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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'appello / Ucraina

"I reporter non siano arruolati nella guerra in Ucraina"

Kiev ha chiamato alle armi tutti gli uomini adulti, ma il Comitato per la protezione dei giornalisti chiede di esonerare i cronisti per permettergli di coprire il conflitto

Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj dall’acronimo inglese) ha chiesto al governo di Kiev di esonerare i giornalisti ucraini dalla mobilitazione generale della popolazione civile in difesa del Paese. A seguito dell’invasione lanciata dalla Russia il 24 febbraio scorso, tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni sono stati chiamati alle armi. La lista delle categorie esonerate è piuttosto corta, e include principalmente situazioni di indisponibilità fisica o connesse con la situazione familiare, ad esempio orfani o vedovi.

Ma niente esenzione per i giornalisti. E il Cpj non ci sta: “Le autorità ucraine devono permettere ai giornalisti del Paese di continuare a coprire la guerra e difendere la verità, ed esonerarli dal servizio militare obbligatorio”, ha dichiarato Gulnoza Said, coordinatrice del programma per l’Europa e l’Asia centrale. Tale richiesta, ha sostenuto Said, fa anche l’interesse dello stesso governo: “Le autorità ucraine sanno molto bene che la guerra dell’informazione non è meno importante di quella nelle trincee”. Talmente bene che Kiev ha arruolato dei “guerrieri digitali” per mantenere viva l’attenzione internazionale (da Twitter a Telegram) circa quello che succede in Ucraina.

Allo stato attuale, i giornalisti sono chiamati al pari degli altri uomini a rendersi disponibili nello sforzo nazionale per contrastare l’invasore russo. Ma questo rende estremamente difficile seguire e trasmettere lo sviluppo degli eventi sul campo, operazioni per le quali i media locali si trovano per definizione più avvantaggiati rispetto a quelli internazionali.

“Quando il mio corrispondente è arrivato a Lviv (città occidentale dell’Ucraina, ndr), il sindaco gli ha chiesto di recarsi in municipio per firmare una nota che diceva che sarebbe rimasto in città”, ha dichiarato Sevgil Musaieva, redattrice dell’Ukrainska Pravda, uno dei giornali indipendenti più grandi del Paese, sottolineando che anche “altri giornali in Ucraina stanno affrontando la mobilitazione” dei propri corrispondenti. Musaieva ha aggiunto che se questa situazione dovesse continuare “l’Ukrainska Pravda non sarà in grado di portare avanti il proprio lavoro”.

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