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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Watergate polacco, i servizi hackerano gli smartphone dei cittadini con Pegasus (anche i politici)

Il leader del partito di governo ha ammesso l'utilizzo del software, ma negando di usarlo per combattere l'opposizione. Amnesty: "Attivisti e manifestanti presi di mira"

Il leader del partito di governo Diritto e Giustizia (Pis), Jaroslaw Kaczynski, ha ammesso in un'intervista che il software per spiare gli smartphone dei cittadini Pegasus viene utilizzato anche dai servizi segreti polacchi, anche se non che questo sia stato fatto strumentalmente durante la campagna elettorale del 2019.

L'anticipazione dell'intervista, che sarà pubblicata lunedì, segue la denuncia di Amnesty International, secondo cui in Polonia il senatore di opposizione Krzysztof Brejza fu "hackerato" in vista delle elezioni di 3 anni fa: i suoi messaggi venivano cambiati e diffusi al pubblico per diffamarlo. Il partito conservatore e populista Pis in quell'occasione si riconfermò il più votato e governa il Paese da 38 milioni di abitanti con il premier Mateusz Morawiecki. Kaczynski ha però negato nell'intervista di aver fatto "spiare" esponenti dell'opposizione a suo proprio vantaggio. "Sarebbe un male se i servizi polacchi non disponessero di questo tipo di strumento", ha detto al settimanale di destra Sieci.

La reazione di Amnesty alle parole del leader di Diritto e Giustizia non si è fatta attendere. "Queste rivelazioni sono scioccanti ma non sorprendenti. Sollevano serie preoccupazioni non solo per i politici, ma per l'intera società civile polacca in generale, in particolare nel contesto del record del governo di sovvertire persistentemente i diritti umani e lo stato di diritto”, ha dichiarato la direttrice della Ong in Polonia, Anna Blaszczak, secondo cui “attivisti e manifestanti, sono stati presi di mira attraverso indagini penali, minando i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica”, mentre nel frattempo “giudici e procuratori che hanno sollevato preoccupazioni sulla mancanza di indipendenza della magistratura affrontano indagini disciplinari e persino penali".

Secondo l'organizzazione, quanto rivelato dimostra "l'urgente esigenza di un impegno da parte dei governi per fermare qualsiasi forma di sorveglianza che viola i diritti umani e la necessita' di una moratoria globale sull'esportazione, la vendita, il trasferimento e l'uso di apparecchiature di sorveglianza, fino a quando non esisterà un robusto quadro normativo che tenga conto dei diritti umani".

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