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Sabato, 27 Aprile 2024
Giornata storica / Ucraina

L'Ucraina in Ue, il voto decisivo a 26 senza Orban: cosa succede ora

Il premier ungherese tuona contro la decisione "senza senso, sbagliata e irrazionale", di aprire i negoziati di adesione, ma toglie il suo veto. Zelensky: "La storia è fatta da coloro che non si stancano mai di lottare per la libertà". La strada è però ancora lunga e accidentata

Con un colpo di scena che ha colto letteralmente tutti di sorpresa, nel pomeriggio del primo giorno del Summit Ue è arrivato il via libera all'inizio dei negoziati di adesione per l'Ucraina. Il veto dell'Ungheria di Viktor Orban è stato superato dopo frenetiche trattative andate avanti per giorni. L'annuncio via X del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è arrivato mentre i leader erano ancora in riunione, e ha scatenato lo stupore (e la frenesia) della sala stampa. Si tratta di "un chiaro segnale di speranza per il loro popolo e per il nostro continente", ha esultato Michel. Anche i più ottimisti non avrebbero mai immaginato che se ci fosse stato un via libera, sarebbe arrivato così in fretta.

Per accogliere l'Ucraina serve una nuova Europa

Si temeva che le discussioni sarebbero andate avanti almeno fino a domani, e le possibilità che alla fine Budapest avrebbe tolto il suo veto erano ritenute bassissime. Invece, come spesso successo anche in passato, nonostante le dichiarazioni incendiarie alla stampa, il leader magiaro si è dimostrato un abile (e navigato) negoziatore. La formula trovata per far passare il via libera è stata quella della decisione approvata formalmente dai leader, con lui che non ha votato a favore ma si è astenuto, uscendo dall'aula al momento del via libera. "L'adesione dell'Ucraina all'Ue è una pessima decisione", e il via libera all'inizio dei negoziati è una scelta "senza senso, sbagliata e irrazionale", che l'Ungheria "non vuole condividere", ha tuonato Orban con un video sui social.

Ma la sua assenza dalla sala è solo uno di quei tecnicismi che fuori dalla 'bolla europea' significano poco e niente, e che servono solo a Orban per dire alla sua opinione pubblica che lui si è astenuto e ci ha provato a bloccare tutto. Se fosse rimasto nella stana, la "cattiva decisione" l'avrebbe bloccata votando no. Il risultato è quindi che Kiev ha ottenuto quello che voleva, anche se non è ancora chiaro cosa sarà dei 50 miliardi di finanziamenti. E al momento non è chiaro nemmeno cosa abbia ottenuto l'Ungheria. Perché è sicuro che Orban non avrebbe mai tolto il suo veto se fosse rimasto a mani vuote rispetto alle sue richieste. Ieri la Commissione europea ha già sbloccato 10,2 miliardi di fondi di coesione per Budapest, che erano congelati dall'Ue nell'ambito di varie procedure per l'accusa di violazione dello Stato di diritto nella nazione. Altri 21 miliardi di euro restano nelle casse di Bruxelles per lo stesso motivo, e Orban punta a sbloccare anche quelli.

Insieme all'Ucraina il via libera per l'inizio dei negoziati è arrivato anche per la Moldavia, mentre la Georgia ha ottenuto lo status di candidato. 'Ni' ai negoziati di adesione per la Bosnia-Erzegovina, che riceverà l'ok pieno "una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione", con i leader che invitano la Commissione a valutare entro marzo. In realtà anche l'Ucraina entro marzo dovrà dimostrare di aver compiuto tutte le riforme richieste, e solo allora sarà approvato il cosiddetto quadro negoziale, le prime tappe concrete del percorso.

Per Volodymyr Zelensky è sicuramente una notizia straordinaria, che in Ucraina sarà accolta con grande soddisfazione. Gli ucraini vedono nell'ombrello dell'Ue (e della Nato) un modo per proteggersi in futuro dalle mire russe. "Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per questa decisione, ringrazio tutti coloro che hanno contribuito. Mi congratulo con ogni uomo e donna ucraini", ha scritto Zelensky su X, aggiungendo: "La storia è fatta da coloro che non si stancano mai di lottare per la libertà". Ma il percorso verso l'Unione europea è ancora lungo e accidentato.

Tecnicamente il processo di allargamento per avviarsi sul serio deve passare da tre atti del Consiglio europeo, e tutti devono avere il via libera all'unanimità: la decisione di avvio dei negoziati (che è stata presa oggi), poi c'è la decisione relativa all'approvazione del quadro negoziale, e infine la decisione per la convocazione della conferenza intergovernativa, l'organo in cui vengono materialmente condotti i negoziati. Orban potrebbe mettersi di mezzo in ognuno di questi, anche se l'ok di oggi è quello più simbolicamente importante. E i negoziati poi riguarderanno riforme politiche, economiche, lotta alla corruzione, e tutta una serie di ambiti in cui l'Ucraina dovrà dimostrare di essere all'altezza degli standard europei. Ci sono Paesi che sono rimasti nel limbo dei negoziati per anni, tra cui la Turchia, che ha avuto l'ok all'avvio delle trattative nel lontano 2005. Il cammino insomma, sarà ancora lungo e accidentato.

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