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Venerdì, 26 Aprile 2024
Qatargate

Qatargate, nuova grana per Panzeri: la sua ong dovrà restituire 600mila euro

È quanto chiede la Humans rights foundation: le donazioni legate all'omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi

Dopo aver offerto seicentomila euro a quella che sarebbe dovuta essere un'organizzazione contro l'impunità, ma che si è rivelata essere il centro del più grande scandalo di corruzione che le istituzioni europee abbiano mai conosciuto, i donatori di Fight impunity, l'ong di Pier Antonio Panzeri, l'ex eurodeputato arrestato con l'accusa di corruzione nell'ambito dell'inchiesta Qatargate, vogliono i loro soldi indietro.

A chiedere indietro il denaro è la Humans rights foundation (Hrf), uno dei principali finanziatori che negli ultimi anni ha concesso tre sovvenzioni a Fight Impunity: 150mila euro nel 2020, 200mila nel 2021 e 250mila nel 2022. "Una parte significativa" di questi fondi non sarebbe mai stata utilizzata e si troverebbe ancora sul conto bancario dell'ong, spiega in una nota visionata da Politico Thor Halvorssen, amministratore delegato e fondatore della fondazione. "Ci è stato detto che Fight impunity restituirà i nostri fondi non appena le autorità giudiziarie belghe lo permetteranno", ha aggiunto.

Secondo quanto si evince dal documento i rapporti tra la sua organizzazione e l'ex eurodeputato sarebbero iniziati in seguito a una proiezione al Parlamento europeo di un film intitolato "Il dissidente", un documentario sull'omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi da parte di agenti sauditi prodotto dall'Hrf. In quell'occasione la fondazione di Halvorssen avrebbe fatto una donazione per promuovere il film. Le successive donazioni sarebbero state effettuate per il lavoro generale di lotta alle dittature, tra cui l'organizzazione di conferenze di alto profilo e la pubblicazione di una rivista accademica.

Inoltre, l'Hrf ha dichiarato di aver assunto la figlia di Panzeri, Silvia, come traduttrice di documenti tra il luglio 2021 e la fine del 2022, pagandola 3mila euro al mese. La donna rischia ora l'estradizione in Belgio dall'Italia e, tramite il suo avvocato, ha negato l'accusa delle autorità belghe, contenuta nel mandato di arresto, di essere a conoscenza delle presunte attività criminali del padre.

Halvorssen, ha inviato una nota interna al suo staff il 14 gennaio per spiegare la posizione dell'organizzazione. "Le sovvenzioni dell'Hrf sono state erogate in buona fede, con accordi di sovvenzione controfirmati, che li vincolano a una condotta di altissimo livello", ha scritto Halvorssen nel promemoria. "Il 16 dicembre 2022 abbiamo sospeso la nostra collaborazione con loro in attesa dell'esito dell'indagine legale", ha aggiunto.

La fondazione ha anche donato un milione di euro all'ong No peace without justice (Npwj), che a Bruxelles condivide gli uffici con l'organizzazione di Panzeri e il cui segretario generale, Niccolò Figà-Talamanca, si trova in detenzione preventiva, anch'esso con l'accusa di corruzione nell'ambito della stessa inchiesta. Come nel caso di Fight impunity, i finanziamenti sono stati fatti per la promozione del film "Il dissidente" e per svolgere un lavoro più ampio sui diritti umani in tutto il mondo, in particolare su una campagna gestita da Npwj chiamata Justice for Jamal (Khashoggi, ndr).

La Hrf non è l'unica organizzazione che ha deciso di prendere le distanze dai due indagati. Anche alcuni esponenti dell'establishment politico dell'Ue, tra cui gli ex commissari Dimitris Avramopoulos ed Emma Bonino e il capo del Collegio d'Europa Federica Mogherini, hanno lasciato il loro incarico di membri onorari del consiglio di amministrazione di Fight impunity dopo che le accuse sono emerse a dicembre.

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