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Sabato, 27 Aprile 2024
La guerra

Il mezzo passo indietro dell'Ue su banche russe e aerei all'Ucraina

Sotto pressione degli Stati membri, Bruxelles salva due istituti dal blocco dei pagamenti Swift. E smentisce l'invio di veivoli militari a Kiev

Gli aerei da combattimento all'Ucraina e l'isolamento completo del settore bancario russo possono attendere, almeno per ora. L'Unione europea fa i conti con la realtà e con i limiti e i timori degli Stati membri. 

La "sanzione delle sanzioni", ossia la sospensione della Russia dal sistema Swift, è stata varata ma con una serie di paletti. L'Ue non ha inserito tutti gli istituti di credito nella lista di quelli che vedranno i loro pagamenti internazionali bloccati. Ci sono sette banche, tra cui Vtb, la seconda banca russa, e poi Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Rossiya Bank, Sovcombank e Veb. All'appello mancano però due colossi: il principale istituto di credito russo, Sberbank, e Gazprombank, la banca controllata da Gazprom, il gigante del gas che con le sue forniture alimenta l'Europa. 

Come era emerso nei giorni scorsi, la paura di diversi governi Ue era che un blocco generale di Swift avesse contraccolpi sugli acquisti energetici e dunque sull'economia europea. Inoltre, qualcuno ha sottolineato che le banche russe potrebbero operare su sistemi alternativi a Swift, come il Cips cinese o le criptovalute. Fonti della Commissione hanno sminuito il peso di questo rischio, sostenendo che il passaggio ad altri canali di pagamento transnazionale non è così immediato. Per il momento, dunque, una parte importante dei flussi finanziari tra Russia e Europa è stato salvato dalle sanzioni. Inoltre, l'accordo raggiunto tra Bruxelles e gli ambasciatori dei Paesi Ue prevede un periodo di "grazia" di 10 giorni. 

Non tutti gli Stati membri hanno condiviso la misura. La Polonia avrebbe voluto un pugno ancora più duro. La stessa Varsavia è tra i protagonisti di quello che è un altro passo indietro dell'Ue (e della Nato) nel sostegno all'Ucraina. Dopo che domenica a Bruxelles si era raggiunto un accordo storico sulla fornitura di armi all'esercito di Kiev con un fondo da 500 milioni di euro, accordo sostenuto dal Parlamento Ue,  il capo della politica estera del blocco, Josep Borrell, aveva annunciato anche l'invio di aerei militari. 

Al momento, però, sembra che nessuno sia intenzionato a provvedere a questo tipo di forniture. La Polonia ha chiarito che non lo farà e lo stesso hanno detto i governi di Bulgaria e Slovacchia. Già Borrell aveva spiegato che, sebbene rischiesti da Kiev, l'Ue non dispone di mezzi finanziari sufficienti per acquistare i costosti veivoli militari. Al massimo, saranno donati “bilateralmente” dai singoli Paesi europei. Ma nessuno, a oggi, si è mosso in tal senso. E chi lo aveva fatto, come Varsavia, ha fatto marcia indietro. 

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