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Venerdì, 26 Aprile 2024
Venti di guerra / Ucraina

Chi sta inviando armi all'Ucraina. E chi dice no

I deputati ucraini ringraziano in Parlamento le nazioni che stanno donando mezzi e tecnologie belliche. Tra questi anche alcuni Paesi Ue, ma non Germania e Italia

Entra nel vivo la corsa alla solidarietà con l’Ucraina da parte dei Paesi occidentali che vogliono dimostrarsi, nelle parole e nei fatti, vicini a chi rischia l’invasione russa. Alla mobilitazione negli ultimi mesi di oltre 100 mila soldati di Mosca al confine con l’ex repubblica sovietica, diversi Paesi della Nato hanno risposto con l’invio di missili anticarro, droni, artiglieria e tecnologie di ogni tipo. Per capire quali governi esteri sono considerati più solidali con Kiev basta guardare le bandiere esposte ieri dai parlamentari ucraini in Aula in segno di riconoscenza.

In bella vista si notano le bandiere delle nazioni che hanno donato più armi a Kiev: dal Regno Unito ai Paesi baltici, dagli Usa alla Polonia, passando per il Canada e la Turchia. Quest’ultima vuole assumere il ruolo di mediatore nel conflitto e per questo è uno dei principali fornitori all’Ucraina dei droni da guerra che si sono recentemente rivelati estremamente efficaci negli ultimi conflitti in Armenia e Azerbaigian.

Da Londra sono invece arrivati aerei pieni di armamenti anticarro che, secondo gli inglesi, possono essere utilizzati solo in modo difensivo. Il Regno Unito non è nuovo alle azioni di sostegno militare a Kiev. Nel 2015 Londra ha coordinato l’addestramento dell'esercito ucraino.

Le forze armate del Paese dell’Est devono molto anche al sostegno ricevuto da Stati Uniti e Canada. Dalla Casa Bianca sarebbero già arrivate forniture belliche per un valore di oltre 200 milioni di dollari. Anche Ottawa ha garantito il suo contributo al rafforzamento dell’esercito ucraino facendo sapere di considerare la fornitura di armi “un ottimo deterrente” al potenziale conflitto con la Russia. 

All'interno dell'Unione europea c'è poi un gruppo di Paesi che ha per ora scelto una via di mezzo, ossia rafforzare non direttamente l'esercito di Kiev (una delle accuse che Mosca rivolge all'Occidente e che, secondo Putin, dimostra la volontà di allargare la Nato all'Ucraina violando gli accordi Osce), bensí di aumentare il sostegno militare al confine Ue con l'Ucraina. Tra questi Stati ci sono Francia e Olanda. Parigi ha di recente annunciato l'invio di centinaia di soldati in Romania, per esempio. 

Chi invece la pensa in modo diverso è la Germania, che, insieme all'Italia, è tra i Paesi dell'Ue e della Nato che sta frenando sulla militarizzazione dell'Ucraina. Da Berlino finora è arrivata solo una fornitura di 5 mila caschi militari che ha suscitato più ironia che gratitudine. “Cos’altro dovremmo aspettarci? Cuscini?”, si è domandato con sarcasmo il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, entrato in politica dopo una lunga carriera sportiva nella boxe.

Al netto delle battute dell’ex pugile, Berlino non ha mai fatto mistero di essere contraria all’approccio militare alla crisi russo-ucraina. Parte della politica tedesca considera infatti controproducente l’incremento di capacità militare dell’Ucraina che potrebbe legittimare i timori russi sulle mire espansioniste dell’Occidente ai danni dell’ex impero sovietico. Al netto delle valutazioni di carattere geopolitico, la Germania - come l’Italia e la Francia - conta su una forte partnership economica con la Russia che, almeno in tempi di pace, porta benefici alla ricchezza nazionale di entrambi i Paesi. Ma se il conflitto armato dovesse iniziare, fanno notare tanti osservatori, sarà alquanto difficile risolverlo con argomentazioni di soft power come quelle economiche.

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