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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Lo strano fronte anti-Coronabond: dagli alleati di Berlusconi a quelli di Salvini, Pd e M5s

Ad allinearsi con il ‘nein’ della Merkel, sono stati il Governo finlandese della socialista Sanna Marin e quello olandese del liberale Mark Rutte. Ma anche l’esecutivo austriaco, sostenuto da popolari e verdi

Alleanze politiche sballate all’indomani del vertice dei leader Ue nel quale il premier italiano, Giuseppe Conte, spalleggiato dallo spagnolo Pedro Sanchez, hanno costretto gli omologhi europei a trovare la quadra fino a notte tarda sulla road map economica di contrasto al coronavirus. Mentre i Paesi mediterranei ormai non fanno mistero di tifare per gli eurobond, o 'coronabond', ovvero per i titoli comuni che garantiscano per il debito di tutti i Paesi Ue, a frenare sono stati soprattutto i nordici ‘frugali’, innervositi dalla prospettiva di dover farsi carico delle passività altrui. 

Il sostegno dei verdi al Governo di Kurz

Nel mix di Governi di ogni colore che bocciano la prospettiva ‘solidale’ degli eurobond si trovano esponenti di un po’ tutte le famiglie europee. Partendo dalla più numerosa, quella dei popolari, di cui fa parte Forza Italia, troviamo i due cancellieri: la tedesca Angela Merkel, sostenuta da una maggioranza di cristiano-democratici e socialisti, e l’austriaco Sebastian Kurz, retto a sua volta da una strana alleanza tra popolari e verdi. Verdi che potrebbero essere i futuri alleati del Movimento 5 stelle, o almeno è questa la speranza degli eurodeputati M5s. Tornando alla Germania, poi, va aggiunto che nel partito di Merkel ci sono timorti che un eventuale cedimento sugli eurobond possa portare a una perdita di consensi verso l'AfD, il partito di ultradestra alleato della Lega di Matteo Savini in Europa. E tra i più strenui difensori dell'austerity (come del resto buona parte degli alleati di Fratelli d'Italia nel gruppo europeo dei conservatori). 

Il liberale Rutte e la socialista Marin

Ad allinearsi con il ‘nein’ della Merkel agli eurobond, sono stati anche i Paesi Bassi e la Finlandia. L’esecutivo olandese è nelle mani di Mark Rutte, liberale e quindi parte della famiglia europea di Renew Europe, cui hanno aderito i renziani. Interessante anche il caso del Governo di Helsinki, capitanato dalla socialista 34enne Sanna Marin, vista da molti come astro nascente del progressismo europeo e alleata all'Eurocamera del Pd.

La diffidenza nordica e i bilanci in passivo

Al netto delle appartenenze politiche, hanno quindi prevalso le ragioni economiche. I Paesi del Nord Europa, assieme all’Austria, non si fidano del modo di gestire i conti pubblici dei mediterranei. Da qui il nulla di fatto su ogni idea di mettere in comune debiti e risorse tra Stati in eterna lotta col deficit e Paesi che vantano bilanci in ordine. 

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