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Sabato, 27 Aprile 2024
Spionaggio informatico

"Ue metta al bando Pegasus", il software che spia politici e manifestanti

L'appello del Garante europeo della privacy dopo il caso della Polonia. L'Europarlamento pensa a una commissione d'inchiesta

Lo scandalo era scoppiato lo scorso luglio, quando un'inchiesta del Washington Post sollevò il sospetto che un software sviluppato da una società israeliana era stato utilizzato da alcuni governi per spiare migliaia di politici e attivisti di tutto il mondo. In Europa, gli indiziati principali sono stati fin dall'inizio i vertici di Ungheria e Polonia, con Varsavia che ha ammesso di aver concesso ai suoi servizi segreti di utilizzare lo spyware Pegasus, questo il nome del software. Anche per questo, il Garante europeo per la protezione dei dati ha chiesto all'Ue di vietare tale applicazione o di autorizzarla solo a strette condizioni. 

In una sua valutazione preliminare, il Garante ha affermato che è "altamente improbabile" che Pegasus possa soddisfare i requisiti di proporzionalità, e "ritiene che un divieto allo sviluppo e alla diffusione di spyware con la capacità di Pegasus nell'Ue sarebbe l'opzione più efficace per proteggere i nostri diritti e libertà fondamentali". Il Garante ha aggiunto che se i governi utilizzano Pegasus, dovrebbero applicare otto misure, compreso il rafforzamento del controllo democratico sulle misure di sorveglianza e l'applicazione rigorosa delle norme Ue sulla privacy.

La valutazione del Garante arriva nei giorni in cui il Parlamento europeo sta discutendo l'istituzione di una commissione d'inchiesta speciale sullo scandalo Pegasus, in particolare sul ruolo svolto dai governi di Polonia e Ungheria, accusati di aver utilizzato lo spyware per spiare politici, giornalisti e avvocati d'opposizione. "Non una questione ungherese o polacca, ma una questione europea", dice l'europarlamentare Jeroen Lenaers (Ppe), qualcosa che costituisce "un deterrente per chiunque voglia sentire la propria voce, esaminare l'attività di governo, garantire lo stato di diritto".

Voce fuori dal coro quella del conservatore polacco, Joachim Stanisław Brudzinski, che ha accusato il Parlamento europeo di volere, con questo dibattito, "evitare di parlare dell'aggressione russa" e di "colpire i servizi" polacchi "in ambito europeo". Brudzinski fa parte del PiS, il partito al governo in Polonia. Il cui leader, Jaroslaw Kaczynski, aveva ammesso (e difeso) a inizio gennaio l'uso del software da parte dei servizi segreti polacchi. Pochi giorni prima, Amnesty International, aveva denunciato il caso del senatore di opposizione Krzysztof Brejza, il cui smartphone era stato "hackerato" durante le elezioni del 2019. Secono l'accusa, i messaggi del senatore venivano cambiati e diffusi al pubblico per diffamarlo.

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