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Lunedì, 29 Aprile 2024
Verso il voto

L'impegno dei partiti: niente fake news in campagna elettorale. Ma i sovranisti non partecipano (per ora)

Patto tra la Commissione e i gruppi politici europei su un codice di condotta per le prossime elezioni Ue. All'appello manca il gruppo della Lega

Più si avvicina il voto del prossimo giugno per il rinnovo dell'Aula di Strasburgo, più si fanno sentire i timori per i pericoli che possono minacciare queste elezioni, sia dall'esterno che dall'interno. Così, ora i partiti politici europei dovranno sottostare ad un nuovo codice di condotta che disciplinerà le loro campagne elettorali per garantire che si svolgano in maniera trasparente e corretta, e per metterle al riparo da disinformazione e interferenze straniere. 

La cerimonia di firma del codice si è svolta martedì 9 aprile al Berlaymont, il palazzo della Commissione a Bruxelles, alla presenza della vicepresidente e commissaria ai Valori e la trasparenza Vera Jourová. Tra i firmatari iniziali figurano l'Alleanza dei liberali e democratici per l'Europa (Alde) e i colleghi centristi del Partito democratico europeo (Pde), il partito dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), il Partito popolare europeo (Ppe), il Partito socialista europeo (Pse), la Sinistra europea (Pel), i Verdi e l'Alleanza libera europea (Ale). Erano assenti i rappresentanti del partito sovranista Identità e democrazia (Id), dove siede la Lega, i quali hanno tuttavia fatto sapere che aderiranno al più presto al codice.

La guida alle elezioni europee

Siglando questo documento, i partiti si sono impegnati ufficialmente a condurre delle campagne elettorali "etiche ed eque". Significa che dovranno evitare tutta una serie di pratiche che risultino irrispettose (se non addirittura dannose) nei confronti dell'elettorato, o che possano produrre una situazione che potremmo definire di "concorrenza sleale" tra gli stessi partiti. 

Ad esempio, il codice impone di mantenere un linguaggio inclusivo e proibisce di incoraggiare discorsi discriminatori o d'istigazione all'odio e vieta di diffondere pregiudizi di genere, razziali, religiosi o di altro tipo. Un altro elemento chiave è la trasparenza, per cui non solo i partiti dovranno dichiarare l'origine di tutti i finanziamenti che ricevono ma dovranno anche esplicitare gli sponsor dei propri annunci politici (ad esempio sulle piattaforme online), così da evitare che il pubblico sia raggiunto da "messaggi elettorali senza attribuzione". 

Viene poi fatto divieto di riprendere narrazioni promosse da "entità e attori esterni all'Ue diversi dai partiti membri": una disposizione che mira ad impedire tanto gli attacchi ibridi come quelli cui ci ha abituati il Cremlino in questi anni quanto le pressioni indebite (e illecite) come quelle emerse con lo scandalo del Qatargate e, più recentemente, del Russiagate. Infine, diversi passaggi ruotano intorno all'utilizzo dell'intelligenza artificiale, prescrivendo che i contenuti generati tramite essa siano opportunamente e inequivocabilmente segnalati, in ottemperanza anche alle linee guida (non vincolanti) fornite dall'esecutivo comunitario lo scorso marzo per affrontare i "rischi digitali" dell'appuntamento elettorale di giugno. 

Questa lista (in 14 punti) di pratiche vietate fungerà dunque da cartina tornasole per poter controllare l'operato di partiti e candidati durante la campagna elettorale e permetterà ai partiti concorrenti, ai cittadini e ai media di valutare il comportamento dei propri rappresentanti (o aspiranti tali) usando i criteri etici del codice come metro di paragone. 

Ma è chiaro che, trattandosi di una semplice dichiarazione d'intenti priva di alcuna valenza giuridica, l'attuazione di queste regole dipenderà sostanzialmente dalla buona volontà dei partiti. Per di più, dato che i firmatari sono i partiti europei ma la campagna elettorale è fatta dai partiti nazionali a loro affiliati, questi ultimi potrebbero sentirsi comunque liberi di ricorrere a metodi vietati dal codice stesso: i partiti europei, che funzionano come federazioni poco strutturate di partiti nazionali, potranno solo "consigliare" ai loro membri di seguire queste regole. 

La stesura del documento, che fa seguito ad una raccomandazione della Commissione dello scorso dicembre nel quadro del pacchetto legislativo chiamato Difesa della democrazia, è stata affidata all'Istituto internazionale per la democrazia e l'assistenza elettorale (International Idea), un'organizzazione con sede a Stoccolma che ha lavorato in stretta consultazione con i partiti politici europei.

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