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Sabato, 27 Aprile 2024
Il racconto / Polonia

Un 'BlaBlaCar' solidale per aiutare le ucraine a fuggire dalla guerra

Dopo essere scappate dagli orrori della guerra si sono trovate di fronte alla paura di essere rapite o violentate, delle donne polacche sono andate in loro aiuto

Molte donne ucraine scappate dagli orrori della guerra si sono trovate di fronte al rischio di essere rapite e violentate nel viaggio verso la salvezza. In loro aiuto un gruppo di donne della Polonia si sono organizzate e hanno messo in ato una sorta di BlaBlaCar solidale, per aiuutare ad attraversare in sicurezza uno dei valichi di frontiera tra i due Paesi a Dorohusk.

L'iniziativa, che va avanti da inizio marzo, nasce da un'idea di Ella Jarmulska, un'imprenditrice polacca di 38 anni che ha sentito la necessità di fare qualcosa di concreto per le migliaia donne e bambini che ogni giorno arrivavano per sfuggire al conflitto. “Non ci ho pensato troppo, sono salita in macchina e sono andata al confine", ha raccontato all’HuffPost.

Inizialmente, non era cosciente di ciò che le donne ucraine stessero provando alla frontiera, ma una volta arrivata al confine, dopo aver percorso 400 chilometri, le cose le sono apparse subito chiare. “Ho visto circa 30 uomini, da soli, nelle loro auto, che aspettavano fuori per prendere i rifugiati", ha detto, “e dentro, una folla compatta di donne e bambini ucraini che non uscivano. C'era qualcosa che non andava”.

La donna ha deciso allora di  alzare la mano e fare il segno internazionale per le donne in pericolo, e dopo un attimo “due donne e una bambina mi hanno seguito", ha raccontato. Durante il tragitto di ritorno ha riflettuto su ciò che aveva visto, si è immaginata in quella situazione, fuggendo dalla guerra con una sola valigia, in piena notte, e una volta giunta alla frontiera ritrovarsi davanti a uomini stranieri che le assicurano di poterla portare ovunque. “Non sarei mai salita su quelle macchine”, ha ammesso la donna.

Le due donne che ha accompagnato dalla frontiera a un posto sicuro, le hanno confermato ciò che lei aveva solo potuto immaginare: "Avevano paura di essere rapite, violentate o peggio". Per questo Ella ha deciso di scrivere un post su Facebook nel quale, dopo aver raccontato ciò che aveva vissuto, chiedeva agli “uomini di restare in cucina a fare la minestra", mentre alle donne diceva: "Guidate!”.

Il suo racconto è subito diventato virale e da allora, ha raccolto il sostegno di circa 650 donne delle quali 150 fanno a turno per andare a prendere donne e bambini ucraini al confine ogni giorno. Quelle che non guidano sono incaricate di trovare punti di arrivo sicuri e online è stata aperta una raccolta di fondi per pagare la benzina e i beni di prima necessità che vengono distribuiti.

"Conosciamo un uomo che possiede una compagnia di noeggio auto" e grazie a lui riusciamo ad organizzare i trasferimenti. "Durante la prima ora di viaggio, l'atmosfera in macchina è abbastanza tesa, le donne e i bambini sono ancora terrorizzati. Alcuni hanno una destinazione, altri no", ha detto Ella, che racconta che a volte sono le stesse autiste ad accogliere le rifugiate. "Al momento ho una donna e i suoi tre figli in casa mia".  

A Dorohusk, l'associazione è sempre più conosciuta, e in tanti mostrano persino il logo del gruppo sul loro parabrezza per farsi riconoscere. Per combattere il potenziale traffico di esseri umani, ogni autista che vuole trasportare i rifugiati lontano dalla linea del fronte deve registrarsi. Ma, secondo Ella, questo non viene sempre fatto, il che è un problema.

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