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Venerdì, 26 Aprile 2024
Lo stallo

Come (e perché) la Polonia “tiene in ostaggio” la tassa globale sulle multinazionali

Secondo alcune fonti Ue, Varsavia sta usando il potere di veto per costringere la Commissione europea a dare ok al suo Pnrr

Il potere di veto in capo ai governi Ue per le scelte di politica fiscale continua ad essere usato come arma politica per ottenere vantaggi su altri dossier. Lo stallo che ha caratterizzato le ultime riunioni del Consiglio Ecofin, l’assemblea tra i ministri dell’Economia e delle finanze dell’Ue, riguarda l’accordo sulla tassazione minima globale delle società multinazionali. Un tema che in teoria vedrebbe tutta l’Ue d’accordo nel contrasto alle aziende che sfruttano gli escamotage, oggi consentiti dai sistemi tributari, per pagare molte meno tasse di quelle che dovrebbero versare. Eppure il governo polacco sta bloccando la decisione attesa da mesi. 

Secondo alcune fonti Ue citate dalla stampa internazionale, Varsavia starebbe tenendo in ostaggio le nuove regole sulla tassazione societaria per costringere la Commissione europea a dare l’atteso ok al Pnrr polacco, e dunque il via libera ai fondi del Next Generation EU. Peccato che Varsavia non abbia rispettato gli impegni presi in sede Ue sullo Stato di diritto, ad esempio sulla promessa di rimozione della camera disciplinare per i magistrati ritenuta illegittima dalla Corte di giustizia dell’Ue.

Questo spiegherebbe il veto, ribadito anche nella riunione di ieri tra i ministri dell’Economia. L’obiettivo era quello di dare l’ok finale alla direttiva proposta dalla Commissione per recepire nel diritto Ue la riforma delle norme sulla tassazione internazionale delle società concordata a livello Ocse e G20 sull'erosione della base fiscale e il trasferimento degli utili. 

L’accordo internazionale approvato da 137 Paesi prevede infatti la fissazione di un'aliquota minima al 15% da applicare a tutte le grandi multinazionali ovunque si trovi la loro sede fiscale. Varsavia per il momento ha detto no alla proposta sostenendo che andrebbe integrata con il cosiddetto ‘primo pilastro’ dell’intesa globale sulla tassazione minima, volto a redistribuire le basi imponibili tra gli Stati in modo da assicurare una più equa ripartizione del gettito proveniente dalle grandi aziende. 

“A nostro modo di vedere, non c'è legame tra il primo e il secondo pilastro”, ha detto dopo la riunione il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner. “Mi auguro che un Paese in particolare dell'Unione europea”, ovvero la Polonia, “cambi presto opinione”, ha aggiunto il ministro auspicando che alla prossima riunione non si riproponga il veto di Varsavia.

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