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Venerdì, 26 Aprile 2024
La guerra / Russia

I 115 militari russi che si sono rifiutati di combattere in Ucraina. Mosca li licenzia in blocco

L'episodio solleva il caso delle guardie nazionali e dei poliziotti delle regioni povere e periferiche del Paese inviati in prima linea

La Russia ha licenziato 115 soldati perché si sarebbero rifiutati di vernire schierati sul campo nella guerra contro l'Ucraina. È quanto riferisce l'agenzia russa Interfax. 

Il caso riguarda il corpo delle guardie nazionali di Nalchik, la capitale della repubblica autonoma di Cabardino-Balcaria, nel Caucaso settentrionale russo. Secondo quanto riferisce Interfax, i militari si sono rifiutati di obbedire all'ordine di unirsi alle truppe impegnate nella "operazione speciale in Ucraina", come Mosca descrive l'invasione per evitare il termine 'guerra'. Dopo che i loro contratti sono stati rescissi, i soldati hanno fatto ricorso al tribunale militare, che però ha confermato la legittimità del licenziamento.

Oltre all'esercito regolare, la dirigenza russa sta inviando anche unità della guardia nazionale in Ucraina. "In tutte le unità c'è un'alta percentuale di giovani provenienti dalle regioni particolarmente povere della Russia", come quella di Cabardino-Balcaria, scrive il quotidiano Welt. Insieme al Daghestan nel Caucaso o alla Buriazia in Siberia, queste regioni periferiche sarebbero anche quelle più colpite dai morti e feriti nella guerra in Ucraina.

Il caso delle guardie di Nalchik non sarebbe isolato: secondo alcuni media, anche 15 membri di una unità di polizia nel Krasnodar, nella Russia meridionale, sono stati licenziati per essersi rifiuati di combattere in Ucraina: a febbraio, avevano partecipato a un'esercitazione in Crimea. Quando è scoppuata la guerra, gli era stato chiesto di spostarsi al fronte. 

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