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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Per gli Usa uccidere dieci civili (in gran parte bambini) è un "errore in buona fede"

Il Pentagono Usa assolve se stesso. Ad agosto un attacco aereo contro presunti terroristi a Kabul finì in tragedia

È stato “un errore in buona fede” quello che ha portato all’uccisione di 10 persone, di cui sette bambini, a Kabul qualche mese fa. Un raid statunitense aveva fatto saltare in aria un’automobile e un’abitazione, dove i servizi d’intelligence erano convinti si nascondessero dei terroristi pronti a sferrare l’ennesimo attentato. Invece, come già riconosciuto poche settimane dopo, a morire sono stati civili innocenti. Ma un nuovo rapporto del Pentagono declina ogni responsabilità da parte delle forze armate, che avrebbero interpretato erroneamente i dati a loro disposizione. L’attacco era stato condotto per prevenire un nuovo attentato da parte dell’Isis-K, la costola dello Stato Islamico attiva nel Paese.

Il rapporto Said

Lo stabilisce un’indagine indipendente del Pentagono secondo cui, come riporta il Guardian, l’attacco aereo è stato un “tragico errore” ma non è stato commesso in malafede, né c’è stata negligenza o condotta criminale da parte dell’aeronautica che l’ha eseguito. Sami Said, il luogotenente che ha redatto il rapporto su richiesta del segretario alla Difesa Lloyd Austin, ha sostenuto che “l’indagine non ha evidenziato alcuna violazione della legge, incluso il diritto dei conflitti armati. Errori di esecuzione combinati con un bias di conferma (pregiudizio cognitivo per cui si prediligono le informazioni che confermano le proprie convinzioni o ipotesi, ndr) e interruzioni della comunicazione hanno portato a perdite civili deplorevoli”. Ad esempio, le informazioni in possesso dei militari puntavano al fatto che i terroristi si scambiassero gli esplosivi all’interno di borse per computer. Così, quando hanno osservato qualcuno scambiarsi una borsa del genere, hanno ritenuto di aver sotto gli occhi dei terroristi: invece, ha ammesso Said, “è venuto fuori, e possiamo affermarlo, che si trattava di una borsa per computer” vera e propria.

Morte dal cielo

Il raid americano del 29 agosto, a quanto pare, è stato guidato da una cattiva interpretazione delle informazioni in possesso dell’intelligence, a partire dalla scelta del bersaglio: una Toyota Corolla parcheggiata nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale, che era stata monitorata per le precedenti 8 ore. L’aeronautica era stata informata che su un’automobile di quel modello si sarebbero dovuti trovare degli esplosivi come quelli usati nell’attentato del 26 agosto, in cui avevano perso la vita oltre 180 persone, tra cui 13 militari americani. “L’obiettivo dell’attacco, il veicolo, il suo contenuto e gli occupanti, erano stati genuinamente ritenuti sul momento come una minaccia immediata alle forze e alla missione statunitensi”, ha dichiarato Said. Tuttavia, è stata seguita l’auto sbagliata. Inoltre, i militari ritenevano anche che l’abitazione adiacente, anch’essa colpita dall’attacco, fosse vuota: “Erano convinti che l’edificio non avesse bambini all’interno. Ma non era così”, ha aggiunto il luogotenente. Nessuna tra le persone coinvolte nell’operazione si era accorta di un bambino, pure visibile nelle riprese, che era entrato nella zona d’ingaggio appena due minuti prima del lancio del missile. Di bambini ne sarebbero morti 7, insieme a 3 afgani adulti (di cui, pare, uno aveva precedentemente collaborato con gli occupanti americani): di terroristi, neanche l'ombra.

Valutazioni (ir)ragionevoli

I vertici militari di Washington avevano già ammesso il “tragico errore” (definito “onesto”) qualche settimana dopo l’attacco, il 17 settembre, impegnandosi a risarcire le famiglie delle vittime. Tuttavia, come emerge dalla relazione di Said, non viene ammesso un singolo momento di errore né una singola persona che possa essere incolpata per l’accaduto. Said ha aggiunto che, stando alle informazioni in suo possesso, non c’erano basi sufficienti per avviare sanzioni disciplinari, ma che comunque questa decisione non spetta a lui. Secondo il luogotenente, “non era irragionevole” giungere alle conclusioni cui è arrivata l’aeronautica, sulla base delle informazioni in suo possesso: “Si è solo svelato incorretto”. Una raccomandazione centrale che Said avrebbe fatto ai piani alti dell’esercito nella propria relazione (che rimane riservata) è quella di affiancare un “red team” a chi lancia gli attacchi, con il compito specifico di mettere in discussioni le conclusioni raggiunte sulla base delle informazioni raccolte, per cercare di limitare gli effetti del bias di conferma.

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