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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Gli italiani i più 'eurocritici' d'Europa, la stragrande maggioranza crede che l'Ue vada riformata

Secondo un sondaggio crediamo nell'appartenenza all'Unione ma siamo il Paese in cui cittadini sostengono con più forza la necessità di un cambiamento di rotta radicale

Ora che anche Matteo Salvini si è convertito all'europeismo, folgorato sulla via di Damasco (o meglio del governo Draghi), si potrebbe pensare che l'Italia sia diventato il Paese più eurofilo dell'intera Unione. In realtà a quanto pare siamo i più euroscettici, o forse è meglio dire eurocritici, in quanto sosteniamo l'appartenenza al blocco, ma crediamo che quest'ultimo andrebbe profondamente riformato. Lo si evince da un nuovo sondaggio, commissionato dal Parlamento europeo e condotto dall'istituto Kantar, nel quale gli italiani risultano agli ultimi posti di gran parte degli indicatori di fiducia nell'attuale assetto dell'Unione europea.

Voglia di riforma

Secondo la consultazione il 52 per cento dei cittadini dello Stivale ritiene che l'appartenenza all'Unione abbia comportato dei benefici alla nazione. La maggioranza quindi, ma si tratta della percentuale più bassa riscontrata nei 27 Stati membri, con la classifica che si apre addirittura con un 95 per cento degli irlandesi e si chiude agli ultimi posti con un 65 per cento di francesi e greci, un 64 per cento dei bulgari e un 55 per cento degli austriaci. Al quesito poi “pensi che l'appartenenza all'Unione sia”, solo il 39 per cento degli intervistati ha risposto “una cosa buona”, anche qui percentuale più bassa del blocco, mentre per il 44 per cento è indifferente e per il 16 ritiene sia “una cosa negativa”. E quando viene poi chiesto “quale delle seguenti affermazioni è più vicina alla tua opinione?”, solo il 16 per cento afferma di essere a favore dell'Ue “come è attualmente”, stessa percentuale della Francia e superiore solo a quelle di Cipro e Grecia (con 14 e 13 per cento). Il 44 per cento si dice piuttosto a favore dell'Ue “ma non nel modo in cui è stata realizzata finora” e il 38 si dice “scettico ma pronto a cambiare idea se si mettessero in campo riforme radicali”. Insomma gli eurocritici sono l'82 per cento della popolazione.

Dubbi e speranze per il futuro

E per il futuro c'è un certo scetticismo. Le cose nell'Unione europea stanno andando nella giusta direzione solo per il 31 per cento degli italiani (anche qui tra le percentuali più basse) e per il 50 in quella sbagliata (che è comunque meglio di come si pensa che stiano andando le cose in Italia, con solo il 28 per cento che ritiene si vada nella giusta direzione e il 59 in quella sbagliata). A quanto pare però la pandemia di coronavirus e la risposta alla crisi economica messa in campo dall'Europa ha dato speranza agli italiani. Se è vero che il 52 per cento degli intervistati che ritiene che l'Italia abbia beneficiato dell’appartenenza all’Unione rappresenta il dato più basso dell'Ue, è da sottolineare che questa percentuale è cresciuta del dieci per cento rispetto a giugno del 2020. E inoltre ben il 69 per cento degli intervistati afferma di credere che il Piano europeo per l'uscita dalla crisi consentirà all'economia nazionale di riprendersi più velocemente.

Farsi sentire

Dal punto di vista della rappresentanza gli italiani sentono di contare poco e solo il 27 per cento pensa che la propria voce venga ascoltata a Bruxelles, e non a caso il 57 per cento vorrebbe un maggiore ruolo del Parlamento europeo, l'unico organismo comunitario direttamente eletto, nelle decisioni dell'Unione. Probabilmente condizionato dalla situazione di difficoltà creatasi con la pandemia, il 48% degli intervistati mette al primo posto fra gli aspetti di cui il Parlamento europeo dovrebbe occuparsi il contrasto alla povertà e alle disuguaglianze sociali. Per il presidente dell'Aula, David Sassoli, “il messaggio di questo sondaggio è chiaro: i cittadini europei sostengono l'Unione europea e ritengono che l'Ue sia il posto giusto per cercare soluzioni alla crisi”, ma allo stesso tempo “la riforma dell'Ue è chiaramente qualcosa che vogliono vedere ed è per questo che dobbiamo lanciare la Conferenza sul futuro dell'Europa il prima possibile”.

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