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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Ue accusa Svezia e Finlandia: "Leggi inadeguate contro razzismo e xenofobia"

Bruxelles ha intimato a 5 Paesi membri di aggiornare le loro normative perché non efficaci nel contrastare i reati di questo tipo. Aprendo la porta inoltre alla "banalizzazione grossolana" di genocidi come l'Olocausto. Sotto procedura anche Belgio, Polonia e Bulgaria

La normativa europea risale al 2008 e fu emenata per contrastare con maggiore forza il razzismo e la xenofobia mediante il diritto penale in tutta l'Ue. Ma dopo oltre un decennio, ci sono ancora Paesi che non hanno recepito adeguatamente le indicazioni di Bruxelles, lasciando impuniti o scarsamente sanzionati reati legati a motivazioni razziste, o favorendo una "banalizzazione grossolana" dei crimini internazionali e dell'Olocausto.

La messa in mora

Tra questi Stati membri figura la Polonia, che ha persino varato una legge che punisce chi parla del coinvolgimento dei polacchi nell'Olocausto. Ma a colpire è la presenza di Paesi come Svezia, Finlandia e Belgio, che insieme alla Bulgaria completano il pacchetto di Stati cui la Commissione ha intimato di fare di più contro razzismo e xenofobia. Pena il deferimento alla Corte di giustizia europea. I 5 Paesi, infatti, hanno ricevuto in questi giorni una lettera di costituzione in mora da parte di Bruxelles (sul modello di quanto già fatto in precedenza per Romania e Estonia), che è un ulteriore gradino della procedura d'infrazione verso la denuncia ai giudici Ue. La Commissione contesta la inadeguata trasposizione nelle loro normative nazionali dalla "decisione quadro 2008/913/GAI" che "è intesa a garantire che gravi manifestazioni di razzismo e xenofobia siano punibili con sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive in tutta l'Ue", si legge in una nota di Bruxelles.

No all'aggravante razzista

Secondo la Commissione, Belgio e Bulgaria non garantiscono "che la motivazione razzista e xenofoba sia considerata dai tribunali nazionali come circostanza aggravante per tutti i reati commessi, mancando così di garantire che i reati generati dall'odio siano perseguiti in modo efficace e adeguato". La Bulgaria "non ha recepito correttamente la qualifica come reato di forme specifiche di incitamento all'odio, miranti a istigare alla violenza o all'odio, ovvero l'apologia e la negazione o la minimizzazione grossolana di crimini internazionali e dell'Olocausto".

Il negazionismo selettivo della Polonia

Nell'ordinamento penale polacco non sono correttamente recepite "le norme riguardanti l'incitamento all'odio che istiga alla violenza razzista e xenofoba ed è limitata la portata del reato di incitamento all'odio. Inoltre in Polonia il recepimento della direttiva non è stato corretto per quanto riguarda la configurazione come reato di forme specifiche di incitamento all'odio: non è stata infatti prevista come reato la condotta della minimizzazione grossolana di crimini internazionali e dell'Olocausto, mentre la configurazione come reato dell'apologia e della negazione di tali crimini è stata limitata solo ai casi in cui tali reati siano stati commessi contro cittadini polacchi", accusa Bruxelles.

Le accuse a Finlandia e Svezia

Nella legislazione di Finlandia e Svezia, invece, "non è stata correttamente recepita la nozione di incitamento all'odio e alla violenza, né è stato configurato come reato l'incitamento all'odio nei confronti di singoli membri di un gruppo di persone definite in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all'ascendenza o all'origine nazionale o etnica". In Finlandia e Svezia non vengono poi "configurate come reato forme specifiche di incitamento all'odio, ossia l'apologia e la negazione o la minimizzazione grossolana di crimini internazionali e dell'Olocausto". La Finlandia non ha inoltre provveduto "a garantire che i reati di razzismo e xenofobia possano essere oggetto di indagine e perseguiti senza una denuncia o una querela della vittima".

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