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Sabato, 27 Aprile 2024
Intimidazioni e violenze

Quali sono i Paesi europei dove i giornalisti sono più minacciati

Nel 2023 sono diminuiti i morti tra gli operatori dei media, ma fioriscono intimidazioni e detenzioni illegali. L'Italia tra i primi cinque Stati per segnalazioni di minacce gravi

Spiati, intimiditi, detenuti illegalmente, minacciati e uccisi. I giornalisti in Europa continuano ad essere l'oggetto di attacchi da parte di molteplici autori, dai politici ai mafiosi fino agli eserciti. Le loro inchieste spaventano i centri del potere, che provano in tutti i modi a metterli a tacere. Nonostante ci sia stato un lieve calo nel numero dei morti, la situazione registrata nel 2023 in un report del Consiglio d'Europa continua a destare preoccupazione. La sicurezza e la libertà dei giornalisti in Europa sono minacciate non solo in Paesi come Russia e Bielorussia, ma anche in Stati occidentali, come la Francia e l'Italia. E gli strumenti per proteggerli si rivelano spesso inefficaci.

Perseguitati e attaccati

C'è un'estrema varietà nelle minacce affrontate dai media nei 46 Stati membri del Consiglio d’Europa. Il rapporto "Libertà di stampa in Europa: è ora di invertire la tendenza", ha considerato le diverse situazioni e gli strumenti che mettono in pericolo la libertà di stampa nel vecchio continente. Si va dall'intimidazione alla detenzione, da leggi restrittivi ad azioni legali abusive (come le querele temerarie), fino ad attacchi fisici diretti ai giornalisti e alle giornaliste. Le minacce "gravi" registrate solo nel 2023 sono state 285, di cui quasi il 15% proveniva dalla sola Russia. Il Paese guidato dal presidente Vladimir Putin perseguita i giornalisti che criticano la linea del Cremlino. Le minacce inseguono gli autori delle inchieste anche oltre confine, dopo che sono fuggiti all’estero.

Chi ha perso la vita in Ucraina

Con lo scoppio della guerra in Ucraina la situazione per i giornalisti è peggiorata. Nel corso del conflitto tra Mosca e Kiev ha perso la vita il giornalista ucraino Bohdan Bitik, mentre lavorava per il giornale italiano La Repubblica. Bitik è stato preso di mira il 26 aprile 2023 con il collega Corrado Zunino mentre si trovavano vicino al ponte Antonivskiy alla periferia di Kherson, nel sud dell’Ucraina. In quell'occasione Zunino è rimasto ferito ad una spalle. Anche Arman Soldin, giornalista franco-bosniaco, è stato ucciso all'età di 32 anni da un missile Grad lanciato dalla Russia mentre riferiva per l'Agence France-Presse in Ucraina vicino alla città di Chasiv Yar, nell'Oblast di Donetsk. Nel marzo del 2023 Pal Kola è stato ucciso mentre era in servizio come guardia di sicurezza fuori dalla sede della stazione televisiva di proprietà privata Top Channel a Tirana, in Albania. Nonostante non fosse un giornalista, anche quello di Kola è stato reputato un caso di attacco ai media, l'unico di un operatore ucciso al di fuori di una zona di guerra.

Le minacce della politica e della mafia

Nel 2023 sono state registrate in totale 41 segnalazioni di attacchi alla sicurezza fisica e all'integrità dei giornalisti: 11 provenivano dai territori ucraini occupati dalla Russia;  quattro dalla Francia, quattro dalla Turchia, tre dall'Italia e tre dalla Serbia. Non è solo la politica autoritaria del Cremlino a perseguitare chi scrive articoli e filma servizi compromettenti. Numerose intimidazioni, secondo gli autori del rapporto, sono di stampo mafioso e "incombono come nuvole scure sui giornalisti che si occupano di criminalità". In cima alla lista di chi da fastidio alla criminalità organizzata ci sono coloro che si occupano di traffico di droga. Insieme alle aggressioni fisiche, un'altra "punizione" comune per i giornalisti è quella del carcere, in particolare quando sono critici nei confronti dei leader del loro paese.

Lo scorso anno sono stati incarcerati 59 giornalisti in Europa, inclusi i territori ucraini occupati dai russi. Almeno 18 sono stati arrestati in Turchia, mentre Polonia e Regno Unito ne hanno arrestato uno ciascuno (rispettivamente Pablo Gonzales e Julian Assange). Tra Russia e Bielorussia sono stati detenuti invece 65 giornalisti. Nella lista delle segnalazioni di minacce gravi, l'Italia è al quinto posto con 16 casi. Al primo figura la Bielorussia (42), seguita dalla Federazione Russa (39) e dalla Turchia (27). In Ucraina le segnalazioni sono state 24, in Francia 19). Dopo il quinto posto dell'Italia seguono Polonia, Serbia Azerbaigian, Grecia, Albania, Spagna e Regno Unito. I Paesi col minor numero di segnalazioni (una soltanto) risultano: Danimarca, Irlanda, Lettonia, Malta, Portogallo e Romania.

Impunità per i giornalisti uccisi

Nonostante le denunce, alla fine del 2023 si registravano ancora 30 casi di impunità per l'omicidio di 49 giornalisti e operatori dei media. Nonostante gli omicidi siano avvenuti in numerosi casi molto tempo fa, investigatori e pubblici ministeri non riescono a trovare i colpevoli né ad ottenere una condanna. Una situazione diventata ormai la norma. Nel novembre del 2023, un ex agente di polizia russo che stava scontando una pena detentiva di 20 anni per il suo ruolo nell'omicidio del 2006 della giornalista Anna Politkovskaya, una critica di Vladimir Putin, ha ottenuto la grazia con decreto presidenziale dopo aver completato un contratto militare di sei mesi combattendo in Ucraina. 

La direttiva contro i processi abusivi

Tra le forme di intimidazione più diffuse c'è quella delle cosiddette "cause-bavaglio", che costringono i giornalisti a restare incastrati per anni in processi lunghi che non hanno fondamento giuridico, ma servono solo a sfiancare gli operatori dei media, anche dal punto di vista economico. Il 23 febbraio il Parlamento europeo ha adottato la direttiva anti-SLAPP, che mira a proteggere i giornalisti e i media da contenziosi abusivi. La direttiva adottata fornisce garanzie per i giornalisti presi di mira da rivendicazioni manifestamente infondate o procedimenti giudiziari abusivi, in materia civile e con implicazioni transfrontaliere. Questi includono una procedura accelerata per respingere i casi nella prima fase, il sostegno di terzi agli obiettivi durante i procedimenti giudiziari, le sanzioni per i ricorrenti e i danni compensativi per le vittime. La Federazione europea dei giornalisti (EFJ) pur accogliendo con favore la norma, si è rammaricata del "notevole margine di manovra lasciato agli Stati membri su diversi punti cruciali". 
 

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