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Sabato, 27 Aprile 2024
La rivelazione / Regno Unito

La rivelazione del campione olimpionico: "In realtà sono un migrante irregolare"

Il britannico Mo Farah ha raccontato la sua storia alla Bbc, il suo vero nome è Hussein Abdi Kahin, arrivato sull'isola a 9 anni con dei documenti falsi

È uno dei più grandi atleti di sempre della Gran Bretagna vincendo quattro volte l'oro alle Olimpiadi, due dei quali a Londra, raggiungendo la glora nel Paese al punto tale da guadagnarsi il titolo di Sir. Ma ora Mo Farah ha deciso di raccontare tutta la verità, a partire dal fatto che il suo nome in realtà è Hussein Abdi Kahin, e di essere un immigrato irregolare, introdotto clandestinamente nel Regno Unito dai trafficanti quando aveva nove anni e proveniente da Somaliland. Come ha raccontato in una intervista alla Bbc fu portato nel Regno Unito sotto falsa identità per lavorare come domestico.

La medaglia d'oro sui 5 e 10 mila metri ai Giochi di Londra nel 2012 e di Rio nel 2016 ha rivelato di essere arrivato sull'isola dal Gibuti, e non - come sostenuto finora - dalla Somalia. E ancora: non in compagnia dei genitori come rifugiati, bensì accompagnato da una donna che non aveva mai visto prima d'ora, con un documento falso a nome di Mohamed Farah. "So di avere preso il posto di qualcun altro, mi chiedo spesso che fine abbia fatto il vero Mohamed". Contrariamente a quanto sempre detto, i suoi genitori non hanno mai vissuto nel Regno Unito: suo padre Abdi è morto durante la guerra civile somala quando l'atleta aveva solo quattro anni; la madre e i suoi due fratelli vivono tutt'ora nella fattoria di famiglia, in Somalia. "Non appena siamo arrivati nel Regno Unito, la signora, che mi avrebbe dovuto accompagnare dai parenti già residenti nel Regno Unito, mi ha strappato di mano i documenti. Ho capito che ero nei guai. Da lì in avanti ho dovuto fare le pulizie di casa e occuparmi dei bambini, se volevo trovare qualcosa da mangiare nel piatto".

Solo a 12 anni Mo, quando ancora non parlava l'inglese, ha finalmente iniziato ad andare a scuola: "Ma ero completamente emarginato. Mi ha salvato la corsa. La differenza fra me e tutte le persone che hanno fatto il mio stesso percorso è stato che io almeno potevo correre veloce". L'insegnante di educazione fisica, Alan Watkinson, lo notò quando lo vide correre in pista: "L'unica lingua che sembrava capire era la lingua dell'educazione fisica e dello sport". "L'unica cosa che potevo fare per allontanarmi da questa situazione era uscire e correre", ha raccontato l'atleta. Allora l'insegnante di educazione fisica ha contattato i servizi sociali e lo ha aiutato ad essere affidato a un'altra famiglia somala. "Da quel momento tutto è migliorato. Mi sentivo come se molte cose mi fossero state tolte dalle spalle. È allora che è uscito fuori Mo, il vero Mo". A 14 anni è stato invitato a gareggiare per le scuole inglesi in una gara in Lettonia, ma non aveva alcun documento di viaggio.

Il signor Watkinson lo ha aiutato a richiedere la cittadinanza britannica con il nome di Mohamed Farah e questa gli è stata concessa nel luglio del 2000. Nel documentario trasmesso dalla tv britannica l'avvocato Alan Briddock dice a Sir Mo che la sua nazionalità è stata tecnicamente "ottenuta con una frode". Legalmente, il governo potrebbe ritirargli la nazionalità britannica. Nel suo caso è un rischio quasi inesistente.

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