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Venerdì, 26 Aprile 2024
C'è chi dice no / Russia

Nel mondo dello sport e della cultura in Russia si levano voci contro l'invasione

Il cantante Valery Meladze e il calciatore Fyodor Smolov criticano l'intervento militare. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro la guerra in almeno 53 città, la polizia ne ha arrestati oltre 1700

“Tutti hanno paura”.Zhargal Rinchinov ammette l’iniziale timore del popolo russo di far sentire la propria voce contro l'invasione dell'Ucraina. Giovedì sera anche lui è sceso in piazza, come migliaia di altri cittadini in diverse parti della Federazione, per manifestare la sua contrarietà all'intervento, e lo ha fatto indossando una giacca con la scritta “no alla guerra”. Ma se avesse alzato un cartello, dice, sarebbe stato arrestato. “Le persone sanno che se dicono qualcosa di brutto verranno messe in prigione. Quindi fanno finta di non accorgersi che abbiamo iniziato una guerra, non devono parlarne”.

Ma nonostante la paura della repressione , i russi non si sono fermati. Nei giorni scorsi si sono ritrovati in piazza a migliaia non solo nella capitale e nelle metropoli principali, ma anche nei centri più piccoli. In totale sono state 54 le città in cui si sono svolte delle manifestazioni più o meno spontanee. E secondo il sito Ovd-Info, che monitora le proteste nella nazione, sono stati effettuati solo ieri almeno 1.702. Per fortuna, le guerre ai tempi della digitalizzazione non contano solo sulla voce di chi ha il coraggio di scendere in strada, ma possono fare leva sui social, fornendo una visibilità mai vista prima. A sfruttare questo canale di comunicazione sono soprattutto i giovani, che ci tengono a sottolineare il dissenso di parte della popolazione russa contro le azioni volute dal Cremlino.

Mostrando al mondo l’altra faccia della propria nazione, Alina, ventiquattrenne residente a Mosca, ha detto ai giornalisti di Vice: “Tutti sono scioccati e con il cuore spezzato. È difficile credere che la guerra stia accadendo nel 2022”. “Oggi io e i miei amici andremo alla protesta a Mosca. Mi spaventa molto perché si può andare in prigione per almeno 15 giorni per questo, e a volte le conseguenze sono anche peggiori. Ma non possiamo stare a guardare come il nostro governo sta fondamentalmente uccidendo le persone e rovinando le loro vite”. Allo stesso modo, la sua coetanea e concittadina Kristina afferma che tutti i suoi conoscenti sono scioccati e disgustati. E al popolo ucraino dice: “Siate forti e mettetevi al sicuro. Siamo con voi”.

I cittadini non sono gli unici ad aver alzato la voce: una protesta che inizialmente sembrava marginale sta ora coinvolgendo pubblicamente personaggi di rilievo appartenenti al mondo di sport, cultura, musica e teatro. Yuri Dudt, una delle personalità dei media più influenti della Russia, ha pubblicato un post martedì in cui si definisce indignato dal comportamento di un governo che “non ha votato”. Il Guardian sottolinea come la profonda preoccupazione per l’invasione dell’Ucraina sia sorprendentemente condivisa anche dall’élite sportiva della nazione, solitamente favorevole alle decisioni di Putin e spesso chiamata dal presidente durante le elezioni per raccogliere sostegno popolare. L’attaccante della nazionale Fyodor Smolov , ha pubblicato sui suoi canali social un post per dire “no alla guerra”. Anche Valery Meladze, tra i cantanti più famosi in patria, ha voluto sottolineare il suo distacco dalle azioni del Cremlino, pubblicando un video in cui commosso “prega” la Russia di fermare la guerra: “Oggi è successa una cosa che non sarebbe mai dovuta accadere”, afferma il cantante. “La storia sarà il giudice di questi eventi. Ma oggi, ti prego, per favore, fermate la guerra”.

Anche il mondo dello spettacolo si è fatto sentire: giovedì, la direttrice di un teatro statale a Mosca ha definito pubblicamente il presidente Vladimir Putin un "assassino" annunciando che si sarebbe dimessa dal suo incarico per protestare contro l'attacco ad ampio raggio della Russia contro l'Ucraina. Elena Kovalskaya ha poi giustificato le sue dimissioni sostenendo che “non puoi lavorare per un assassino”, e meno che meno “farti pagare da lui". Ad esortare i russi a non sottomettersi alle decisioni del loro regime è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in prima persona. La speranza dell’Ucraina risiede nelle mani del popolo, e la soluzione migliore alla guerra potrebbe essere il suo dissenso su larga scala. “Se le autorità russe non vogliono sedersi con noi per discutere della pace”, conclude il presidente rivolgendosi al popolo russo, “magari si siederanno con voi”.

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