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Martedì, 19 Marzo 2024
Corruzione a Bruxelles / Qatar

Perché il Parlamento europeo è così importante per il Qatar (e per il gas di Italia e Ue)

Affari e leggi: cosa c'è dietro lo scandalo che ha colpito deputati e funzionari dell'Eurocamera

Il cosiddetto "Qatargate" è stato già definito il più grande scandalo di corruzione della storia del Parlamento europeo: nel mirino della procura federale del Belgio sono finiti non solo deputati e fuznzionari dell'Eurocamera, ma anche il mondo delle lobby che vi ruota intorno. Doha sostiene che le accuse nei suoi riguardi sono infondate. Ma al di là di quello che emergerà dalla indagini e dai processi, la vicenda sta avendo già degli effetti negativi sui rapporti tra l'Unione europea e il Qatar. E potrebbe mettere in discussione i grandi affari che si stanno concretizzando su questo asse, compresi quelli che riguardano l'Italia e che portano, tra le altre cose, al gas.

Il ruolo del gas

Come è noto, il Qatar sta ospitando i Mondiali di calcio e questa manifestazione sarebbe dovuta essere l'occasione per Doha per promuovere la sua immagine agli occhi dell'Occidente. Un'operazione di marketing e comunicazione che in questo momento è funzionale soprattutto a rendere più digeribili all'opinione pubblica le trattative commerciali, a partire dagli accordi sulle forniture di gas naturale liquefatto. Il Qatar è infatti uno dei principali esportatori al mondo di gnl: nel 2021, solo l'Australia ha prodotto e inviato all'estero più gas liquefatto dell'Emirato.

Ora anche il Qatar può ricattarci col gas

L'Europa, almeno fino allo scoppio della crisi energetica con la Russia, è stato il terzo mercato del gas qatarino, dopo Asia e Pacifico. Ma la guerra in Ucraina ha cambiato le carte in tavola, e adesso la spinta a diversificare le forniture dei Paesi Ue punta dritto proprio a Doha. L'Italia parta già da una posizione di vantaggio: lo scorso anno, quasi un terzo del gnl arrivato in Europa dal Qatar è sbarcato sulle nostre coste. Del resto, le relazioni tra Roma e Doha sono ottime. Se nel 2021  gli scambi commerciali sono arrivati a un valore di 3,3 miliardi, lo scorso fine agosto l'import-export aveva già raggiunto i 4 miliardi.

Gli affari di Italia e Ue

La bilancia pende in modo negativo per il nostro Paese: il nostro export vale 1,1 miliardi, mentre dal Qatar importiamo 2,9 miliardi, in particolare gas e petrolio. Ma le cifre non traggano in inganno. L'Italia, secondo il nostro Istituto per il commercio estero, "è al quarto posto tra i Paesi fornitori del Qatar dopo l'India e prima della Germania". Inoltre, siamo il terzo Paese al mondo, almeno nel 2021, per volume di armi vendute Doha, secondo il Sipri. E gli affari sull'asse Roma-Doha potrebbero ancora aumentare nei prossimi anni: l'Eni, per esempio, ha da poco firmato un accordo con la QatarEnergy per il progetto di espansione del North field east, giacimento che dovrebbe portare i volumi di gnl esportati da Doha dalle attuali 77 milioni di tonnellate a 126 milioni. 

Ma guai a pensare che il gas del Qatar riguardi solo l'Italia. tra i principali clienti dell'Ue ci sono Paesi come Polonia, Francia, Spagna e Belgio, tutti interessati a espandere le loro forniture. Mentre la Germania, alle prese con i tagli di gas dalla Russia, ha da poco firmato due accordi con Doha per una fornitura di lungo termine di gnl. In barba alle proteste della sua Federcalcio sui diritti Lgbtq nell'Emirato durante la Coppa del mondo. Ben consapevole della crisi energetica che sta attraversando il Vecchio Continente, il Qatar sa anche di avere il coltello dalla parte del manico, e ha già messo le mani avanti: almeno fino al 2025, la produzione di gas del Paese del Golfo non potrà aumentare più di tanto, e i tradizionali clienti asiatici, a cui solitamente arriva il 70% del gnl qatarino, hanno contratti fissi a lungo termine che vanno onorati. Secondo il ministro al-Kaabi, Doha potrà dirottare nel breve termine solo il 10-15% della produzione attuale verso l'Europa.

