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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"Il certificato d'immunità Covid? Potrebbe spingere la gente a farsi infettare"

Lo dicono gli esperti scientifici del governo britannico. Anche il Regno Unito, come l'Ue, sta pensando a un pass che consenta viaggi più agevoli per chi è vaccinato o ha sviluppato anticorpi o è risultato negativo a un test

I certificati Covid per favorire il turismo? I rischi sono superiori ai potenziali benefici: in molti potrebbero abbassare la guardia, evitando mascherine e rispetto del distanziamento sociali. E alcuni potrebbero persino infettarsi volontariamente per sviluppare gli anticorpi e ottenere il pass in vista dell'estate. A dirlo è uno studio condotto da 8 psicologi e scienziati comportamentali, sette dei quali fanno parte del team di consulenti scientifici del governo britannico, come spiega il Guardian.

La corsa ai pass Covid

Anche il Regno Unito, come l'Unione europea e altri Paesi, sta valutando la possibilità di rilasciare dei pass per dare una corsia preferenziale nei viaggi a chi è stato vaccinato, o a chi è guarito dal Covid entro un certo lasso di tempo, o è risultato negativo a un test. L'idea non entusiasma molto il premier Boris Johnson, che preferirebbe evitare la fuga estiva all'estero dei suoi cittadini: sulla carta, Johnson teme che così facendo, aumenterebbero di nuovo i contagi nel Paese, dopo il successo della campagna vaccinale. Ma è chiaro che più britannici passano le vacanze nel Regno Unito, meglio è per la ripresa dell'economia, che sta comunque pagando anche il conto della Brexit.

Lo studio britannico

Il documento pubblicato su MedRxiv, autorevole piattaforma online creata da Cshl, British Medical Journal e Università di Yale, è stato realizzato, tra gli altri, da sette componenti dell'organo consultivo del governo di Londra sulla pandemia, noto come Scientific Pandemic Insights Group on Behaviors. L'articolo passa in rassegna gli studi condotti finora sugli atteggiamenti e sui probabili comportamenti delle persone qualora venissero adottati i certificati di immunità.

"Consentire alle persone di tornare al lavoro, incontrarsi socialmente e adempiere agli obblighi di assistenza porta molti vantaggi sociali, emotivi ed economici", premette lo studio. “In effetti, potrebbe essere considerato non etico limitare i movimenti di coloro che rappresentano un rischio minimo per gli altri. A seconda di come viene applicata, la certificazione sanitaria potrebbe anche incoraggiare l'adozione della vaccinazione", aggiungono gli esperti. Ma al fianco dei potenziali benefici, bisogna considerare anche i potenziali danni.

I rischi del certificato

“Una preoccupazione da un punto di vista comportamentale è che la certificazione possa favorire un senso errato di assenza di rischio, sia in chi è in possesso di un certificato, sia in coloro che non lo hanno ancora", avverte lo studio. E questo potrebbe spingere a comportamenti che aumentano il rischio di infezione o trasmissione, come il mancato uso di mascherine o il rispetto della distanza sociale.

C'è poi un rischio "paradossale" avvertono sempre gli scienziati: "La certificazione dell'immunità basata su un risultato positivo al test per gli anticorpi (ossia concessa a coloro che hanno avuto la malattia e sono guariti, ndr) potrebbe avere un effetto paradossale sui comportamenti di protezione della salute per cui le persone cercano deliberatamente l'infezione per acquisire un certificato".

Esperti Ue contro il certificato vaccinale

I potenziali benefici dei certificati, come consentire alle persone di andare a eventi e viaggiare in modo più libero e sicuro, devono essere considerati nel contesto dei loro potenziali danni, “ma la natura e l'entità di questi rimangono incerte. Altrettanto incerto è come gli eventuali danni potrebbero essere mitigati in modo più efficace", conclude lo studio.

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