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Sabato, 27 Aprile 2024
L'emergenza

Il piano Ue: "Vaccinare ucraini contro tubercolosi, poliomielite, morbillo e Covid-19"

Lo ha ribadito la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides. Gli esperti: "Rischi focolai". Ma tra i rifugiati è alta la sfiducia nei vaccini

"L'affollamento e le difficili circostanze delle persone in fuga dalla guerra danno adito a preoccupazioni in merito allo scoppio di patologie prevedibili.
È necessario vaccinare i bambini e gli adulti contro la tubercolosi, la poliomielite, il morbillo, il Covid-19". Lo ha dichiarato la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, in audizione in commissione Envi al Parlamento europeo. Parole che rilanciano le preoccupazioni espresse da Bruxelles già un mese fa, dopo la prima grande ondata di profughi. 

All'epoca, il dibattito pubblico si concentrò sul Covid-19, data la bassa percentuale di vaccinati tra la popolazione ucraina (circa il 30%). Ma gli esperti sanitari dell'Ue hanno fin dall'inizio sottolineato la bassa vaccinazione dei profughi contro la tubercolosi, la poliomielite, il morbillo e la difterite, in particolare per i bambini di età inferiore ai 6 anni. Il rischio non è solo legato alla salute dei diretti interessati, ma anche a possibili risvolti sociosanitari e di integrazione. Come scrivono i ricercatori Vesna Trifunovic e Stuart Blum su Social Europe, che l'alta densità di ucraini non vaccinati in determinate aree rischia di far nascere focolai di malattie pressoché debellate in Ue, come la poliomelite, o che sono in diminuzione. Focolai che a loro volta potrebbero portare a fenomeni di razzismo nei confronti dei rifugiati, come sta già succedendo per esempio in Ungheria.

"Questa pertanto è una priorità - ha spiegato Kyriakides ai deputati del Parlamento Ue - Mediante il meccanismo dell'Unione per la Protezione civile abbiamo donato centinaia di migliaia di vaccini a Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Moldavia", ha aggiunto. Il settore privato ha donato 200.000 dosi contro la difterite e il tetano in Ucraina e 70.000 dosi per i rifugiati in Repubblica Ceca, Moldavia e Slovacchia. 

Il piano Ue, come detto, si scontra però con un'esitanza alla vaccinazione diffusa tra la popolazione ucraina. Per questo, il ministro francese della Salute Veran, qualche settimana fa, aveva avvisato sull'importanza di un approccio graduale: “Non abbiamo intenzione di spingere le persone a vaccinarsi in fretta, ma di garatire il diritto alla salute, con i controlli, prendendoci il tempo per spiegare, perché c'è molta sfiducia nei confronti dei vaccini”, aveva detto a margine di una riunione con i colleghi Ue sulla situazione dei rifugiati. 

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