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Venerdì, 26 Aprile 2024
Guerra Russia-Ucraina

Come l'Ue chiederà alla Cina di fermare Putin

Dal commercio a Taiwan, passando per gli investimenti. Ecco i dossier che l’Ue metterà sul tavolo del summit di domani con Pechino. Al governo cinese verrà chiesto un intervento nel complicato scenario della guerra in Ucraina

L’Unione europea domani chiederà alla Cina di intervenire per convincere la Russia a fermare le ostilità in Ucraina. Lo farà nel summit in videoconferenza che vedrà da una parte Ursula von der Leyen e Charles Michel - presidenti rispettivamente della Commissione e del Consiglio europeo - e dall’altra il primo ministro Li Keqiang e il presidente Xi Jinping. Isolata sul piano internazionale, Mosca conta ancora su Pechino come principale superpotenza alleata. Ma la Repubblica popolare finora si è comportata come Paese neutrale nella guerra in Ucraina. Un’ambiguità sulla quale Bruxelles intende sviluppare la sua strategia. 

L’Ue è infatti convinta che la Cina non si sia schierata nella guerra perché avrebbe troppo da perdere dalle eventuali ritorsioni dell’Occidente. “Il volume dei traffici” di beni e servizi “con l’Ue conta il 13,7% degli scambi totali cinesi, quello con gli Stati Uniti il 12,5%”, mentre “il commercio totale con la Russia vale il 2,4%”, ha evidenziato un alto funzionario europeo. “Vuoi mettere in pericolo questa forte posizione economica nelle relazioni con i nostri mercati? E che ne sarà della stabilità e delle prospettive di crescita dell'economia globale e del tuo stesso Paese?”, sono le domande che l’Ue rivolgerà a Pechino che, da una parte, verrà intimata a non intervenire nella guerra in corso. Dall’altra, l'Europa chiederà a Xi Jinping di avviare i canali diplomatici con il Cremlino per mettere fine al conflitto. 

Se la Cina “dovesse iniziare a fornire attivamente supporto militare e armi alla Russia e ad eludere le sanzioni” imposte dall’Occidente, “allora non sarebbe più neutrale”, ha spiegato un’altra fonte delle istituzioni europee. Perciò nel summit di domani “chiederemo rassicurazioni sul fatto che la Cina non abbia intenzione di fornire un’ancora di salvezza economica alla Russia e tantomeno di supportarla nella sua guerra”, ha aggiunto l’ufficiale Ue.

Ma Bruxelles non si accontenterà di vedere Pechino restare fuori dal conflitto. Quello che le istituzioni Ue invece vorrebbero sarebbe un intervento che convinca Vladimir Putin a far tacere le armi e a cercare una soluzione pacifica. Per questo l'Ue è pronta a ricordare che “la dipendenza cinese dall'Europa è più forte di quella europea dalla Cina”, che nel 2021 “ha esportato beni per 472 miliardi di euro verso l’Ue a fronte dei 223 miliardi” ricavati dal commercio “dall'Europa verso la Cina”, hanno messo in chiaro fonti Ue ammettendo il pesante deficit commerciale. E le relazioni tra i due ‘blocchi’ non riguardano solo il capitolo degli scambi, ma anche quello degli investimenti. Il 30 dicembre 2020 Bruxelles e Pechino hanno infatti concluso l’Accordo globale sugli investimenti (meglio noto come Cai) che prometteva di sbloccare l’accesso reciproco a importanti mercati: dalla manifattura alla finanza, dalle telecomunicazioni ai trasporti marittimo e aereo. All’epoca dell’intesa, il Cai venne descritto come “l'accordo più ambizioso che la Cina abbia mai concluso con un Paese terzo”. Ma a oltre un anno dalla chiusura dei negoziati, il processo di ratifica è ancora in alto mare ed è probabile che domani il dossier degli investimenti verrà messo sul tavolo tra le possibili ‘ricompense’ da promettere a Pechino in caso di collaborazione in chiave anti-russa. 

Infine c’è Taiwan. La contesa sull’isola che si auto-governa dal 1949 “sicuramente entrerà nella discussione e penso che i presidenti solleveranno questo tema probabilmente in relazione all’integrità territoriale”, hanno garantito le fonti Ue. Bruxelles intende quindi offrire rassicurazioni sulla One-China policy, la politica di riconoscimento di una sola Cina, reiterando che Taiwan non viene considerato uno Stato indipendente. “Noi riconosciamo il governo della Repubblica popolare cinese come unico governo della Cina, ma allo stesso tempo abbiamo relazioni con Taiwan, come partner economico che la pensa come noi in aeree di interesse comune e globale, ma sempre senza alcun riconoscimento” di Taipei “come Stato”, ha spiegato un funzionario europeo. Un ramoscello d’ulivo a Xi Jinping, che non dovrà far altro che aiutare l’Occidente a fermare Putin per sbarazzarsi della cattiva reputazione che si era fatto negli ultimi anni segnati da violazioni dei diritti umani e delle libertà individuali, nonché da dispute commerciali con gli Usa e l’Ue.

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