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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"Isoliamo gli anziani per evitare un nuovo lockdown", la proposta del capo degli esperti di Parigi

L'immunologo Delfraissy parla di un "patto sociale" in cui i giovani si impegnino a rispettare i gesti barriera, per riaprire gradualmente la società in attesa di completare le vaccinazioni. "Impatti devastanti su psiche ed economia, è il momento di un nuovo approccio". Ma il governo dice no

Se gli Stati vogliono uscire dalla logica del lockdown generalizzato, e far ripartire la vita dei cittadini e l'economia, c'è bisogno di un nuovo “patto sociale”, in cui i giovani si impegnano a rispettare i gesti barriera per frenare la diffusione del coronavirus, e gli anziani e le categorie a rischio, accettino di isolarsi per permettere al resto della società di riaprire, in attesa di completare le vaccinazioni e raggiungere l'immunità di gregge.

La proposta

Sta facendo discutere in Francia questa proposta che non arriva da una voce fuori dal coro, pronunciata da qualche virologo ritenuto sui generis per le sue posizioni troppo vicine magari a quelle di Anders Tegnell e al suo modello svedese, ma da una delle personalità più autorevoli del Paese. A lanciare l'idea è stato in fatti il capo del Conseil Scientifique, il Cts francese organo consultivo del governo di Parigi sulla pandemia. L'esperto, Jean-François Delfraissy, insieme ad altri quattro esponenti dell'organismo scientifico, ha spiegato il suo pensiero in lettera pubblicata sulla rivista britannica The Lancet. Delfraissy - fino a gennaio strenuo sostenitore di lockdown stretti - afferma che ora le condizioni sono cambiate, la fine dell'incubo è in vista ma non è certa, e per questo c'è bisogno di un "nuovo approccio" basato su un "contratto sociale chiaro e trasparente" fra le generazioni, dal momento che l'emergere di nuove varianti lascia pensare che "la fine tanto attesa di questa crisi sanitaria mondiale potrebbe essere continuamente rinviata". Nel nuovo "contratto sociale", "le generazioni più giovani accetterebbero la costrizione di misure di prevenzione (come le maschere, il distanziamento fisico), a condizione che i gruppi più anziani e più vulnerabili adottino non soltanto quelle misure ma anche altre più specifiche (come l'autoisolamento secondo un criterio di fragilità), per ridurre il loro rischio di infezione".

Parigi dice no

L'idea ha creato una spaccatura nel Cts ed stata scartata dal presidente Emmanuel Macron e dal governo. "La fattibilità di una tale misura, ed è già stata discussa più volte nell'ultimo anno, è molto, molto, molto discutibile”, ha tagliato corto il ministro della Solidarietà sociale, Olivier Véran, durante il suo briefing settimanale alla stampa:, secondo cui è “altrettanto discutibile la solidarietà che porterebbe tra le generazioni”, e tra l'altro a suo avviso l'impatto sulla pandemia “non è assicurato ". Per i firmatari della lettera “è tempo di abbandonare gli approcci basati sulla paura e su un confinamento generalizzato”, approcci che “si aspettano che i cittadini aspettino pazientemente fino a quando le unità di terapia intensiva non saranno rafforzate, si ottenga la vaccinazione completa e si raggiunga l'immunità di gregge”. Gli scienziati rilevano che “finora le popolazioni sono state relativamente compiacenti, ma i loro dubbi e la loro sfiducia sono visibili nei movimenti di protesta in diversi Paesi”. Inoltre “l'impatto del confinamento generale su intere economie è stato devastante, con il peggio che ancora deve venire in termini di livelli di disoccupazione e debito nazionale”. E anche le conseguenze psicologiche sulla popolazione “sono colossali” in particolare “per le giovani generazioni, nonostante siano a basso rischio in termini di morbilità e mortalità per infezione da Sars-CoV-2”. Per questo a loro avviso i governi dovrebbero “integrare e applicare le misure disponibili in un modo molto più mirato ai diversi gruppi generazionali”.

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