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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Accordo UE-Londra? "Non è vincolante", il ministro britannico per la Brexit gela Bruxelles

Caraffa di acqua fredda da parte di David Davis, ministro per la Brexit, sull'intesa raggiunta venerdì. E' solo una "dichiarazione di intenzioni", assicura. Per il futuro Londra punta a un "CETA plus plus plus", ma il tempo stringe.

Accordo fatto? Sì, ma senza vincoli. Ci pensa il ministro britannico per la Brexit David Davis a gettare una bella caraffa di acqua fredda sull'intesa raggiunta venerdì all'alba tra Theresa May e Jean-Claude Juncker sul primo round del divorzio tra Londra e Bruxelles. "L'accordo non è vincolante", ha affermato Davis dopo aver detto che, almeno quello, l'intesa allontana la Gran Bretagna e la Ue da uno scenario "di non accordo". Quindi, bene perché c'è un'intesa, ma senza che questa impegni Londra: "è una dichiarazione di intenzioni ma non è un testo legalmente vincolante". 

La precisazione, per quanto possa rispondere a delle esigenze di politica interna, rende comunque più torbide le relazioni con Bruxelles. Theresa May all'alba di venerdì ha di fatto alzato bandiera bianca su quasi tutta la linea, accettando di pagare un assegno da 40-45 per il conto del divorzio, l'autorità della Corte di Giustizia del Lussemburgo per una decina d'anni e il mantenimento dell'apertura dei confini tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda grazie ad un "allineamento regolamentare" che prevede nei prossimi anni di preservare l'unione doganale con la Ue. Una serie di linee rosse rotte per Londra, che si trova ora a dover giustificare in patria le ragioni di un accordo non certo vantaggioso. Non a caso l'eurofobico Nigel Farage dell'Ukip aveva bollato l'intesa come "umiliante".

Che intesa per il futuro?

Ora i malumori nel governo May emergono per bocca di Davis e bisognerà valutare il loro impatto sulle relazioni con Bruxelles. Anche perché con la chiusura, vincolante o meno, del primo round dei negoziati, si apre il secondo capitolo, quello delle future relazioni UK-UE. Davis ha parlato di puntare a un "CETA plus plus plus", ossia ad un accordo sul modello di quello UE-Canada, ma molto più forte. Peccato che per l'intesa con Ottawa ci vollero 8 anni di negoziati, poi messi in pericolo per il No della regione belga della Vallonia, e che quindi c'è il serio rischio di sforare i tempi che dovrebbero portare al divorzio materiale, fissato per il 30 marzo 2019. Inoltre il CETA è sì considerato il fiore all'occhiello degli accordi commerciali tra la UE ed i paesi terzi, ma non rappresenta la relazione più stretta con Bruxelles, essendoci, per esempio, l'accordo con la Norvegia o l'Islanda, paesi che condividono con l'Europa Unita legami più solidi, in termini economici e regolamentari, di quanto non faccia il paese nordamericano. 

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