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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Le barriere della Brexit costeranno 5 miliardi di sterline l'anno al commercio online dei britannici

Le nuove regole sul Paese d'origine non esentano dai dazi doganali le merci in arrivo dall'Ue ma prodotte altrove. Lamentele anche dalle aziende che esportano dal Regno Unito, che hanno subito un blocco del 20% della merce spedita o in transito verso l'Unione

Le barriere doganali dovute alla Brexit costeranno care alle imprese del commercio online britannico, destinate a perdere circa 5,25 miliardi di sterline (oltre 6 miliardi di euro) nel corso del 2021 a causa dei nuovi costi. È quanto emerge da uno studio pubblicato da ParcelHero, azienda leader nel settore delle consegne commerciali. L’accordo concluso il 24 dicembre ha infatti garantito l’esenzione di dazi commerciali per la sola merce made in Uk in arrivo nell’Ue e per i soli beni provenienti dai 27 Stati membri e venduti nel Regno Unito. Ma i dazi doganali vengono applicati, ad esempio, a qualsiasi bene in arrivo dall’Ue ma prodotto altrove. Questo tipo di beni, secondo lo studio di ParcelHero, rappresenta l’11% dell’e-commerce britannico. 

Più costi e meno scambi

Il salasso per le aziende britanniche, prosegue lo studio, è dunque dovuto sia al crollo di esportazioni dall’Ue verso il Regno Unito (che corrisponderà a circa il 35%), che ai costi-extra imposti dalle nuove barriere commerciali. “Il negozio di moda e-commerce Asos, ad esempio, stima che quest'anno dovrà pagare ulteriori 15 milioni di sterline in dazi in base alle regole del Paese di origine”, che esentano dall’imposizione doganale le soli merci made in Europe, sottolinea lo studio. Cifre che andranno a pesare, e non poco, sui bilanci delle impresi del settore e presumibilmente anche sul prezzo finale degli articoli importati. 

Il prezzo della burocrazia post-Brexit

La ricerca di ParcelHero ha rilevato che le nuove e complesse pratiche burocratiche andranno a pesare anche sulle spalle delle aziende che esportano dal Regno Unito. La ‘mazzata’ della Brexit ha iniziato a farsi sentire a gennaio, quindi dal primo mese in cui sono state applicate le nuove regole, con il 20% dei pacchi fermati nei porti Ue e la stessa percentuale di merci trasportate sui camion bloccate prima di arrivare a destinazione. Pacchi e carichi sono stati respinti alla dogana per “documenti errati o incompleti”.

Rincari anche su merci in uscita e acquisti online

I costi dei nuovi oneri burocratici e doganali si sono fatti sentire a partire dalla prima settimana successiva all’addio del Regno Unito al mercato unico. Aziende e consumatori hanno subito fatto presente gli aumenti di prezzo degli acquisti online dall'ex Stato membro dell'Ue. Tra gli altri segnali d’allarme per gli scambi commerciali tra le due sponde della Manica c’è stata infine la decisione di Mastercard di quintuplicare le commissioni bancarie sulle carte britanniche ogni volta che viene effettuato un acquisto nell’Unione europea, anche se il rincaro verrà applicato a partire dal 15 ottobre.

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