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Venerdì, 26 Aprile 2024
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“L’Ue ci aiuti a trovare la verità su Giulio. E smettetela di vendere armi all’Egitto”

L’appello dei genitori di Regeni al Parlamento europeo. “Siamo venuti qui cinque anni fa. Da allora tante parole, ma pochi fatti”

“La Procura di Roma ha un’autopsia su Giulio di oltre 260 pagine e questa, ahimè, è la testimonianza più grande che possiamo offrire sul non rispetto dei diritti umani verso il popolo e, in questo caso, verso nostro figlio”. A Paola Regeni - la madre del ricercatore rapito, torturato e ucciso cinque anni fa al Cairo - sono bastate poche parole, ma pesanti come macigni, per spiegare agli europarlamentari il contesto egiziano. Appurata l’assenza di tutela dei diritti umani nel Paese che continua a fare affari con gli Stati Ue - Italia inclusa - i genitori di Regeni hanno chiesto a Bruxelles di assumersi le sue responsabilità. 

"Con lui il mondo ha capito"

“Giulio è un cittadino europeo”, ha esordito questa mattina la madre di Regeni in un’audizione alla commissione Diritti umani del Parlamento europeo. “Amava l’Europa, credeva nell’Europa e faceva il ricercatore per l’Università di Cambridge al Cairo”, ha precisato prima di ripercorrere i fatti. “Giulio era uno straniero e con lui tutto il mondo ha capito che anche a un cittadino non egiziano può succedere di essere preso, torturato ed ucciso deliberatamente”, ha sottolineato Paola Regeni. 

“Chiediamo la vostra vicinanza e il vostro aiuto con fatti concreti”, ha aggiunto prima di ricordare agli eurodeputati che, assieme a suo marito, si era recata di persona al Parlamento europeo il 15 giugno del 2016, a pochi mesi dalla scomparsa del ricercatore di 28 anni. “Chiediamo aiuto all'Unione europea - è stato l’appello della madre - perché si faccia verità e giustizia per nostro figlio, che significherebbe anche aiutare il popolo egiziano”.

"Servono azioni, non solo parole"

Nel suo vigoroso intervento, Claudio Regeni - il padre del ricercatore - non si è tirato indietro dall’evidenziare le responsabilità esterne all’Egitto nella difficile ricerca della verità. "In Egitto c’è una situazione molto preoccupante sui diritti umani, come denunciato sia dall'Onu che dall'Unione europea, e noi stessi abbiamo fatto un esposto contro il Governo italiano per la violazione alla Legge 185 del 1990 che vieta la vendita di armi ai Paesi che violano i diritti umani”, ha evidenziato. “Questo non viene rispettato da nessuna nazione europea o extraeuropea”, è stato l’attacco di Claudio Regeni. “Chiediamo un vostro supporto con azioni, oltre che con le parole”, è stata la conclusione laconica del papà del ricercatore assassinato. 

"Impunità intollerabile"

Anche Alessandra Ballerini, avvocata della famiglia Regeni, ha partecipato all’audizione per denunciare “un'ulteriore violazione dei diritti umani” subita dai cari di Giulio. La legale ha infatti ricordato che il 14 ottobre la Corte d’assise “ribaltando completamente la decisione del giudice dell'udienza preliminare”, ha deciso che “non si può procedere in assenza degli imputati”. Questo perché "non è stato possibile notificare a mano agli imputati i singoli atti dei capi d'imputazione chiamati in giudizio” dal momento che non hanno un domicilio in Italia e non si conosce il loro indirizzo in Egitto. Un problema che “sarebbe facilissimo” da risolvere. Eppure non si è riuscito a fare passi avanti in cinque anni e mezzo “perché non c'è evidentemente la volontà di processare chi sequestra, tortura e uccide. E questa impunità è intollerabile, traumatizzante e non può essere definitiva”, ha concluso l’avvocata.

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