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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'avanzata / Germania

Perché l'estrema destra sta conquistando la Germania

Milioni di tedeschi sono scesi in strada contro l'Afd. Ma il partito continua a crescere nei sondaggi. E potrebbe diventare forza di governo

Oltre un milione di persone stanno scendendo in strada in questi giorni in Germania per protestare contro l'Afd, partito di estrema destra finito nella bufera dopo che un'inchiesta ha svelato la partecipazione di alcuni suoi leader a un incontro segreto per pianificare la deportazione di migranti all'estero, compresi cittadini tedeschi con origini straniere. Una notizia che ha riportato indietro agli anni bui del nazismo, ma che pare non sufficiente a scalfire l'enorme consenso di cui gode l'Afd.

L'ultradestra sugli scudi

Il partito di Alice Weidel resta infatti fermamente saldo al secondo posto tra i partiti tedeschi: un elettore su cinque, il 20%, oggi voterebbe per l'Afd. Un consenso che è fortissimo nelle regioni un tempo comuniste dell'est del Paese, tanto che alle prossime elezioni regionali il partito potrebbe ottenere il governo in ben tre land: Turingia, Sassonia e Brandeburgo. Ma Weidel e colleghi stanno sfondando anche nelle aree più ricche della Germania, a ovest, guadagnandosi la fiducia degli elettori più moderati.

L'ascesa dell'Afd è ancora più strabiliante se si pensa che il partito ha poco più di una decina di anni: fu fondato nel 2013 da un gruppo di economisti di stampo liberista accomunati dalla critica nei confronti dell'Euro e dall'avversione nei confronti dell'uso dei soldi dei contribuenti tedeschi per aiutare i Paesi del Sud Europa con i conti in rosso, la Grecia innanzitutto, ma a seguire anche l'Italia (si era nel pieno della crisi dell'eurozona).

Il partito delle crisi

Il manifesto dell'Afd ebbe subito un certo successo, tanto da sfiorare il 5% alle elezioni federali di quell'anno. Sotto la guida dell'imprenditrice Frauke Patry, all'epoca moglie di un pastore luterano, il partito comincia ad emanciparsi da un profilo prettamente economico per puntare a battaglie contro l'immigrazione e contro l'Islam. È un'operazione di marketing politico vincente: alla crisi dell'eurozona è subentrata quella dei migranti tra il 2015 e il 2016. L'allora cancelliera Angela Merkel si piega alle pressioni dell'Italia e della comunità internazionale, e decide di aprire le porte a 1 milione di siriani in fuga dalla guerra, oltre a migliaia di richiedenti asilo sbarcati sulle nostre coste. 

L'Afd punta il dito contro la mossa di Merkel, apprezzata dall'ala cristiano-sociale del suo partito (la Cdu), ma osteggiata da quella più a destra. Comincia forse qui la conquista del voto moderato da parte dell'Afd, che abbandona momentaneamente le sue posizioni anti-Euro per concentrarsi sulla lotta all'immigrazione. A Petry succede Alice Weidel, considerata proprio più moderata. Alle elezioni federali del 2017, l'Afd supera il 12% dei consensi, una quota che resta più o meno stabile negli anni successivi.

Il cordone sanitario

Il problema per la nuova leader Weidel è riuscire a trasformare i voti in possibilità di governo, almeno a livello locale. In un Paese che porta ancora le ferite del nazismo, i legami con movimenti estremisti di diversi membri dell'Afd favoriscono il mantimento di un cordone sanitario da parte non solo della sinistra tedesca, ma anche del centrodestra. Senza un'alleanza con i democratici cristiani della Cdu, per Weidel e colleghi diventa impossibile poter diventare forza di governo, anche nei land dell'est, dove l'Afd ha raccolto il malcontento della popolazione in quelli che un tempo erano bastioni della sinistra operaia.

Le ultime elezioni federali hanno però aperto nuove prospettive per il partito: la vittoria dei socialdemocratici di Olaf Scholz e il governo con verdi e liberali hanno spinto la Cdu a rivedere le sue strategie. E il nuovo leader Friedrich Merz ha fatto intendere di essere disposto a collaborare con l'Afd. Da allora, il partito di Weidel ha cominciato a crescere nei sondaggi, fino a superare oggi il 20%. Se si andasse al voto federale domani, Cdu e Afd avrebbero la maggioranza. 

Le ragioni dell'ascesa

L'ascesa di centrodestra e ultradestra è stata alimentata senza dubbio dalla crisi del governo Scholz e più in generale dell'economia tedesca, entrata in una preoccupante spirale di recessione. Le politiche ambientaliste, promosse dai verdi, stanno provocando accese proteste in tutto il Paese, in particolare da parte degli agricoltori, che sono scesi in strada con i loro trattori per contestare il taglio ai sussidi sul diesel e alle agevolazioni sui veicoli agricoli. L'Afd si è fiondata a sostenere tali proteste. Inoltre, come in Italia, una fetta della popolazione è convinta che il sostegno all'Ucraina e la "disconnessione" dal gas della Russia (per decenni, fonte primaria di energia per l'industria tedesca) sia la ragione scatenante della crisi economica. E l'Afd è da sempre su posizioni filo-Mosca. 

C'è poi il tema immigrazione: un sondaggio dell'Ecfr ha evidenziato come la Germania sia di gran lunga il Paese europeo dove tale tema è più sentito. Per il 31% dei tedeschi, la crisi dei migranti è il primo problema da affrontare. E per quanto il governo Scholz si stia sforzando di mostrare il pugno duro contro l'immigrazione clandestina, gli elettori sembrano preferire l'originale, ossia l'Afd, alla sua brutta copia.

La Dexit

Le prossime elezioni europee stanno poi dando al partito di Weidel un'arma in più di consenso: l'euroscetticismo. Può sembrare paradossale ai nostri lidi, dove diverse forze politiche (come la Lega, tra l'altro alleata dell'Afd in Europa) accusano Bruxelles (e l'Euro) di essere al servizio degli interessi di Berlino (e a scapito dell'Italia). Ma una buona fetta della popolazione tedesca pensa che l'Ue sia invece una palla al piede. Non a caso in queste ora Weidel, in una intervista al quotidiano britannico Financial Times, ha elogiato la Brexit e aperto alla possibilità di un referendum per portare fuori la Germania dall'Unione europea, la cosiddetta Dexit. Weidel ha spiegato che Afd vuole una riforma del "deficit democratico" dell'Ue, ma che "se la riforma non è possibile, se non riusciamo a ripristinare la sovranità degli Stati membri dell'Ue, allora dovremmo lasciare che sia il popolo a decidere, come ha fatto il Regno Unito". 

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