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Venerdì, 26 Aprile 2024
Matrimoni di comodo

Via la cittadinanza agli stranieri dopo il divorzio, la linea dura della Svizzera

Donna di origine marocchina perde il passaporto elvetico dopo cinque anni di matrimonio. Una cinquantina di naturalizzazioni annullate ogni anno perché ritenute frutto di nozze ‘di comodo’

L’ultima a farne le spese è stata una donna marocchina che ha sposato un cittadino svizzero quindici anni più anziano di lei per poi chiedere il divorzio pochi mesi dopo aver ottenuto il nuovo passaporto. La cittadinanza arrivata con il matrimonio e grazie a una procedura agevolata le è stata revocata dalle autorità svizzere che hanno ritenuto il suo legame con l’ex marito elvetico “un comportamento sleale e ingannevole”. Ad attirare l’attenzione degli inquirenti sono state le troppe coincidenze. Non appena la coppia ha divorziato, la donna si è infatti risposata in Libano.

Le autorità svizzere combattono con intransigenza il fenomeno dei cosiddetti matrimoni di comodo, architettati solamente per ottenere il passaporto del ricco Paese europeo. La Segreteria di Stato della migrazione (Sem) annulla ogni anno una cinquantina di cittadinanze conseguite con le ‘finte’ nozze, ma le scelte dell’autorità possono poi essere oggetto di ricorso, come accaduto nel caso riportato negli ultimi giorni dai giornali locali. Sposata nel 2010, la donna originaria del Marocco non ha avuto figli col marito elvetico dal quale si è separata nel 2015, sei mesi dopo aver ricevuto la nuova cittadinanza svizzera.

La concessione del passaporto svizzero - ha spiegato la stampa locale - è stata effettuata sulla base di una dichiarazione dei coniugi sulla loro “comunità coniugale effettiva e stabile, senza alcuna intenzione di separarsi o divorziare”. Oltre alla rottura a sei mesi dalla dichiarazione e alle nuove nozze in Libano poco dopo il divorzio, a far credere alle autorità che il legame non fosse spontaneo è il fatto che la donna non abbia avuto figli in cinque anni di matrimonio con il marito svizzero e abbia poi partorito nel 2018, a meno di un anno dalle nozze con il secondo marito. Tutte circostanze giustificabili anche con legittime motivazioni personali. Di qui il ricorso della donna. 

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Nel procedimento davanti ai giudici, la donna di origine marocchina ha raccontato di un rapido deterioramento del legame coniugale per il desiderio dell'ex marito, affetto da una malattia genetica, di non avere figli. L’uomo ha parzialmente confermato questa spiegazione, dicendo alle autorità che la separazione è dovuta a "contenziosi permanenti che hanno assunto dimensioni maggiori man mano che andavano avanti". Ma il tribunale è giunto alla conclusione che la donna sapeva da tempo “che il suo desiderio di un figlio non poteva essere realizzato con l'ex marito” e ha confermato l’annullamento della naturalizzazione. Un caso destinato certamente a far discutere, ma che dimostra anche i rigidi requisiti posti dalle autorità elvetiche per evitare che i matrimoni di comodo diventino un’illecita corsia preferenziale per ottenere il prezioso passaporto.

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