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Sabato, 27 Aprile 2024
Ricostruzione dell'Ucraina

Perché l'Europa non riesce a usare i miliardi sequestrati ai russi

Von der Leyen promette che Mosca pagherà la ricostruzione "con i fondi congelati degli oligarchi e i beni della sua Banca centrale". Ma poi viene smentita da un documento della Commissione

La Russia pagherà, anzi no. L'annuncio di ieri della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, avrà fatto ben sperare il governo di Kiev, che chiede da mesi di destinare all'Ucraina gli asset congelati agli oligarchi russi e alla Banca centrale di Mosca. "La Russia deve pagare per i suoi orribili crimini", ha tuonato von der Leyen, per poi garantire che "con i nostri partner, faremo in modo che la Russia paghi per la devastazione che ha causato con i fondi congelati degli oligarchi e i beni della sua Banca centrale".

La retromarcia

Poche ore dopo l'annuncio di von der Leyen, la Commissione ha però pubblicato un Opinion paper sull'uso dei beni congelati per sostenere la ricostruzione dell'Ucraina. Il documento ha chiarito tutti gli ostacoli legali alla confisca e al riutilizzo degli asset russi. "Il congelamento dei beni nell'ambito delle misure restrittive dell'Ue non può essere considerato un primo passo verso la confisca", mette in chiaro il documento redatto dai funzionari europei. Affinché il bene sequestrato venga infatti devoluto a un'utilità sociale, in questo caso alla ricostruzione del Paese invaso, serve la condanna di un giudice. Ma per quale reato?

Un reato ad hoc

Un oligarca russo, per quanto legato a Vladimir Putin, non può infatti subire la confisca dei beni senza aver compiuto alcun crimine. Di qui l'idea Ue di crearne uno nuovo. Il 28 novembre scorso il Consiglio ha adottato la decisione che identifica la violazione delle sanzioni dell'Unione europea come nuovo reato dell'Ue. "Ciò apre la strada alla Commissione per proporre una direttiva sulla definizione dei reati e delle sanzioni per la violazione delle misure restrittive dell'Ue" e "questa proposta sarà collegata alla direttiva sul recupero e la confisca dei beni, in modo che quest'ultima si applichi ai beni derivanti o utilizzati per violazioni di misure restrittive", si legge nell'Opinion paper.

In altre parole, laddove si riuscirà a provare che un oligarca abbia violato le sanzioni Ue, i suoi averi saranno confiscabili ai sensi del nuovo reato. Tuttavia, anche questa strada legale si dovrà scontrare con un altro principio giudico, ovvero l'irretroattività nel diritto penale. Come spiegato da un funzionario Ue, la possibilità di confiscare i beni dei russi sequestrati nell'Ue inizierà a portare denaro nelle casse di Kiev solo a partire dall'accertamento di eventuali future violazioni delle sanzioni di Bruxelles. 

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A chi vanno i soldi confiscati

Un altro aspetto che complica il trasferimento delle risorse congelate a un fondo per la ricostruzione dell'Ucraina è che gli eventuali beni confiscati resterebbero comunque nella disponibilità degli Stati membri, non dell'Unione europea. "Eventuali proventi provenienti da beni confiscati dagli Stati membri, o dalla loro vendita, potrebbero essere convogliati verso l'Ue - o verso un "Fondo comune" autonomo o verso lo strumento dell'Ue previsto per la ricostruzione dell'Ucraina (ad esempio, il Rebuild Ukraine Facility)  - per mezzo di un trasferimento volontario o obbligatorio", ha proposto la Commissione. Ma affinché ciò avvenga ci vuole il consenso dei governi nazionali.

Il mistero sui soldi russi congelati nell'Ue

Insomma, l'utilizzo degli asset russi congelati nell'Ue per ricostruire l'Ucraina è molto difficile da realizzare a causa degli ostacoli fissati dall'architettura giuridica europea. E a dirla tutta, Bruxelles non è stata capace nemmeno di quantificare le risorse che verrebbero destinate a Kiev qualora l'Ue dovesse riuscire nell'impresa della confisca. "Al 25 novembre 2022, l'importo totale dei beni privati congelati nell'Ue" ai sensi delle sanzioni alla Russia "ammontava a quasi 18,9 miliardi di euro", si legge nell'introduzione del documento, che poi precisa gli ampi margini di discrezionalità degli Stati membri nelle comunicazioni all'Ue dei beni sequestrati e che propone diverse misure per rafforzare la tracciabilità e l'identificazione di tali beni.

"Per quanto riguarda i beni pubblici russi, al momento non è noto l'esatto importo totale 'immobilizzato' nell'Ue a causa dei divieti di transazione", ha ammesso ancora la Commissione. "Le riserve internazionali della Banca centrale russa sono 'immobilizzate', nella misura in cui si trovano nei Paesi del G7 e nell'Ue, per un importo totale stimato in 300 miliardi di dollari", ha aggiunto Bruxelles. E per usare questi soldi l'Ue non solo dovrebbe trovare un accordo con i suoi 27 Stati membri ma anche con Usa, Giappone, Regno Unito e Canada.

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