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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lo scenario / Regno Unito

Johnson 'sull'orlo dell'abisso', perché il premier britannico stavolta rischia davvero

Due pezzi da 90 del governo hanno dato le dimissioni dopo l'ennesimo scandalo e in polemica sulle scelte economiche del leader dei conservatori, che diventa ogni giorno più solo

On the brink. Sull'orlo dell'abisso. È questa l'espressione più utilizzata sui quotidiani britannici per definire la posizione di Boris Johnson. Dopo le ultime due dimissioni eccellenti dal governo di ieri, quella del Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e del Segretario di Stato alla Salute, Sajid Javid, anche i giornali più vicini ai conservatori lo danno per spacciato. A esultare per l'addio dei due è stato solo il Daily Express, tabloid ultraconservatore, che ha sposato la narrativa del premier secondo cui adesso l'esecutivo avrà mani libere per abbassare le tasse. Perché sono le politiche fiscali il vero nodo che sta spaccando i Tory.

Ieri le due scosse di terremoto si sono susseguite nel giro di dieci minuti. Alle 6:02 del pomeriggio Javid ha pubblicato la sua lettera di dimissioni, dopo soli 9 minuti è arrivata quella di Sunak. I due affermano di non essersi consultati o coordinati, ma risulta davvero difficile crederci. La motivazione ufficiale dell'addio è stato l'ennesimo scandalo, il fatto che si è scoperto che Johnson, quando aveva scelto Chris Pincher come vice capogruppo a Westminster, già sapeva delle voci che circolavano sulle accuse di molestie sessuali nei suoi confronti, accuse che poi sono state in seguito riportate anche da diversi giornali nei mesi scorsi, montando uno scandalo che si è concluso con le dimissioni di Pincher la settimana scorsa. Nella sua lettera Javid ha sostenuto che il premier non ha mostrato "umiltà, presa e una nuova direzione" per il suo governo. "Mi dispiace dirlo, ma per me è chiaro che la situazione non cambierà sotto la sua guida, e quindi lei ha perso la mia fiducia", ha scritto.

Johnson l'ha scampata, ma ora viene la parte più difficile

Anche Sunak è poi "giunto a malincuore alla conclusione che non possiamo continuare così", ha dichiarato nella sua missiva, per poi entrare nel vivo delle differenze col premier. "L'opinione pubblica si aspetta giustamente che il governo sia condotto in modo corretto, competente e serio", mentre Johnson starebbe ingannando gli elettori sullo stato di difficoltà dell'economia e sulla necessità di prendere "decisioni difficili". "Credo che il pubblico sia pronto a sentire la verità", ha detto l'ex Cancelliere, aggiungendo che Johnson e lui sono "fondamentalmente" in disaccordo sulla politica economica. "La nostra gente sa che se qualcosa è troppo bello per essere vero, allora non è vero".

E quello che è troppo bello per essere vero è la possibilità di abbassare le tasse dopo che per due anni il liberista Regno Unito è diventato socialista elargendo soldi a frotte a cittadini e imprese per placare le conseguenze del lockdown. Johnson e Sunak sono stati una coppia molto affiatata durante la pandemia e il responsabile nazionale dell'economia ha mostrato grande fedeltà al premer anche nei momenti più difficili del Partygate, lo scandalo delle feste organizzate al numero 10 di Downing Street quando era vietato, sostenendolo anche quando contro di lui i ribelli del partito hanno chiesto la sfiducia il mese scorso.

Ma i rapporti si stavano deteriorando già da settembre, quando Johnson ha chiesto un aumento dei sussidi sociali a cui il Cancelliere era contrario, spingendo contemporaneamente per una riduzione delle tasse da attuare già all'inizio del prossimo anno. Sunak era preoccupato per la fattibilità di una mossa del genere in un periodo di inflazione alle stelle. Il Consiglio dei ministri spingeva anche per un taglio dell'Iva, ma il Cancelliere temeva che avrebbe ancora alimentato l'inflazione, portando a una recessione più lunga e profonda. Johnson vuole poi annullare l'aumento, previsto per il prossimo anno, dell'imposta sulle società dal 19% al 25%, un'altra mossa osteggiata da Sunak che ritiene che l'aumento sia necessario per risanare le finanze pubbliche malconce dopo la pandemia.

Intanto oggi altri tre membri del governo hanno deciso di lasciare, e la fronda contraria al premier continua a ingrossare le sue fila. È chiaro che per Johnson è sempre più difficile rimanere al potere. L'ex sindaco di Londra in passato è stato capace di ribaltare situazioni molto difficili per lui, ma questa volta sarà particolarmente dura.

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