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Venerdì, 26 Aprile 2024
La polemica

Da sinistra a destra: settanta deputati 'dissidenti' contro l'obbligo del Green pass al Parlamento Ue

In una lettera inviata al presidente Sassoli, firmata da un rappresentante di ogni gruppo politico, si definisce l'intervento "discriminatorio" e grave perché "non si può impedire a un rappresentante del popolo di entrare in Aula"

Il Green pass diventa obbligatorio anche al Parlamento europeo e i deputati, così come i funzionari, i visitatori e anche i giornalisti, a partire dal tre novembre dovranno mostrarlo per poter entrare nei palazzi dell'istituzione comunitaria a Bruxelles e Strasburgo, altimenti gli verrà vietato l'accesso. La cosa non è però andata giù a tutti e sono partite le proteste di una parte degli eurodeputati che considerano la misura una violazione dei loro diritti, ed è partita una petizione al presidente David Sassoli, firmata da circa 70 deputati, affinché faccia dietrofront.

La decisione

La decisione di imporre il passaporto vaccinale è stata presa dall'ufficio di presidenza dell'Aula, del quale fanno parte oltre a Sassoli anche i suoi 14 vicepresidenti e i cinque questori. Essendo nell'organismo rappresentati praticamente tutti i gruppi politici, ad eccezione dell'estrema destra di Identità e democrazia, la decisione sembra essere ampiamente condivisa. “E non è stata presa nel giro di una notte, sono due mesi che la misura viene discussa e tutte le implicazioni sono state prese in considerazione”, spiega una fonte dell'Assemblea comunitaria. E alla fine dei due mesi di discussione ha prevalso la linea dura, o all'italiana come dice qualcuno, visto che lo stesso obbligo è in vigore nel nostro Parlamento. A rendere più severo l'intervento il fatto che, almeno per il momento, il Green Pass non sostituisce le altre misure in campo come l'obbligo di mascherine e il distanziamento fisico nelle varie Aule, cosa che invece avviene nei locali e nei ristoranti, dove il passaporto vaccinale ha sostituito il social distancing.

La protesta

L'obbligo del Green Pass “creerebbe di fatto un precedente discriminatorio per il personale che non vuole o non può essere vaccinato, contravvenendo al principio di non discriminazione garantito dall'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea”, hanno scritto sette deputati dei diversi gruppi politici, in una lettera indirizzata al presidente Sassoli. Tra i promotori dell'iniziativa c'è anche la ex leghista Francesca Donato, ora nel gruppo misto, oltre al popolare François-Xavier Bellamy, l'esponente della Sinistra Unita Gue, Anne-Sophie Pelletier e la Verde Michèle Rivasi, Virginie Joron del Rassemblement National di Marine Le Pen (tutti francesi), la sociademocratica rumena Maria Grapini e il conservatore olandese Robert Roos. Nella missiva, che è stata sottoscritta anche da altri 61 parlamentari e 201 membri del personale, spiegano i promotori, si afferma che l'obbligo del Green Pass "violerebbe un principio fondamentale di un'istituzione democratica: mai a un rappresentante eletto, avendo adempiuto a tutti gli obblighi legali, dovrebbe essere impedito di entrare in Parlamento".

I no-vax

I più infuriati sono però il gruppo i no-vax più radicali, guidati dal conservatore rumeno Cristian Terhes, e di cui fa parte la stessa Donato, ma anche l'esponente dell'estrema destra tedesca di Alternative per la Germania, Christine Anderson e altri tre eurodeputati euroscettici che si sono costituiti in una sorta di gruppo informale, che si batte contro le restrizioni legate alla pandemia di coronavirus, e il cui portavoce è Hermann Kelly, un tempo addetto stampa del britannico Nigel Farage, il principale alfiere della Brexit. “Vogliamo difendere i nostri diritti fondamentali e diritto di avere un lavoro ed essere trattati in maniera uguale agli altri dalle istituzioni. Essere liberi di scegliere o meno un trattamento sanitario. Di scegliere quali rischio vogliamo prenderci e quali no”, ha tuonato in una conferenza stampa organizzata dal gruppo informale Donato, secondo cui “non è il momento di avere paura ed esitare, ma è il momento di essere coraggiosi e uniti” contro il provvedimento. In alternativa al vaccino però si può fare un test, per avere il via libera con il Green pass, che al Parlamento è anche gratuito, ma anche questo per Donato è comunque sbagliato. “Non possiamo essere forzati di avere test ogni tot ore, un test che non viene imposto ai vaccinati, basandosi sulla presunzione che una persona possa essere infetta solo perché non ha ricevuta la dose”, ha affermato l'eurodeputata italiana.

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