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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Catalogna, “finanziamenti illegali” all'ex partito di Puigdemont 

Un tribunale di Barcellona ha stabilito che la CDC, in cui ha militato il leader indipendentista fino al 2016 e dal cui scioglimento è nata la formazione con cui ha vinto le ultime elezioni, avrebbe ricevuto 6,6 milioni di euro da una impresa in cambio della garanzia di alcuni appalti pubblici. La sentenza nei giorni caldi per la scelta del nuovo presidente della Generalitat

La Convergenza democratica di Catalogna (Cdc), il partito dell'ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont e del suo predecessore Artur Mas, avrebbe ricevuto 6,6 milioni di finanziamenti illegali in cambio di favori negli appalti pubblici. A stabilirlo è una sentenza del tribunale di Barcellona, che ha condannato a 4 anni e mezzo di prigione l'ex tesoriere del partito.

Finanziamenti in cambio di appalti

I fatti risalgono al periodo tra il il 1999 e 2009: in quegli anni, hanno stabilito i giudici, la società di costruzioni Ferrovial ha versato 24 milioni di euro in forma di donazioni al Palau de la Musica. Di questi, 6,6 sono andati alla Cdc. L'obiettivo dei finanziamenti era quello di ottenere degli appalti pubblici. Il tribunale ha deciso di condannare sedici dirigenti del Palau e Daniel Osacar, ex tesoriere del partito. 

La sentenza ha gettato non poche ombre su Artus Mas, che all'epoca dei fatti era il leader indiscusso della Cdc e che nel 2010 è diventato presidente della Generalitat. Proprio a causa di questo scandalo, a cui si è aggiunta un'altra inchiesta della magistratura sempre a carico degli ex dirigenti della Cdc, il partito ha cambiato nome in PDeCat, formazione che ha portato al potere Puigdemont. Ma che non ha dimenticato l'ex capo Mas, che ha ricoperto il ruolo di presidente del nuovo partito fino a pochi giorni fa, quando si è dimesso in vista della sentenza.

La rielezione di Puigdemont

Le vicende giudiziarie degli indipendentisti stanno chiaramente alimentando il dibattito in Spagna e in Catalogna in questi giorni caldi in cui Puigdemont potrebbe venire rieletto presidente della Generalitat dopo le elezioni anticipate di dicembre. I numeri al Parlamento catalano, come confermato oggi dalla nomina di Roger Torrent alla presidenza dell'assemblea, potrebbero pure esserci. Ma resta il nodo dell'esilio a Bruxelles: per essere eletto presidente e governare, Puigdemont deve tornare in patria. Ma se lo farà, verrà arrestato. Le trattative sono in corso, ma il premier Rajoy ha già avvisato: se le regole verranno infrante, con un'elezione “a distanza” di Puigdemont, il governo manterrà in vigore l'articolo 155. Ossia, la sospensione dei poteri della Generalitat. 
 

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