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Giovedì, 25 Aprile 2024
La bocciatura

La strategia svedese contro il coronavirus "come un disastro ferroviario"

Dure critiche dalla commissione indipendente chiamata a giudicare la risposta alla pandemia: "Misure insufficienti per fermare o persino limitare sostanzialmente la diffusione della malattia"

La reazione delle autorità svedesi alla diffusione del coronavirus è stata "troppo lenta" e i preparativi per affrontare la pandemia, mettendo in piedi un sistema di test e tracciamento all'altezza, "può essere descritto solo come un disastro ferroviario". Sono le conclusioni raggiunte dalla commissione indipendente istituita per esaminare la gestione dell'emergenza, secondo cui "la prevenzione iniziale della malattia e delle misure di controllo si sono rivelate insufficienti per fermare o persino limitare sostanzialmente la diffusione del virus nel Paese".

Per l'organismo istituito lo scorso anno dopo una battaglia in Aula dell'opposizione del Partito Moderato, è occorso "fin troppo tempo" per dotarsi di una sufficiente capacità di testare la popolazione, e inizialmente i tamponi sono stati riservati alle categorie più a rischio. Non solo a livello nazionale, ma in tutta Europa e nel mondo ha fatto discutere la scelta della Svezia di non imporre strette imporre misure di confinamento, scegliendo di basarsi quasi esclusivamente sull'autodisciplina dei cittadini, in una strategia che sembrava puntare alla creazione di una immunità di gregge anche senza i vaccini. Nelle fasi più acute della pandemia sono state vietate le riunioni pubbliche di oltre 50 persone e le persone anziani, fragili o con sintomi sono state invitate a rimanere a casa ma il governo ha lasciato aperte scuole per i bambini e ragazzi fino a 16 anni, ma anche negozi e ristoranti, puntando solo su distanziamento sociale e senso di responsabilità. L'approccio, spiegarono le autorità e l'epidemiologo di Stato Anders Tegnell, serviva a rendere più sostenibile nel lungo periodo gli interventi: “È una maratona, non uno sprint” quello che dobbiamo fare, dicevano.

Ma questa scelta ha avuto comunque dei costi. La Svezia, che al contrario degli altri Paesi nordici non ha fatto ricorso al lockdown, ha registrato 15mila decessi su una popolazione di 10 milioni di abitanti, e una media pro-capite molto più elevata rispetto alle nazioni confinanti. In Finlandia ad esempio sono morte solo 1.158 persone su cinque milione di abitanti e in Norvegia, dove pure vivono circa 5milioni di abitanti, i decessi sono stati in tutto 900. La critica più dura della commissione è stata rivolta al fatto che un sistema di test e tracciamento non fosse stato installato e funzionante correttamente fino a settembre dello scorso anno. "Pensiamo che non possa essere descritto come qualcosa di diverso da un disastro ferroviario il fatto che che una discussione sul tema della responsabilità e sui finanziamenti abbia significato che i test su larga scala non siano stati effettuati fino alla fine della prima ondata", e il tutto è stato "follemente lento", ha detto Mats Melin, il giudice che ha guidato l'inchiesta, le cui conclusioni finali sono attese per febbraio.

Il rapporto ha concluso che le misure iniziali di prevenzione e controllo della malattia erano state "insufficienti per fermare o addirittura limitare sostanzialmente la diffusione del virus", paragonando l' "approccio volontario" del Paese con gli "interventi più rigorosi" adottati in Norvegia, Finlandia e altrove. "Doveva essere ovvio già durante la prima ondata che sarebbero stati possibili più interventi", ha affermato Melin.

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