiarato dalla presidente della Commissione Ue, sarà "fornita quando le condizioni lo permetteranno". Il riferimento è allo stallo tra Fondo monetario internazionale (Fmi) e Tunisi sui prestiti per aiutare il paese nordafricano.

Meloni e i soldi alla Tunisia per fermare i migranti

Il memorandum è arrivato nonostante in Tunisia sia in corso da settimane una campagna razzista e xenofoba (alimentata dallo stesso presidente Saied) che vede nel mirino i migranti subsahariani presenti a Sfax, principale porto di imbarco verso l'Europa. Gli appelli e le denunce delle organizzazioni umanitarie sono servite a poco o nulla: il presidente Saied non ha fatto niente per fermare le violenze compiute sia dalla polizia che da residenti. 

L'instabilità tunisina si riflette sulle coste italiana

Per l'Italia la questione più importante riguarda lo stop agli sbarchi, che nelle ultime settimane ha raggiunto numeri record. Per Frontex, l'agenzia di gestione delle frontiere Ue, il Mediterraneo centrale rimane la rotta più attiva verso l'Ue quest'anno, con quasi 66mila rilevamenti segnalati dalle autorità nazionali nei primi sei mesi del 2023. E la situazione non è destinata a migliorare. Secondo l'agenzia, l'aumento della pressione migratoria sulla rotta del Mediterraneo centrale potrebbe persistere nei prossimi mesi con i contrabbandieri che offrono prezzi più bassi per i migranti in partenza dalla Libia e dalla Tunisia in mezzo a una feroce concorrenza tra i gruppi criminali. 

Perché l'Ue ha paura del caos in Tunisia

L'instabilità nel paese nordafricano ha portato a un flusso incontrollato di partenze verso l'Italia nelle ultime settimane. Una condizione che desta a Roma "estrema preoccupazione" per uno scenario che può avere "conseguenze imprevedibili" con effetti sotto il profilo migratorio, aveva affermato lo scorso maggio fa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. 

Il governo italiano così si sta spendendo in un'attività di lobby con i paesi dell'Ue e delle monarchie del Golfo per esercitare un pressing sul Fondo monetario internazionale, per arrivare a ottenere il via libera di un sostegno economico al paese guidato da Kais Saied. Infatti, l'ingente somma di 900 milioni promessa da Bruxelles diventa disponibile solo dopo che la Tunisia avrà raggiunto un accordo con l'Fmi per un prestito di 1.9 miliardi. Ma l'intesa tarda ad arrivare.

Le elezioni farsa della Tunisia: vota l'8%

Il presidente tunisino - ormai padrone del paese grazie a una Costituzione che ha introdotto un sistema iper-presidenziale - potrebbe ricevere un prestito 1,9 miliardi di dollari, da tempo promesso, indispensabile per evitare il default sulle finanze pubbliche. Ma Saied sembra ostinato a proseguire per la sua strada: rifiutare il ricco contributo del Fmi per evitare di metter mano a profonde riforme politiche ed economiche ed evitare "lacrime e sangue" alla popolazione. Che è già alle prese con una profonda crisi finanziaria, tradottasi negli ultimi mesi in carenze di alcuni prodotti alimentari di base (zucchero, latte, riso).

Sulla scia di un'inflazione galoppante al 10% circa e una disoccupazione generale al 17,5%, il 2023 si è aperto con una serie di manifestazioni di tunisini scesi in strada per chiedere le dimissioni di Saied. Il rifiuto del presidente di trovare un accordo con l'organizzazione finanziaria internazionale è l'espressione di una politica populista: i vertici dell'istituzione finanziaria temono infatti che Saied possa addossare all'Fmi le responsabilità di un eventuale peggioramento del contesto economico in seguito all’erogazione del finanziamento.  

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