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Venerdì, 26 Aprile 2024
Fine vita / Francia

Medici francesi contro l'eutanasia, chiedono una "clausola di coscienza"

Il Comitato etico consultivo nazionale aveva aperto pochi giorni fa alla possibilità di regolamentare il fine vita. Secondo l’ordine la legge dovrebbe tutelare il medico obiettore di coscienza

Aprendo la strada alla depenalizzazione dell'eutanasia a determinate condizioni, il Comitato consultivo nazionale per l'etica francese ha dato il via libera al presidente Emmanuel Macron per realizzare una delle sue promesse elettorali: regolamentare il fine vita. Ma i medici non ci stanno, e attraverso la voce del presidente dell’Ordine dei medici François Arnault si sono detti “contrari” alla "dolce morte". E chiedono che, nel caso in cui dovesse essere approvata una tale legislazione, venga introdotta una “clausola di coscienza”, simile a quella esistente per l’interruzione di gravidanza, per permettere ai medici obiettori di rifiutarsi di praticarla.

Il personale sanitario chiede di avere il diritto di “reindirizzare il paziente verso un medico che accetti di prendersi cura di lui o lei". "Se il suicidio assistito venisse accettato, saremmo molto attenti: il medico dovrebbe essere un accompagnatore? Sicuramente. Effettore? Non credo. Non è questo il suo ruolo", ha dichiarato il dottor Arnault. "E l'ordine non è a favore dell'eutanasia", in cui un medico esegue l'iniezione letale, ha continuato. Alla domanda se fosse necessario andare oltre la legge Claeys-Leonetti del 2016, che prevede il il diritto ad una sedazione profonda e continua per imalati terminali, ma vieta l'eutanasia, il presidente ha risposto che "la popolazione ha grandi aspettative" ma che "la legge deve tutelare il medico nel supporto che sarebbe tenuto a fornire".

Più in generale, Arnault ha sostenuto che la Francia fosse "molto in ritardo" sulla fine vita e che è "necessario che ogni dipartimento abbia strutture dedicate al fine vita, con assistenti formati e supportati". Secondo lui, "dobbiamo lottare contro queste disuguaglianze nell'accesso alle cure palliative, attraverso la formazione e già con l'applicazione della legge Claeys-Leonetti". Macron ha annunciato che a partire da ottobre si terrà una "convenzione dei cittadini" per conoscere l'opinione dei francesi su questo tema entro la fine del 2023, al fine di "modificare il quadro giuridico se necessario.

L'eutanasia è l'atto di porre deliberatamente fine alla vita di una persona per alleviarne le sofferenze. Esistono due tipi principali di eutanasia: attiva e passiva. L'eutanasia attiva si ha quando una persona causa direttamente la morte di un'altra, in genere attraverso un'iniezione. L'eutanasia passiva si ha quando una persona nega deliberatamente le cure o provoca la morte di qualcuno indirettamente, ad esempio rimuovendo il supporto vitale. Il dibattito sull'eutanasia è molto acceso. Alcuni ritengono che sia un modo umano di porre fine alle sofferenze di una persona, mentre altri credono che sia “moralmente sbagliato”.

Molti Paesi hanno leggi che vietano l'eutanasia, ma alcuni l'hanno legalizzata in circostanze specifiche. L'eutanasia attiva è legale in solamente quattro Stati europei: i tre Paesi del Benelux (Olanda, Belgio e Lussemburgo) e la Spagna. In Olanda è possibile anche per neonati o maggiori di 12 anni, mentre in Belgio la procedura è possibile per qualunque età se il malato è in fase terminale e se vi è l'autorizzazione dei genitori.

In Spagna e Lussembungo possono richiederla solamente i maggiorenni. Il suicidio assistito, nel quale in medico ha come unico compito quello di prescrive un farmaco in grado di provocare la morte del paziente che poi la persona utilizza personalmente, è legale in Benelux e in Svizzera, viene tollerato in Svezia ed è stato depenalizzato in Germania nel 2020.

L'eutanasia passiva, ovvero le interruzioni dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita, è legale in Svezia e viene tollerata anche in Germania, Finlandia e Austria su richiesta del paziente. In altri Paesi, come Danimarca, Norvegia, Ungheria, e Repubblica Ceca il malato può rifiutare le cure o l'accanimento terapeutico. In Italia, nonostante sia formalmente legale viene autorizzata in alcuni casi da sentenze giudiziarie come successo nel caso Welby o quello di Eluana Englaro.

Nel nostro Paese il recente tentativo di Marco Cappato e dell’associazione Luca Coscioni di istituire un referendum in materia di “dolce morte” si è tradotto in un nulla di fatto in quanto la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta “perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”. Cappato e l’associazione Luca Coscioni erano riusciti a raccogliere oltre un milione di firme, oltre il doppio rispetto a quelle necessarie per richiedere un referendum.

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