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Venerdì, 26 Aprile 2024
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In Irlanda riaprono ristoranti e palestre per Natale: come Dublino è diventata un modello

Il Paese ha ridotto del 70% i casi di contagi tra inizio ottobre e oggi, muovendosi in anticipo e adottando poche ma semplici misure. Una strategia che adesso sta dando i suoi frutti

Altro che Germania. Se c'è un Paese Ue che, nell'inverno europeo funestato dal Covid-19, sta domando la seconda ondata, bisogna andare più a nord, per la precisione in Irlanda. Come racconta l'AdnKronos, mentre da Berlino a Roma, passando per Amsterdam, ci si prepara alla serrata di Natale, a Dublino stanno riaprendo addirittura le palestre.

Il riconoscimento alla strategia irlandese è arrivato da un esponente del partito di Angela Merkel: l'Irlanda, un "modello" al quale dovrebbero guardare tutti gli altri Paesi Ue, secondo il responsabile Salute del gruppo del Ppe nel Parlamento europeo Peter Liese (Cdu). Inclusa la Germania, dove "eravamo un modello" nella gestione del coronavirus, ma ora, sospira Liese in un briefing con la stampa a Bruxelles, "non lo siamo più". Basta guardare quello che sta succedendo in Sassonia, "una nuova Bergamo". La 'Irish way' alla gestione del Sars-CoV-2, spiega Liese, che si stupisce di come nessuno in Europa parli di quello che sta succedendo nell'isola di Smeraldo, è fatta non solo di lockdown mirati, ma anche di "misure più astute" e intelligenti.

In ottobre, all'avvio della seconda ondata, spiega Liese, che è medico, l'Irlanda contava qualcosa come 156 positivi per ogni 100mila abitanti negli ultimi sette giorni, un tasso "molto più alto che in Germania". A quel punto a Dublino hanno fatto ricorso non solo ai lockdown, ma, appunto, anche a misure più mirate e "astute". Hanno vietato per legge di incontrarsi al chiuso, con qualche eccezione per le persone sole, ma hanno consentito ai residenti di incontrarsi all'aperto, magari per una passeggiata al parco, dato che il contagio all'aria aperta è "18 volte" meno probabile che al chiuso. Il problema è che, continua Liese, negli altri Paesi dell'Ue si continua a fare esattamente "il contrario". Fuori dall'Irlanda, come ad esempio in Germania, "sei punito se incontri qualcuno all'aperto, non se lo incontri al chiuso", dato che il controllo è molto più difficile nelle case delle persone. All'aperto, semplicemente, è più difficile contagiarsi: "Molti Stati membri non rispettano questo semplice fatto", osserva.

Nel gruppo Ppe l'ex premier Leo Varadkar ha parlato, con "molta umiltà", dell'esperienza irlandese ai colleghi eurodeputati: il problema del divieto di incontrarsi in casa, naturalmente, è l'enforcement, poiché controllare nelle abitazioni è molto più difficile e invasivo che all'aperto, ancora di più in Paesi democratici. In Irlanda, ha spiegato Varadkar ai colleghi del Ppe, non hanno creato uno Stato di polizia, ma hanno semplicemente vietato per legge gli incontri al chiuso (con determinate eccezioni). E hanno constatato che, una volta che una legge è in vigore, la popolazione tendenzialmente la rispetta, senza bisogno che la polizia faccia irruzione nelle case.

Seconda misura "astuta" e decisiva adottata dagli irlandesi, spiega ancora Liese, è stato rendere "obbligatorio lavorare da casa", rendendo lo smart working, ovunque sia possibile, la regola e non l'eccezione. In altri Paesi invece, come in Belgio, "le aziende chiedono ai dipendenti di rientrare negli uffici", anche in piena pandemia, ragion per cui "probabilmente" i numeri torneranno a salire. Le misure in Irlanda hanno funzionato finora così bene che "hanno riaperto i ristoranti e anche le palestre", dato che il virus ormai circola poco, quindi "se lo possono permettere". Sull'isola hanno avuto giorni con "zero morti", situazione che gran parte d'Europa ora vede come un miraggio. Sono passati dai 156 casi per 100mila abitanti di inizio ottobre ai 46 di oggi (su 7 giorni, ma anche su 14 giorni l'incidenza è "simile"). Liese è dunque "convinto" che "seguire il modello irlandese darebbe risultati" anche in altri Paesi. E continua a pregare i giornalisti di "parlarne", perché gli Stati membri dell'Ue, anche quelli più grandi, dovrebbero guardare oltre i propri confini, imitando i 'confratelli', magari più piccoli, che indovinano una ricetta che funziona per contrastare la pandemia. 

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