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Martedì, 19 Marzo 2024
Stato di diritto / Ungheria

Così l'Unione europea prepara lo "scippo" ad Orbán

Nel 2024 un semestre di presidenza dell'Ue spetta all'Ungheria, ma un gruppo di eurodeputati vuole bloccarla a causa delle ripetute violazioni dello stato di diritto e degli attacchi alla comunità Lgbtq+

La rottura dell'Unione europea con Viktor Orbán potrebbe fare un ulteriore passo in avanti. Un gruppo di parlamentari europei presenterà a inizio giugno una proposta per cancellare la presidenza dell'Ungheria del Consiglio europeo, che dovrebbe assumerla nella seconda metà del 2024. Un atto che metterebbe ancor più ai margini Budapest per il mancato rispetto di questioni legate allo stato di diritto. La decisione spetta comunque al Consiglio, quindi agli Stati membri, ma mettere in un angolo Orbán rischia di essere controproducente in termini di unità e compattezza dell'Unione europea per altre decisioni chiave.

Misure appropriate

Gli europarlamentari metteranno in dubbio la capacità di Budapest di detenere la presidenza del semestre europeo, in particolare alla luce della procedura prevista all'articolo 7. Nella bozza di risoluzione, visionata dal giornale Politico, che dovrebbe essere sottoposta a votazione il primo giugno, si legge che il Parlamento avverte che prenderà "misure appropriate" nel caso in cui il Consiglio non agisca in modo opportuno sulla presidenza di Budapest. La formula risulta vaga, ammorbidita dai colloqui tra i gruppi politici in Parlamento, anche se Fidesz, il partito di Orbán non appartiene ad alcuna famiglia politica. Nel 2021 il partito è uscito dal Partito popolare europeo (Ppe), dopo anni di frizioni e perdita di consensi tra le fila del centro-destra europeo. Tra i pochi a perseverare nel voler evitare quella che di fatto è stata un'espulsione erano rimasti gli eurodeputati di Forza Italia, evocando una necessaria unità dei conservatori. Nel frattempo il politico ungherese ha conquistato la presidente Giorgia Meloni, che lo reputa un suo grande alleato. "È vago perché sto lavorando in modo collaborativo e voglio avere la più ampia maggioranza possibile in Parlamento", ha dichiarato Gwendoline Delbos-Corfield, la legislatrice francese dei Verdi che ha lavorato alla risoluzione.

Sottrazione di fondi pubblici

Nel corso di una plenaria del 2022 l'eurodeputata aveva già lanciato un duro attacco nei confronti di Orbán. "Cosa fate se volete recuperare una montagna di soldi europei per il vostro tornaconto e per quello del vostro entourage? Entrate al governo, poi create delle regole del mercato pubblico molto morbide, regole che sapete che non rispetterete, vi organizzate affinché ad esempio gran parte di questo denaro finisca nelle mani di vostro genero. Lui non utilizzerà quei finanziamenti per costruire, ma terrà la maggior parte per se stesso", aveva rimarcato Delbos-Corfield riferendosi alle modalità operative di Orbán. Aveva poi ribadito come queste accuse siano state accertate dall'Agenzia europea di lotta alla corruzione e di come questi argomenti siano stati a lungo dibattuti sia in Parlamento che sui media.

Misura estrema

La procedura contenuta nell'articolo 7, nota anche come "opzione nucleare", viene utilizzata quando un Paese è considerato a rischio di violazione dei valori fondamentali del blocco. Essa prevede la sanzione politica più grave che si possa imporre ad uno Stato membro: la sospensione del diritto di voto sulle decisioni dell'Ue. Nei confronti del governo di Viktor Orbán, la procedura è stata avviata a causa delle preoccupazioni sull'alto livello di corruzione, la libertà di espressione, la libertà accademica, i diritti delle minoranze e dei rifugiati e gli attacchi nei confronti della comunità Lgbt+. L'articolo 7 non specifica però quali misure possano essere adottate nei confronti del Paese reputato "non conforme" ai valori del blocco. L'unica opzione definita riguarda la sospensione del suo diritto di voto in seno al Consiglio. Finora Bruxelles ha solo tirato per la giacca, senza strattonare del tutto il Paese, per esempio trattenendo i fondi Ue che spetterebbero a Budapest per ottenere in cambio riforme giudiziarie.

Delatori contro famiglie Lgbtq+

Altre strade rimangono invece inesplorate, secondo Delbos-Corfield, e boicottare la presidenza del semestre europeo potrebbe essere una di queste, dato che il ruolo da assumere è assai delicato. L'Ungheria potrebbe sfruttarlo come pulpito per attaccare Bruxelles, con cui è in aperto conflitto. "L'Ungheria parlerebbe a nome di 27 Paesi membri, quando sappiamo cosa dicono sui migranti e sui diritti Lgbtq+", ha dichiarato al media Politico l'eurodeputata. Nonostante sia stata aperta la procedura dell'articolo 7 nei suoi confronti, l'Ungheria non ha cessato di violare diritti e "provocare" l'Unione europea. Ad esempio ad Aprile ha sfruttato una legge europea sugli informatori per minacciare i genitori Lgbtqi+, invitando gli "informatori" a denunciarli alle autorità. "Questo è un altro passo verso l'autoritarismo. Questa società, che incoraggia a denunciare i propri vicini, è una società putiniana", ha commentato Delbos-Corfield.

Opzioni

La proposta dell'eurodeputata costituirebbe un semplice "segnale" da parte del Parlamento per mettere pressione sul Consiglio, che resta però autonomo nelle sue scelte. Seppur complesse da attuare, ci sarebbero varie opzioni per dare seguito alle richieste di Strasburgo, ove fossero approvate. Ad esempio depotenziando il semestre che spetta all'Ungheria, impedendole cioè di ospitare qualsiasi riunione connessa alla stato di diritto, concentrandole invece nei due semestri precedenti, che spettano a Belgio e Spagna. L'altra opzione, quella più radicale, prevede invece una totale sospensione della presidenza per Budapest. I suoi sei mesi verrebbero divisi tra governo belga e spagnolo, a ciascuno dei quali spetterebbero dunque nove mesi. Piccolo problema: dopo l'Ungheria la presidenza tocca alla Polonia, l'altro Paese contro il quale la Commissione ed il Parlamento Ue nel 2022 hanno approvato la procedura ex articolo 7, in tal caso soprattutto a causa delle inaccettabili influenze del governo di Varsavia sulla magistratura. Ci si troverebbe insomma punto e a capo.

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