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Sabato, 27 Aprile 2024
Religione in crisi / Germania

Perché in Germania centinaia di chiese vengono distrutte o trasformate in palestre

Il numero di fedeli cattolici è in netto calo. Il Vaticano non investe, così vengono demolite o trasformate in gallerie e centri sportivi

Otre 600 chiese cattoliche chiuse in poco meno di vent'anni. Intere comunità decimate e rimaste orfane di luoghi di culto. La situazione in Germania non è il frutto di persecuzioni ma di una inesorabile disaffezione e secolarizzazione della società tedesca, che si è progressivamente allontanata dalla religione cattolica, svuotando i centri di riferimento. Dopo le chiusure, decine di edifici di culto sono state distrutte e sostituite con altre strutture, come scuole o case di cura, numerose altre sono ancora in piedi ma anziché per pregare le persone le usano per fare arrampicata o organizzare eventi. E il Vaticano? Secondo le comunità cattoliche teutoniche, a fronte delle loro proteste tutto tace. Tenere in vita una chiesa costa e i vertici del papato non intendono continuare a investire in quel territorio.   

Chiese sconsacrate e poi chiuse

Una delle città più colpite è Kiel. In questa cittadina di 240mila abitanti, nel nord della Germania, in pochi mesi cinque chiese cattoliche hanno fermato le porte a causa di difficoltà finanziarie. Prosperano relativamente ortodossi e protestanti, con questi ultimi che rappresentano ormai la maggioranza dei cittadini. Alcuni edifici sono già stati sostituiti con centri residenziali, altri come la Chiesa della Santa Croce sono ancora in piedi, ma sono stati sconsacrati e hanno chiuso i battenti. A protestare contro questo declino restano solo parrocchiani in pensione. "Tutte le nostre proteste sono fallite", ha detto alla tv tedesca DW Rüdiger Kirkskothen. "Abbiamo anche scritto al Vaticano. Neppure questo è servito", ha precisato il 79enne. 

L'arcidiocesi di Amburgo tra le più colpite

La situazione a Kiel è solo la punta dell'iceberg. Tra le aree più colpite dalle chiusure degli edifici ecclesiastici c'è l'arcidiocesi di Amburgo, a cui appartiene Kiel, come pure la città di Lubecca, sul Mar Baltico, le diocesi di Aquisgrana ed Essen, così come la diocesi di Augusta, tradizionalmente cattolica e dove i vescovi tedeschi tengono la loro assemblea generale. Dei "24.500 edifici ecclesiastici sacri" che risultavano fino a una ventina di anni fa, oggi almeno 500 hanno perso questo attributo. La maggior parte (22.800) sopravvive alla demolizione solo perché classificata anche come "edifici storici". Le chiese che invece non hanno più di 150 anni o che sono state costruite dopo la seconda guerra mondiale vengono più facilmente demolite o sconsacrate.

Dal Padre Nostro all'arrampicata

Qual è il destino di questi edifici? Molti vengono direttamente rasi al suolo per essere sostituiti con abitazioni o case di cura. Nella migliore delle ipotesi si opta per la "conversione". Tra pale d'altare e navate vengono così ospitate gallerie d'arte, come pure palestre per l'arrampicata, pub o sale funerarie. Il fenomeno sta interessando la curia, ma anche architetti e urbanisti chiamati a dare nuova vita a questi spazi per evitare che, oltre ai fedeli, vada persa anche la possibilità di accesso e sia l'abbandono totale a distruggerle. In base ai dati forniti dalla Conferenza episcopale tedesca alla tv nazionale tedesca DW, dal 2005 sono 650 le chiese cattoliche che "non sono più utilizzate per il culto". Negli ultimi cinque anni c'è stata un'accelerazione del processo di secolarizzazione, con una perdita media di 28 chiese all'anno.

Fedeli in calo

Alla base di questa crisi c'è una diminuzione del numero dei fedeli, a cui si sono sommati gli effetti  della pandemia, che ha spinto le persone ad allontanarsi dagli spazi collettivi. Un tedesco su due dichiara ormai di non appartenere ad alcuna chiesa cristiana. Anche all'interno delle comunità ancora in vita, in pochi (tra il 5 e il 6%) frequentano abitualmente, partecipando alle messe o ad altre attività ecclesiali. Con gli edifici vuoti, diventa difficile se non inutile mantenere e riscaldare le chiese, i cui costi ammontano a circa 100mila euro l’anno. Spese diventate ormai insostenibili. Molte di questi edifici non rappresentano solo un luogo di incontro con dio o con la Madonna, ma racchiudono anche simboli della storia familiare, in particolare per gli immigrati. "Significa molto per qualcuno che sa che il suo bisnonno ha lavorato sulle impalcature o che sua nonna si è sposata lì; conoscono ancora le storie del salvadanaio che è stato svuotato per costruire la chiesa", ha raccontato a DW Matthias Sellmann, teologo cattolico dell'Università di Bochum. 

Pigiama party

La demolizione delle chiese, secondo il teologo, non rappresenta solo una sconfitta a livello religioso, ma si tratta della perdita di un vero e proprio "ancoraggio sociale", che riguarda ha anche aspetti politici, architettonici e artistici. Per ovviare, almeno in parte, a questo lutto, la diocesi di Essen ha elaborato delle linee guida in vista della chiusura di una chiesa, proponendo di offrire ai fedeli dei "segni della memoria", consegnando cartoline, puzzle e tazze. Per bambini e giovani ci sarà anche un pigiama party nella vecchia chiesa. L'ultimo atto sotto gli occhi di un Cristo incredulo.

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