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Sabato, 27 Aprile 2024
Transizione verde / Germania

La batteria auto 100% europea parla italiano, ma l'ha comprata la Germania

Berlino investe 900 milioni di euro sulla svedese Northvolt, fondata da un ingegnere torinese: la produzione della gigafactory inizierà nel 2026

La Germania avrà la sua prima fabbrica di batterie per auto elettriche fatte in casa. E di mezzo c'è un ingegnere italiano emigrato all'estero, la cui azienda, fondata in Svezia, è diventata così importante pe il futuro dell'automotive europea da finire al centro di un braccio di ferro tra Usa e Ue a colpi di sussidi. Alla fine, l'ha spuntata Berlino, che ha ottenuto il via libera della Commissione europea a investire 902 milioni di euro di fondi pubblici per costruire un maxi gigafactory a Heide. La stessa cifra che il governo tedesco intende risparmiare tagliando le esenzioni su veicoli elettrici e diesel agli agricoltori, scesi in questi giorni in piazza per protesta contro tali tagli.

L'ingegnere visionario

Ma andiamo per ordine. L'ingegnere italiano si chiama Paolo Cerruti, ha 53 anni, e dopo un master al Politecnico di Torino in ingegneria aerospaziale, è volato all'estero in cerca di fortuna. L'ha trovata prima alla Nissan, poi alla Renault e infine alla Tesla, nella Silicon Valley. Qui, alla corte di Elon Musk, si è fatto un nome nel settore dell'auto elettrica. Ma dopo quattro anni negli Stati Uniti, ha deciso di mettersi in proprio e tornare in Europa: insieme al collega Peter Carlsson fonda la Northvolt, in Svezia.

Mentre le grandi case automobilistiche, a partire dalla tedesca Volkswagen, sono alle prese con lo scoppio dello scandalo Dieselgate e cercano di salvare la tecnologia del motore a combustione, Cerruti e Carlsson guardano al futuro e puntano tutto sulla mobilità elettrica. La start-up nasce con il motto: prima vengono le competenze, ossia realizzare attraverso la ricerca una tecnologia agli ioni di litio competitiva a livello internazionale, e poi i fondi. Con il passare del tempo, però arrivano anche i soldi, e tanti: Bmw, Volvo e soprattutto Volkswagen. 

L'arrivo di Volkswagen

Northvolt cresce e quando l'Ue comincia a fare i conti con il suo ritardo sullo sviluppo della mobilità elettrica rispetto a Cina e Usa, i fari si accendo sulla start-up di Cerruti. Northvolt potrebbe diventare la prima produttrice di batterie 100% europea e comincia ad aprire le prime gigafactory, partendo chiaramente dalla Svezia. La Volkswagen decide di portarla in Germania, diventando con il 21% di quote il primo azionista. L'operazione, che ha come orizzonte la creazione della gigafactory a Heide, ottiene la promessa del governo tedesco di un sussidio statale di 900 milioni di euro.

Siamo nel maggio 2023. Essendo quelli tedeschi degli aiuti di Stato, occorre il via libera della Commissione europea, che vigila sul rispetto delle norme sulla concorrenza nel mercato unico europeo. Prima con il Covid, poi con la crisi energetica, Bruxelles ha chiuso più di un occhio sugli aiuti di Stato, favorendo proprio Berlino, che da sola ha rappresentato in questi anni la metà dei sussidi pubblici erogati dai 27 governi Ue. Lo strapotere tedesco ha fatto storcere il naso a più di un Paese europeo, e questo ha complicato l'affare Northovolt. Inoltre, il cancelliere Olaf Scholz ha dovuto fare i conti con il freno tedesco dell'austerity, che lo ha costretto a rivedere il bilancio tagliando 14 miliardi. 

Lo scoglio degli aiuti di Stato

Il sogno della gigafactory 100% europea in Germania sembra complicarsi a fine 2023, quando l'azienda di Cerruti annuncia un accordo con il Canada: lì, c'è l'Inflation reduction act varato dagli Stati Uniti, un piano di maxi sussidi che mira proprio a creare una filiera dell'auto elettrica tutta nel Nord America facendo asse con i canadesi e i messicani. Il piano del presidente Joe Biden viene visto come una minaccia da Bruxelles, e in effetti il rischio di vedersi scippare Northvolt lo dimostra. 

Si arriva così alla decisione di lunedì della Commissione: il via libera all'aiuto di Stato di Berlino viene concesso proprio "per impedire che progetti di investimento europei siano 'dirottati' verso gli Stati Uniti", ha spiegato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager durante una conferenza stampa in cui, al suo fianco, c'era il vicecancelliere tedesco Robert Habeck (a sottolineare l'importanza del momento). La produzione della gigafactory dovrebbe entrare a regime nel 2026.

Le proteste degli agricoltori

Habeck, leader dei Verdi, è tra i principali fautori della transizione dal motore a combustione (una sorta di orgoglio patrio per i tedeschi) a quello elettrico. Ed è anche il principale bersaglio delle proteste degli agricoltori di casa. Nella revisione del bilancio, il suo governo ha pensato bene di confermare l'investimento per Northvolt, ma di tagliare i sussidi alle aziende agricole: stop all'esenzione dalla tassa automobilistica per i veicoli agricoli e alle agevolazioni fiscali sul diesel. I risparmi per le casse di Berlino da questi tagli, che hanno scatenato una vera e proprio rivolta del settore, ammonterebbero a circa 900 milioni di euro all'anno. La stessa cifra che sarà versata per la produzione di batterie. 

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