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Sabato, 27 Aprile 2024
Nuovo corso / Polonia

La svolta della Polonia: "Pronti a regolarizzare le unioni gay"

Il nuovo governo di Donald Tusk sta smantellando l'eredità dell'era PiS, e il riconoscimento della comunità Lgbtq+ è un passo fondamentale

Molte cose cambieranno in Polonia nei prossimi anni, ora che la coalizione guidata dal liberale Donald Tusk è finalmente arrivata al governo e ha spezzato così l'era in cui il potere politico, a Varsavia, si identificava unicamente con Diritto e giustizia (PiS), il partito ultraconservatore (e alleato in Europa di Giorgia Meloni) che aveva guidato il Paese dal 2015 al 2023.

E con il nuovo esecutivo che punta alla discontinuità radicale con il passato recente, alcune cose stanno già cambiando. È il caso, ad esempio, degli sforzi per ripristinare il pluralismo nel settore mediatico, o per portare a termine la separazione tra Stato e Chiesa, nonché per tutelare l'indipendenza della magistratura.

Ma il cambio di tono passa anche dell'apertura verso la comunità Lgbtq+, che sotto la destra nazionalista era diventata il bersaglio di attacchi continui, incitazioni all'odio e discriminazione di ogni genere: basti pensare che gli omosessuali o i transgender erano spesso considerati "deviati" se non "malati", e che nel Paese erano state create addirittura delle zone "Lgbt free", cioè "libere" dai membri di questa comunità.

Ora invece esiste un ministero per l'Uguaglianza nuovo di zecca guidato da Katarzyna Kotula, deputata eletta con Lewica, il partito di sinistra membro dell'eterogenea coalizione di governo di cui fanno parte anche Piattaforma civica (Po), il partito centrista di Tusk, e Terza via (Trzecia Droga), essa stessa un'unione piuttosto eclettica tra due formazioni (Psl e Polska 2050) che rappresentano gli interessi degli agricoltori.

Kotula è attualmente al lavoro su una nuova legge sulle unioni civili (l'ultima risale al 2003), poiché come ha dichiarato lei stessa "le persone Lgbtq+ hanno aspettato troppo a lungo l'uguaglianza". E pare che il disegno di legge sarà votato dal parlamento polacco entro marzo, con un'urgenza che arriva anche dal recente pronunciamento della Corte europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo, che ha sancito che il mancato riconoscimento delle coppie omosessuali da parte di Varsavia viola i loro diritti umani.

In realtà, i tre partiti ora al potere hanno solo concordato nel loro patto di coalizione di perseguire i crimini d'odio contro la comunità Lgbtq+, senza spingersi oltre. Esiste infatti una certa distanza, anche se non abissale, tra i partner di governo. A confermare tale distanza, la Terza via ha reso noto che si opporrà ad un eventuale riconoscimento legale dei matrimoni omosessuali, una battaglia portata avanti invece da Lewica. Ma anche sul tema delle unioni civili, decisamente meno controverso, non c'è ancora sicurezza su come voteranno i deputati del Psl, l'ala più conservatrice della Terza via.

La Polonia è uno di cinque Paesi Ue che ancora non permettono alle coppie dello stesso sesso di formalizzare le loro relazioni, insieme a Bulgaria, Lituania, Romania e Slovacchia (la Lettonia non fa più parte di questo gruppo dal novembre dello scorso anno). Dal 2020 la Polonia è stata classificata ripetutamente come il peggior Stato membro per le persone Lgbtq+ nella classifica "Rainbow Europe" compilata annualmente da ILGA-Europe, una ong con sede a Bruxelles.

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