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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Nelle chat immagini di rifugiati in camere a gas e di Hitler, sospesi 29 poliziotti in Germania

Linea dura contro gli agenti, 14 dei quali saranno immediatamente radiati. Il ministro: "Queste persone hanno buttato via il diritto di indossare l'uniforme. Non deve esserci pietà per loro"

L'immagine di un rifugiato nelle camere a gas, quella di un bambino nero a cui viene sparato oltre a effigi di Hitler e svastiche. Sono queste alcune delle foto che venivano condivise in alcune chat di WhatsApp delle quali facevano parte diversi poliziotti in Germania.

Per questo 29 agenti sono stati sospesi dal servizio e verranno sottoposti a procedimento disciplinare, dopo la scoperta di quello che la stampa tedesca definisce "uno dei più gravi scandali legati all'estremismo di destra" all'interno delle forze dell'ordine del Paese. Quattordici di loro dovrebbero essere radiati immediatamente. “È una vergogna”, ha detto Herbert Reul, ministro dell'Interno del land del Nord Reno Westfalia, annunciando i provvedimenti in una conferenza stampa a Duesseldorf, organizzata dopo una serie di perquisizioni mirate in 34 dipartimenti di polizia e abitazioni private a Duisburg, Essen, Moers, Muelheim e Oberhausen.

Il materiale condiviso includeva "la più disgustosa e ripugnante agitazione neonazista, razzista e anti-rifugiati", ha sottolineato Reul, che ha chiesto la linea dura perché “queste persone hanno buttato via il diritto di indossare l'uniforme. Non deve esserci pietà per loro, nessun senso di cameratismo fuori luogo”, ha tuonato. Tra i contenuti offensivi rintracciati in chat diversi slogan razzisti e di estrema destra, aperte incitazioni all'odio. Il materiale è stato diffuso in almeno cinque gruppi WhatsApp utilizzati interamente o in gran parte da agenti di polizia: uno di questi apparentemente è stato creato nel 2012 e quello che conteneva il maggior numero di contenuti nel 2015. Tra gli agenti sotto inchiesta ci sarebbero anche sei donne e un numero non specificato con origini straniere.

"Dobbiamo fare domande spiacevoli a noi stessi. Chi lo sapeva? Perché è stato tollerato per anni? Da chi?", ha esortato Reul. Il caso punta i riflettori sulla diffusione dell'ideologia neonazista nelle forze di polizia tedesche, una questione che gli alti funzionari della sicurezza avevano in precedenza minimizzato nonostante la crescente minaccia dell'estrema destra avvertita negli ultimi anni. Il ministro degli Interni, Horst Seehofer, lo scorso luglio ha respinto le richieste di un'indagine sulla portata della profilazione razziale da parte della polizia, insistendo sul fatto che non c'era "nessun problema strutturale".

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