Per diversi esperti, al-Kaabi ha voluto lanciare un messaggio chiaro all'Ue: in cambio del gas, il Qatar vuole la sicurezza che i Paesi del blocco si impegnino sul lungo termine negli affari con l'Emirato. E anche con segnali legislativi tangibili. E qui entra in ballo il Parlamento europeo. In questi giorni, si è parlato molto della recente risoluzione sui diritti umaniin Qatar varata da Strasburgo, che sarebbe stata ammorbidita a favore di Doha anche per gli interventi di deputati finiti nel mirino delle indagini. Ma se la risoluzione è una dichiarazione politica, ci sono misure ben più concrete cui le autorità qatarine guardano con ben più interesse. 

La liberalizzazione dei visti

Una di queste è la proposta della Commissione europea per la liberalizzazione di visti per il Qatar (e il Kuwait). Agevolare i viaggi in Europa di politici e uomini di affari di Paesi terzi è una misura molto importante per cementare i rapporti commerciali e diplomatici. È stato dimostrato che in seguito alla liberalizzazioni dei visti, gli Stati che ne hanno beneficiato hanno aumentato notevolmente scambi, ricavi e Pil. Il Qatar prova da anni a rientrare nella lista di Paesi extra-Ue che godono di un regime di liberalizzazione dei visti, e la (nuova) proposta avanzata dalla Commissione lo scorso aprile è da qualche mese nelle mani del Parlamento europeo, per la precisione in commisione Libe.

Gli emendamenti presentati dai vari deputati danno uno spaccato delle posizioni politiche sul Qatar: esponenti della Sinistra e di Identità e democrazia (il gruppo di cui fa parte la Lega) hanno avanzato emendamenti molto critici nei confronti di Doha, soprattutto per quel che riguarda la questione dei diritti umani. Di contro, l'eurodeputata polacca Jadwiga Wiśniewska dell'Ecr (il gruppo di cui fa parte Fratelli d'Italia) ha proposto di emendare il testo sottolineando, tra le altre cose, il ruolo positivo svolto dal Qatar nei confronti dell'Ucraina e contro l'aggressione russa. Sulla stessa linea alcuni deputati socialisti (il gruppo più toccato dall'inchiesta belga per via della presenza della greca Eva Kaili e dell'ex parlamentare Pier Antonio Panzeri), che hanno presentato un emendamento per ricordare i presunti progressi del Qatar sul fronte dei diritti dei lavoratori.

Il lavoro forzato

Proprio alla questione del lavoratori si connette, poi, un altro testo legislativo "caldo" per l'Ue, ossia la proposta di regolamento della Commissione europea che mira a vietare l'import nell'Ue dei prodotti di Paesi terzi ottenuti con lo sfruttamente del lavoro forzato. Questa iniziativa è stata finora vista in relazione alla Cina e alla situazione della minoranza uigura nella regione dello Xinjiang, dove sono presenti diverse industrie che esportano in Europa. Il Qatar è stato accusato per anni di promuovere pratiche di lavoro forzato, in particolare per la presenza dell'istituto della Kafala, una legge che, tra le altre cose, rende i datori di lavoro "tutori legali" dei loro dipendenti migranti. In pratica, con la Kafala, il datore ha uno strumento di ricatto fortissimo nei confronti del lavoratore, e per questo la pratica viene considerata un lavoro forzato. 

Il Qatar ha eliminato la Kafala per i lavori migranti nel 2020, ma secondo diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Amnesty international, nella pratica per i lavori migranti è cambiato per poco. La proposta Ue contro il lavoro forzato prevede che per stabilire la presenza o meno di esso in in determinato Paese si faccia riferimento all'Ilo, l'organizzazione internazionale del lavoro. All'interno dell'Ilo, un ruolo cardine lo svolgono i sindacati, tra cui l'Ituc, ossia la confederazione guidata da Luca Visentini, il sindacalista italiano finito nel Qatargate insieme a Panzeri e Kaili. 

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