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Domenica, 28 Aprile 2024
Crisi energetica

"I prezzi del gas triplicati dopo l'estate"

L'allerta dell'Agenzia internazionale dell'energia, condivisa anche da diversi analisti: pesa il clima, ma soprattutto il ruolo della Cina

Il prezzo del gas sulla borsa di Amsterdam si aggira da qualche settimana intorno ai 35 euro per megawattora, quasi dieci volte lo storico picco toccato la scorsa estate e a livelli che non si vedevano dalla fine del 2021. Buone notizie anche dagli stoccaggi: i magazzini europei l'1 luglio erano pieni al 77,5%, mentre l'anno scorso erano al 66% e due anni fa addirittura al 51%. L'obiettivo Ue di raggiungere una soglia del 90% entro il prossimo novembre sembra ormai alla portata. Un quadro positivo, che spinge diversi analisti a guardare con ottimismo al prossimo inverno. Ma non tutti sono dello stesso avviso. Tra questi, il capo dell'Aie, l''Agenzia internazionale per l'energia, Fatih Birol, che ha messo in guardia i governi europei sul rischio di una nuova impennata dei prezzi dell'energia.

Occhi su Cina e termometro

Secondo Birol, una serie di fattori rischiano di compromettere gli sforzi dell'Europa per assicurarsi le scorte di gas e tenere bassi i prezzi. Uno dei fattori è il clima: l'estate si preannuncia più calda del solito, e questo potrebbe mettere sotto pressione le scorte più del previsto. I rischi maggiori, però, potrebbero concretizzarsi in inverno, quando gli occhi saranno puntati ancora una volta sul meteo e soprattutto sulle mosse della Cina. Nel pieno della crisi energetica, e dinanzi allo stop ai gasdotti russi, l'Europa ha potuto accaparrarsi forniture aggiuntive di gas naturale liquefatto anche grazie alla minore presenza sul mercato di Pechino, principale compratore di gnl a livello internazionale. A causa delle rigide politiche anti-Covid, l'economia cinese ha avuto meno bisogno di acquistare gas, ma le cose potrebbero presto cambiare.

L'andamento del Ttf di Amsterdam

Molto dipenderà dall'effettivo ritmo di ripresa della Cina: i recenti indicatori suggeriscono un rallentamento, ma nessuno ha la palla di vetro. "In uno scenario in cui l'economia cinese è molto forte, acquista molta energia dai mercati e abbiamo un inverno rigido, potremmo assistere a una forte pressione al rialzo dei prezzi del gas naturale, che a sua volta comporterà un onere aggiuntivo per i consumatori", ha detto Birol. Non è la prima volta che l'Aie lancia questo tipo di avvertimento: era successo già nel novembre scorso, quando l'agenzia aveva invitato l'Ue a fare di più su efficientamento energetico e sviluppo delle rinnovabili.

Troppo gas, o troppo poco?

La risposta nel breve termine di Bruxelles e dei governi del blocco, però, è più orientata al mercato del gnl. Ed è proprio quanto accadrà su questo mercato che determinerà i prezzi delle bollette nel futuro prossimo. Nella sua corsa al gas liquefatto, l'Europa ha conquistato quote fino a poco tempo fa detenute dai Paesi asiatici, stringendo accordi dal Medio oriente all'Africa, e costruendo nuovi terminali. Secondo alcuni analisti, ha anche esagerato: per il think tank Ieefa, i governi Ue stanno acquistando molto più gnl di quanto ne serva. Non a caso, di recente, l'Ucraina si è offerta di affittare i suoi depositi per conservare il gas in eccesso. Il problema vero nell'immediato, però, non è la capacità di stoccaggio, ma il fatto che la corsa agli acquisti potrebbe spingere in alto i prezzi a causa della competizione internazionale e tra gli stessi Paesi europei. Un rischio a cui la Commissione ha risposto con un piano di acquisti congiunti che dovrebbe coprire almeno il 15% del fabbisogno dei singoli Stati da qui al maggio 2024.

Il Piano Ue

Secondo Bruxelles, il combinato disposto di impianti di stoccaggio pieni e di una sorta di centrale unica di acquisto dovrebbe contrastare eventuali effetti speculativi sui prezzi, tanto che nelle sue ultime raccomandazioni, la Commissione ha invitato i governi a tagliare i sussidi alle bollette delle imprese. Ma non tutti condividono questo ottimismo. Da un lato, il piano Ue per contenere i prezzi del gnl potrebbe provocare una carenza di forniture da parte dei principali produttori mondiali: "Il prezzo basso funge da disincentivo a inviare gnl via mare in Europa per i commercianti", i quali sarebbero al contrario incentivati "a cercare altri mercati per maggiori margini di profitto", scrive il Financial times. Gli "altri mercati" sarebbero quelli asiatici. E qui torniamo alla Cina. 

I prezzi di luce e gas in Europa

Come dicevamo, gli attuali indicatori fanno pensare che la ripresa dell'economia non sarà così sostenuta da spingere Pechino a lanciarsi con forza nel mercato del gnl come in passato. Ma questo non vuol dire che la Cina non si lanci lo stesso per ragioni geopolitiche, ossia per mettere pressioni sull'Ue. Il recente accordo tra il Qatar, uno dei massimi esportatori di gnl al mondo, e la cinese Cnpc per l'import di gas liquefatto dal Paese arabo non è un segnale confortante in tal senso.

Se Pechino tornerà ad accaparrarsi le forniture via mare in modo sostenuto, inevitabilmente i prezzi in Europa saliranno, e con essi le bollette. In Italia, l'Arera ha previsto già per l'estate un leggero aumento dei costi di luce e gas per le famiglie. Ma il peggio potrebbe arrivare nei mesi successivi: secondo una analisi di Goldman Sachs, i prezzi dell'indice Ttf potrebbero salire oltre i 100 euro per megawattora nella seconda metà del 2023, ossia il triplo rispetto al valore attuale. 

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