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Martedì, 30 Aprile 2024
Ombre russe / Italia

I due eurodeputati italiani finiti nel Russiagate: "Mai preso soldi da Mosca"

Lo scandalo legato al sito web "Voice of Europe" tiene banco all'Eurocamera. Tra i 16 parlamentari coinvolti, due vengono dal Belpaese (e sono entrambi ex della Lega)

Sono emersi anche dei nomi italiani tra quelli coinvolti nello scandalo, scoppiato a fine marzo e ribattezzato dai media "Russiagate", su una presunta rete di propaganda all'interno del Parlamento europeo orchestrata dal Cremlino tramite il sito di notizie Voice of Europe. Il timore di Bruxelles è che le ombre dell'interferenza russa si allunghino fino a minacciare l'integrità delle elezioni europee in calendario per il weekend del 6-9 giugno. 

Il 28 marzo le autorità ceche e belghe hanno avviato un'indagine che ha già portato ad alcune sanzioni, e il primo ministro belga Alexander De Croo è arrivato a denunciare che alcuni eurodeputati avrebbero ricevuto denaro dalla macchina della propaganda del presidente russo Vladimir Putin. Le rivelazioni sono arrivate dopo che il sito web di notizie Voice of Europe è stato chiuso dalla polizia informatica della Repubblica Ceca: secondo Praga, questo portale d'informazione sarebbe servito a Mosca per influenzare la politica europea, mentre un'inchiesta giornalistica ha parlato di fondi elargiti a politici di sei Paesi europei, tra cui membri dell'AfD, il partito di ultradestra tedesco che a Strasburgo siede nel gruppo parlamentare della Lega, Identità e democrazia (Id).

Nelle parole della deputata dei Verdi Terry Reintke, "molti nell'estrema destra stanno seguendo gli ordini di Putin". "Ora sembra che alcuni di loro lo facciano non solo perché condividono i suoi ideali antidemocratici", ha aggiunto durante il dibattito in Aula nella mini plenaria in corso a Bruxelles, "ma perché sarebbero sul suo libro paga e, se confermati, svenderebbero la democrazia europea per riempirsi le tasche".

Insomma, dopo il Qatargate un'altra bufera politica allunga le ombre della corruzione internazionale sull'Europarlamento. E anche stavolta, sebbene in maniera meno prominente rispetto all'altro scandalo citato, ci sarebbero in mezzo dei rappresentanti italiani. Il quotidiano Politico ha fatto nomi e cognomi di 16 membri dell'Aula che hanno rilasciato interviste o dichiarazioni a Voice of Europe, tra cui figurano quelli di due ex-leghisti: Matteo Gazzini e Francesca Donato. 

Il primo ha abbandonato la Lega e il suo gruppo (Id) lo scorso dicembre per approdare a Forza Italia (che in Europa aderisce al Partito popolare europeo, Ppe). Stando a quanto riportato da Politico, Gazzini ha fatto un'intervista con Voice of Europe e ha partecipato ad una discussione con altri eurodeputati organizzata dal sito incriminato. Ma il forzista nega di aver mai percepito soldi russi: "Mi fa ridere quando mi chiedete se ho ricevuto soldi dalla Russia", ha dichiarato, "perché vengo da una famiglia benestante", riecheggiando una famosa battuta dello scomparso fondatore del suo nuovo partito. Nel dibattito in questione, Gazzini ha sottolineato che l'obiettivo dell'Europa non dovrebbe essere la sconfitta della Russia ma la pace in Ucraina, e che Bruxelles "non dovrebbe contribuire all'escalation". Un suo collega a Strasburgo, il tedesco Dennis Radtke, ha lasciato intendere che queste posizioni dell'ex-leghista potrebbero mettere in discussione l'appartenenza al gruppo del Ppe. 

Francesca Donato è invece fuoriuscita dalla Lega nel settembre 2021, in polemica con la posizione del Carroccio riguardo al green pass (la certificazione che provava di essersi vaccinati contro il Covid-19 o di aver effettuato un tampone negativo), del quale era stata strenua oppositrice sia in Italia che in Europa. Da allora è finita nel gruppo dei non-iscritti, e attualmente fa parte della Nuova Democrazia cristiana. Sulla questione della guerra in Ucraina, i suoi comportamenti di voto all'Europarlamento lasciano pochi dubbi: nel marzo 2022 si rifiutò di votare la risoluzione con cui l'Aula condannava l'aggressione della Russia, e si oppose anche alla risoluzione che definiva la Federazione uno "Stato sponsor del terrorismo" nel novembre dello stesso anno. Anche Donato ha smentito di aver mai ricevuto soldi per l'intervista rilasciata a Voice of Europe.

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