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Sabato, 27 Aprile 2024
L'accordo / Tunisia

Fiume di soldi alla Tunisia per fermare le partenze di migranti

L'Ue finanzierà con 164 milioni, più di quanto dichiarato finora, le forze di sicurezza di Tunisi accusate di respingere e mandare a morire nel deserto libico migliaia di richiedenti asilo. Le norme europee vietano l'erogazione di fondi a chi viola i diritti umani. Ma per Bruxelles è tutto regolare

Fati Dosso aveva 30 anni, sua figlia appena 6. Insieme, avevano cercato più volte si raggiungere la Libia per provare la traversata verso l'Italia, senza riuscirci. Alla fine, nel 2022, la giovane madre aveva deciso di fermarsi in Tunisia, in un accampamento al confine libico, dove crescere la piccola insieme al compagno. Le forze di sicurezza di Tunisi, però, non erano dello stesso avviso: Fati Dosso fu cacciata dall'accampamento dopo un anno e costretta a fuggire verso la Libia, attraversando il deserto quando già il calore dell'estate bruciava la sabbia. Un giornalista libico trovò tra le dune il corpo della trentenne senza vita. Al suo fianco la figlia, anche lei morta di stenti e di sete come la madre. 

La loro foto fece il giro del mondo. E presto, grazie a inchieste giornalistiche e alle denunce delle ong, si scoprì che non erano state le uniche vittime delle espulsioni di migranti che sarebbero state decise dal governo del presidente Kais Saied. Secondo l'Onu, la scorsa estate circa 7mila migranti, tra cui tantissimi richiedenti asilo, sono stati spinti con la forza nel deserto che da un lato porta in Libia, e dall'altro in Algeria. A effettuare le espulsioni, come nel caso di Fati Dosso, sarebbero state le forze di sicurezza tunisine (qui un video che mostrerebbe una di queste espulsioni), le stesse che l'Ue ha deciso di finanziare con 164,5 milioni di euro nell'ambito dell'accordo tra Bruxelles e Tunisi volto a fermare le partenze dei migranti. 

La cifra, rivelata dal quotidiano britannico Financial Times, è ben più alta di quella comunicata dalla Commissione europea in occasione della firma del memorandum d'intesa siglato lo scorso 16 luglio, quando la presidente Ursula von der Leyen, la premier Giorgia Meloni e il leader olandese Mark Rutte volarono alla corte di Saied. Le espulsioni di migranti, tanto più se richiedenti asilo, vanno contro il diritto internazionale e i diritti umani. E le norme Ue vietano al blocco di finanziare misure "che potrebbero comportare violazioni dei diritti umani nei Paesi partner", ricorda il Financial Times.

Eppure, le denunce dell'Onu, le numerose prove portate da media autorevoli come il britannico Guardian e attivisti, non hanno fermato l'accordo, sottoscritto quasi in contemporanea con il ritrovamento di 7 migranti, tra cui due bambini, morti di stenti nel deserto, come Fati Dosso e la sua piccola. "Dall'agosto scorso, le autorità tunisine dispongono di un nuovo meccanismo di espulsione, il che significa che tutte le persone intercettate in mare vengono automaticamente espulse verso le frontiere algerine e soprattutto libiche", ha dichiarato Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes). Le espulsioni, secondo il Ftdes, sono spesso accompagnate da violenze, anche sessuali. Il tutto in un clima di razzismo che, accusa il Forum, è alimentato dallo stesso Saied, il quale, il 21 febbraio 2023, pochi mesi dell'accordo con Ue e Italia, aveva definito le "orde di migranti sub-sahariani", ossia provenienti dal resto dell'Africa, una minaccia per il "sistema demografico". Una sorta di teoria della sostituzione etnica in salsa tunisina.

Chiaramente Tunisi nega di aver mai violato i diritti dei migranti e ha affermato che "le persone intercettate in mare o in situazione irregolare sono trattate in conformità con la legislazione nazionale e gli impegni internazionali della Tunisia", riporta sempre il Financial Times. La Commissione europea ha dichiarato di essere in contatto con le autorità tunisine e di "seguire da vicino la situazione dei migranti in Tunisia e ai confini con l'Algeria e la Libia". Ma evidentemente questo monitoraggio non ha individuato delle criticità dal momento che proprio in queste settimane Bruxelles 150 milioni di euro promessi al Paese nordafricano con una precedente accordo. 

Migranti nel deserto tra Tunisia, Algeria e Libia / Ftdes

In totale, il nuovo pacchetto di finanziamenti Ue a Tunisi dovrà coprire, oltre al rafforzamento e all'addestramento da parte di esperti tedeschi delle forze di sicurezza tunisine per le attività di guardia di frontiera e costiera, anche i costi per il rimpatrio dall'Europa dei migranti tunisini irregolari, la lotta al traffico di esseri umani e la protezione dei rifugiati.

L'accordo con la Tunisia viene sponsorizzato da Bruxelles (e da Roma) come un modello da esportare altrove. Accordi simili sono stati sottoscritti di recente dalla Commissione europea con la Mauritania (210 milioni di euro, di cui 60 per la migrazione) e con l'Egitto (7,4 miliardi di euro, con almeno 200 milioni di euro per misure sulla migrazione). 

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