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Venerdì, 26 Aprile 2024
Lavoro

Primo ok di Strasburgo al salario minimo Ue: "Un passo importante per i lavoratori"

Nell'Unione è previsto in 21 Stati su 27, e tra questi non c'è l'Italia. Il Movimento cinque stelle: "Straordinario strumento di lotta alla povertà, sia approvato anche nel nostro Paese"

Primo via libera al Parlamento di Strasburgo alla direttiva europea sul salario minimo. Il sì è arrivato ieri dalla commissione Occupazione e Affari Sociali con 37 voti a favore, dieci contrari e sette astenuti. "Abbiamo compiuto un passo importante e siamo passati dalle parole ai fatti sulla dignità del lavoro in tutta l'Ue. Questa direttiva è un punto di svolta nella lotta per un'Europa sociale più forte", ha rivendicato il il popolare tedesco, Dennis Radtke, uno dei due relatori. “Questa normativa è una rottura con il passato. Durante la crisi precedente, l'abbassamento dei salari minimi e lo smantellamento della contrattazione collettiva settoriale sono stati la dura medicina prescritta a molti Stati membri. Ora stiamo lottando per aumentare i salari minimi di legge e rafforzare la contrattazione collettiva in Europa", ha aggiunto la correlatrice, Agnes Jongerius, socialista olandese.

Il diritto a un salario minimo adeguato è menzionato nel Principio 6 del pilastro europeo dei diritti sociali, che è stato concordato congiuntamente dal Parlamento europeo, dal Consiglio a nome di tutti gli Stati membri e dalla Commissione europea nel novembre 2017. Per questo Strasburgo ha ha ripetutamente chiesto un'azione legislativa su questo argomento, per passare dalle parole ai fatti. Nell'ottobre 2020 l'esecutivo comunitario ha presentato una proposta di direttiva per migliorare l'adeguatezza dei salari minimi nell'Ue ma le distanze tra i deputati e i governi sono forti. Nel blocco 21 Paesi su 27 hanno un salario minimo legale, e tra questi non c'è l'Italia, dove la sua introduzione potrebbe portare ad aumenti nei guadagni per due milioni di persone.

Il voto del Parlamento europeo però “rappresenta un grande passo in avanti verso l’introduzione del salario minimo anche in Italia”, ha esultato l'eurodeputata del Movimento Cinque stelle, Daniela Rondinelli, che spiega che nel testo “vengono fissati nero su bianco i criteri chiave per determinare l’adeguatezza e l’equità dei salari”. E questi sono che il salario minimo dovrà essere al di sopra del 50 per cento del reddito medio e del 60 per cento di quello mediano lordo nazionale, dovrà poi essere al di sopra di una ‘soglia di dignità’ calcolata in base al potere d’acquisto delle buste paga e poi. Secondo quanto chiesto nel testo poi gli Stati membri in cui la contrattazione collettiva è disponibile per meno dell'80 per cento della forza lavoro, dovrebbero adottare misure attive per promuovere questo strumento. “Questa è una grande vittoria del Movimento 5 Stelle che ha contribuito con i suoi emendamenti al rafforzamento di questa direttiva”, ha rivendicato Rondinelli, secondo cui l'Europa potrebbe, grazie alla riforma, dotarsi di uno “straordinario strumento di lotta alla povertà lavorativa, di contrasto ai contratti pirata e di argine contro i vergognosi fenomeni del dumping sociale e delle delocalizzazioni che alimentano la concorrenza sleale nel mercato interno”.

Ma la strada è ancora lunga, e in salita. Il testo deve passare ancora il vaglio della Plenaria e a quel punto inizieranno i negoziati con i governi sul testo finale, e le discussioni con i rappresentanti degli Stati membri non saranno affatto facili, vista l'opposizione al provvedimento che s è più volte manifestata in Consiglio.

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