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Venerdì, 26 Aprile 2024
Transizione ecologica

Lo spreco della moda: solo 1 vestito su 100 viene riciclato

Bruxelles lancia nuova strategia per combattere i danni ambientali del fast fashion. Fa parte di un pacchetto di proposte più ampio atto a promuovere l'economia circolare

L’Ue ha iniziato una battaglia per combattere i danni ambientali del cosiddetto 'fast fashion' e incentivare il riciclaggio dei vestiti. L’iniziativa fa parte di un pacchetto di proposte più ampio atto a promuovere l'economia circolare e prolungare la vita dei prodotti. La tabella di marcia dell'esecutivo europeo, che dovrà essere negoziata dai parlamentari europei e dagli Stati membri, propone, tra le altre cose, di vietare la distruzione degli articoli invenduti e di combattere il rilascio di microplastiche nei prodotti tessili inasprendo gli standard di produzione e di prelavaggio industriale.

La Commissione vuole anche introdurre un "passaporto digitale" sotto forma di codice QR per l'abbigliamento, come per una vasta gamma di beni di consumo, che fornirà la tracciabilità e le informazioni materiali ai consumatori, ai riparatori e ai riciclatori. Questi passaporti digitali "potrebbero essere presentati con lettere di prestazioni da A a G, come l'attuale etichetta energetica dell'Ue" per esempio "per stabilire un punteggio di riparabilità" o di riciclabilità.

La Commissione metterà poi in atto delle azioni per affrontare il rilascio involontario di microplastiche dai tessuti. Oltre al design del prodotto, le misure riguarderanno i processi di produzione, il prelavaggio negli impianti di produzione industriale, l'etichettatura e la promozione di materiali innovativi. Inoltre verranno stanziati dei fondi in sostegno alla ricerca, all'innovazione e agli investimenti e allo sviluppo delle competenze necessarie per le transizioni verdi e digitali. Inoltre verranno implementati i controlli relativi al "greenwashing", con regole più severe per proteggere i consumatori.

Ogni cittadino europeo compra in media 26 chili di vestiti e biancheria per la casa all'anno, il 73 per cento dei quali è importato, e butta via circa 11 chili di tessili, circa 5,8 milioni di tonnellate per i 27. In tutto il mondo, dove la produzione tessile è raddoppiata tra il 2000 e il 2015, meno dell'1 per cento viene riciclato, e fino al 35 per cento delle microplastiche rilasciate nell'ambiente provengono da vestiti a base di poliestere o acrilico. L'industria tessile ha il quarto maggiore impatto sull'ambiente e sul cambiamento climatico, dopo il cibo, le abitazioni e la mobilità. È il terzo settore per l'uso maggiore di acqua e di terra, e il quinto per l'uso di materie prime primarie e per le emissioni di gas a effetto serra.La proposta della Commissione europea deve ancora essere discussa dal Consiglio europeo e dal Parlamento europeo. Poi le regole dovranno essere implementate nelle leggi nazionali di ogni stato membro.

Oltre ai tessili, il pacchetto di proposte dell'Ue mira a rendere "quasi tutti i beni fisici sul mercato europeo più ecologici, circolari ed efficienti dal punto di vista energetico" nella loro fabbricazione, uso, riciclaggio o smaltimento finale. La Commissione intende anche inasprire i suoi requisiti sulla progettazione dei prodotti, che determina fino all'80 per cento del loro impatto ambientale, richiedendo l'uso di materiali più durevoli, resistenti e persino riciclati, e rendendoli più facili da mantenere e riparare.

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